TESTO Commento su Gio 3,8
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Mercoledì della I settimana di Quaresima (20/02/2002)
Brano biblico: Gio 3,8
29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. 30Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. 31Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. 32Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Dalla Parola del giorno
Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani.
Come vivere questa Parola?
Il re di Ninive, dopo la sferzante predicazione di Giona che profetizza la prossima distruzione della città, bandisce per tutto il popolo, dai più piccoli ai più grandi, un tempo di penitenza e di digiuno. Il decreto regale porta in sé la speranza che il giudizio di Dio non sia definitivo e il suo "ardente sdegno" non sia irrevocabile. Che si possa, cioè, tornare a Dio con tutto il cuore ed essere da Lui riaccolti a braccia aperte. E così sarà, infatti, perchéil giudizio di Dio non è per la morte, ma per la vita, non per la condanna, ma per la giustificazione. Quale forma di penitenza e di digiuno, però, arriva fino alle viscere materne di Dio, tanto da farlo "impietosire" per le sue creature? Senz'altro la penitenza e il digiuno hanno un'accezione al negativo: è l'astensione, la privazione, la volontaria rinuncia al cibo (nel caso del digiuno fisico), o a qualsivoglia altra realtà alla quale ci sentiamo fortemente ancorati. Ma questa spoliazione rimarrebbe vuoto e orgoglioso atto volontaristico se non si aprisse al versante positivo di ogni penitenza: raccogliere tutte le energie vitali, concentrare tutte le forze nell'invocazione di Dio. Solo in quell'atteggiamento del cuore che continuamente chiama Dio in ogni circo-stanza della vita, risiede infatti la forza per la conversione, per il cambiamento esistenziale: abbandonare il male e la violenza, operare scelte di bene e di pace.
Oggi chiederò al Signore di aprire la mia vita, in questo tempo di quaresima, a impegni di penitenza realmente santificanti e non solo mortificanti. Verbalizzerò:
"Vieni, Signore Gesù. Dammi di appartenere a te solo e di fare frutti degni di penitenza".
La voce di un grande penitente
"Il Signore dette a me di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi condusse tra i lebbrosi e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo"
S. Francesco d'Assisi