TESTO Dategli voi stessi da mangiare
III domenica dopo l'Epifania (Anno B) (21/01/2024)
Vangelo: Mt 14,13b-21
13Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Una Parola questa domenica che ci mette in evidenza un Dio che si fa prossimo del suo popolo e concretamente vediamo in Gesù il buon e bel pastore sul modello stesso del Padre che esaudisce le preghiere di Israele.
Dio dà da mangiare al popolo e a coloro che lo seguono.
La riflessione che oggi vi offro è molto pratica.
Quante volte sento nella preghiera di benedizione prima del pasto questa espressione: “Dà il cibo Signore a chi non ne ha”. Non penso di essere l'unico ad averlo sentito.
Questo ci dice che l'insegnamento di Gesù non è sempre penetrato nei discepoli, quindi in noi tutti, che ci professiamo cristiani.
Noi siamo custodi delle realtà create e abbiamo la responsabilità di condividerle.
La preghiera comporta che dobbiamo fare della nostra vita una condivisione.
Come i discepoli del Vangelo siamo sollecitati alla delega, ma essere protagonisti anche noi e mettere a disposizione il nostro contributo.
Dobbiamo pregare e chiedere benedizioni, ma nello stesso tempo essere segni di condivisione delle nostre mense.
Non nascondo l'indignazione quando vedo anche in ambienti ecclesiali lo spreco. Chiediamo la benedizione per il cibo donato e chiediamo che a nessuno manchi e poi i cassonetti dell'immondizia straripanti di alimenti pronti ad andare in discarica.
Una sorta di disinteresse totale attraversa tutti quanti. Penso quindi nelle famiglie, nei ristoranti, nelle mense ospedaliere e lavorative quanto cibo viene buttato.
Non c'è a volte preghiera più ipocrita di questa che possiamo fare e ci mette a posto con la coscienza.
Il contesto di spreco che il mondo vive non ci aiuta.
Oggi ancor di più dovrebbe risuonare forte l'affermazione :Dategli voi stessi da mangiare.
Ogni anno i Papi ci sollecitano anche su questo su aspetto.
Giovanni Paolo II parlava nel 92 del fatto che c'è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare.
Giovanni Paolo I parlava nel suo breve pontificato rifacendosi a Paolo VI del fatto che i popoli della fame interpellano i popoli opulenti.
La fame per Benedetto XVI è frutto del più crudele e evidente segno di povertà.
Papa Francesco non manca di richiamarci a una maggiore sensibilità lui che proviene da un continente segnato dall'indigenza.
Questo brano molto conosciuto ci deve quindi scuotere proprio in questo suo richiamo: Date voi stessi da mangiare.
Invito che abbiamo compito di non far scivolare stimolando con i nostri acquisti e con le nostre scelte di consumo un più forte impegno perché nessuno rimanga a stomaco vuoto.
Aiutaci Signore quindi a essere noi stessi capaci di essere uomini e donne che non fanno mancare cibo a coloro che non ne hanno.