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TESTO Commento su Marco 8, 34-9,1

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Venerdì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (18/02/2000)

Vangelo: Mc 8, 34-9,1 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

"Così la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa".(Gc 2,17)

"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua".

Come vivere questa Parola?

Gesù, dopo aver amato il giovane ricco, gli dice: "Se vuoi essere perfetto (ovvero, se vuoi essere portato a compimento in pienezza), va', vendi quanto hai e dàllo ai poveri, poi vieni e seguimi" (Mc 10,21). Anche san Giacomo oggi ci parla della fede di Abramo che divenne "perfetta" in virtù delle sue opere.

Ogni sequela di Gesù, ogni storia di amore e di fiducia tra noi e il Maestro, che ci fa desiderare di seguirlo dovunque egli vada, ha il suo punto nevralgico in una conversione totale di vita, che trasformi e trasfiguri non solo il nostro sentire (la sfera emotiva), non solo il nostro pensare (la sfera razionale), ma anche il nostro stesso agire, cioè la sfera dei nostri desideri più profondi, delle nostre intenzioni, della nostra volontà che si traduce in un concreto operare.

Non basta allora "dire" di avere fede, se la nostra fede rimane chiusa in un intellettualismo astratto e in un vuoto spiritualismo interiore, e crea dicotomia con la vita. Siamo di Cristo? Allora siamo nella Luce e tutto in noi, ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio, vive di quella Luce e quella Luce diffonde intorno a sé (non si accende una lampada per metterla sotto il letto! – cfr. Mc 4,21).

È il Vangelo di oggi poi a chiarire con radicale evidenza cosa significhi tradurre in "opere" la fede in Cristo: rinnegare se stessi, dire no al proprio piccolo io, dire sì solo al Padre che in Gesù ci ha amati fino alla morte; in Lui amare ogni uomo dello stesso Suo amore. Non a caso, nella Regola di san Benedetto, proprio sotto il paragrafo intitolato "Quali sono gli strumenti delle buone opere", leggiamo: "In primo luogo, amare il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la forza, poi il prossimo come se stessi (...) Non anteporre nulla all'amore di Cristo".

Oggi mi impegnerò ad affrettare "il regno di Dio che viene con potenza" (Mc 9,1), perché tutti in me lo possano vedere, toccare, sperimentare. Per fare questo, farò precedere ad ogni mia opera, dalla più quotidiana alla più straordinaria, un'ardente confessione di fede che introduca la mia vita nella vita stessa di Dio. Posso verbalizzare dicendo semplicemente:

"Mio Dio, mio tutto!"

 

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