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TESTO Commento su Mc 7, 31-37

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Venerdì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (09/02/2024)

Vangelo: Mc 7,31-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Come vivere questa Parola?
Siete mai riusciti a contenere una gioia grande? Credo sia impossibile. Quando si sperimenta la gioia siamo incontenibili, non riusciamo a stare fermi e vorremmo gridarla al mondo intero. La gioia è contagiosa. Ed è un po' quello che ci descrive l'evangelista Marco nel Vangelo di oggi: un sordomuto riacquista l'udito e la parola e, nonostante Gesù avesse proibito di raccontare il miracolo appena accaduto, la folla lo proclama a gran voce. La cosa interessante è che non è colui che ha ricevuto il miracolo che lo proclama pieno di stupore, ma la folla. E, dentro la folla, possiamo immaginare che ci fossero le stesse persone che lo hanno portato da Gesù. Un miracolo comincia sempre da un rapporto fra un Io ed un Tu. Non siamo persone isolate e non è possibile vivere isolati, non sopravvivremmo. Nella descrizione di questo brano il sordomuto è trasportato da altri fino a Gesù (forse parenti o amici) e ha uno scambio con Gesù molto intimo: lo prende in disparte, gli mette le dita nelle orecchie e con la saliva gli tocca la lingua. Sono gesti concreti che Gesù compie nei confronti della persona sordomuta, ci indicano un prendersi cura profondo, attraverso un contatto. È bellissima la descrizione di come avviene il miracolo della guarigione: “gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della lingua e parlava correttamente”. Mi colpisce il verbo sciogliere, quasi ad indicare un nodo che stringe e lega. In questo brano si parla di qualcosa che lega e si scioglie e legami grazie ai quali può avvenire il miracolo (le persone che lo portano fisicamente da Gesù). Il miracolo è proprio questo: l'amore che non lega, ma crea legami.

Signore Gesù, aiutami ad essere un corrimano che conduce verso di Te.
Mi prendo un momento per fermarmi e ringraziare Dio dei miracoli che ha operato nella mia vita attraverso le persone che mi hanno portato verso di Lui.

La voce di uno scrittore
“Che cosa vuol dire addomesticare? “E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami”. “Creare di legami?”. “Certo”, disse la volpe, “tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. (...) Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana come una musica”.
Da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint - Exupéry

Benedetta Ferrone - benedetta.ferrone@gmail.com.

 

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