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TESTO La Luce e il Principe della pace

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

Natale del Signore - Messa della Notte (24/12/2023)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

“Sono nato di notte, dice Dio, perché tu creda che io possa illuminare qualsiasi realtà”, dice un vero di una poesia di Lambert Nolen. Dio viene concepito a Betlemme nel cuore della notte perché un astro rilucente, recante la sagoma di un angelo, avverta innanzitutto i pastori, persone considerate impure e indegne dal popolo cosiddetto “giusto” che proprio per loro si è realizzata una promessa che era stata annunciata dai profeti e di cui la Scrittura aveva parlato: un Bambino apportatore di pace e di giustizia, il Messia, il Verbo fatto carne per la salvezza e il riscatto di tutti, giace poco distante dalle loro riserve di bestiame adagiato in una mangiatoia. Non attende nient'altro che loro vadano a rendergli omaggio e ad esultare di gioia. Forse loro, poveri illetterati oggetto di discredito e di pregiudizio della società, si aspettavano che il Messia giungesse in ben altri luoghi, che lo si dovesse raggiungere con inani sforzi di intelletto e di buona volontà, che gli si dovesse riservare il massimo della riverenza rendendogli conto di ogni opera compiuta; e invece eccolo lì, è venuto nella precarietà più profonda, nelle vesti di un bambino appena concepito e accudito in un ambiente a loro molto familiare, perché solitamente destinato a rifocillare gli animali.

Per i pastori di Betlemme e dintorni è sorta nella notte, una luce che ha squarciato le tenebre secondo il loro punto di vista. Secondo il punto di vista delle Scritture però la luce si è andata dileguando un po' alla volta fra le tenebre per apportarvi prima lume e poi per averne ragione: essa è stata annunciata, preconizzata, introdotta e finalmente è diventata luminosità esaltante che nella notte ora emerge. Non soltanto però in quella notte campestre del villaggio di Betlemme, ma anche nelle tenebre che avvincono l'uomo, nella dispersione dell'errore e nell'ostinazione del peccato.

Giovanni successivamente annuncerà, predicando e battezzando, di essere “voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” e parecchi suoi interlocutori riconosceranno di essere sempre stati soggiogati a un deserto di solitudine e di smarrimento dal quale si deve uscire appunto con la conversione.

Adesso però, in questo deserto e in questa fittezza di nubi tenebrose una luce si è imposta un po' per volta e adesso illumina ogni realtà: Dio si è fatto uomo perché noi ci divinizziamo, partecipiamo della sua regalità nella prospettiva dell'amore, della giustizia e della pace.

Proprio in tempo di pace, sotto l'imperatore Augusto che chiede un censimento globale di tutti gli abitanti della terra, nasce il Principe della pace, il quale tuttavia non si limita a un concetto politico di mancata belligeranza o di esclusione delle esplosioni delle armi, ma pone tutte le condizioni perché la pace sia reale e duratura, al di la' dei trattati e dei compromessi. Egli viene ad apportare la pacificazione interiore in ciascuno, la serenità, la fiducia e di conseguenza le prerogative per cui le armi cessino di rumoreggiare una volta per tutte. Il Bambino, che già nel silenzio della grotta accoglie attorno a sé pastori, magi, uomini e donne convenute da ogni parte presso la sua misera dimora, è già adesso predicatore dell'unione, della solidarietà e della giustizia. Insegna la via della solidarietà, del dialogo, del rispetto reciproco dei diritti e dei bisogni altrui. Invita a fuggire l'indifferenza e la chiusura verso chi ha necessità di ogni tipo; invita guardare ciascuno l'atro come un altro se stesso, incentiva l'altruismo che vince l'orgoglio e la sopraffazione. Tali del resto sono le condizioni per cui si possa raggiungere un ordine di pacifica convivenza e il Bambino le compendia già in se stesso, facendosi anche epitome del messaggio di salvezza di cui sarà poi apportatore per mezzo della Chiesa: il Vangelo.

In questa notte siamo quindi rischiarati e liberati dalle tenebre che ci avvolgono ma siamo invitati anche a fare in modo che non venga ottenebrata la nostra coscienza e la nostra volontà. Perché guadiamo a Colui che mantiene le promesse di essere per noi vera Luce e Principe di pace.
BUON NATALE A TUTTI DI VERA PACE E GIOIA.

 

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