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TESTO Risvegliare la nostalgia del mare infinito

don Michele Cerutti

II Domenica di Avvento (Anno B) (10/12/2023)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Consolate, consolate il mio popolo. Un incipit importante, ci offre la Parola di Dio, in questo cammino d'Avvento. Quante volte ci chiediamo come cristiani, ma come vivere questo tempo forte che la Chiesa ci invita a percorrere per giungere al Natale.
Penso che l'invito iniziale di Isaia sia una risposta forte.
Abbiamo bisogno di essere cristiani chiamati a consolare una umanità che vaga nel buio e ha bisogno oggi più che mai di trovare la luce.
Consolate, consolate per dire al mondo che la risposta al male è un Dio che si fa carne per noi.
Probabilmente non ci ascolteranno, ma si sa che una espressione di pace anche se rifiutata sul momento diventa un seme che germoglia e dopo alcuni anni ci sarà anche qualcuno che dirà quella frase detta in quella circostanza lo ha scosso e lo ha portato a fare delle scelte importanti.
Non dobbiamo preoccuparci di portare parole di consolazione perché l'umanità ne ha veramente bisogno.
Il Battista nel suo tempo si è prodigato nell'essere espressione di questo invito.
Il contesto in cui si muoveva era di occupazione da parte dell'Impero romano e la popolazione viveva questo con difficoltà.
Roma aveva posto dei tetrarchi e tra questi Erode uomo dissoluto e avido.
La popolazione subiva tutto ciò e attendeva una parola di speranza perché sentiva la necessità di mantenere viva quell'alleanza che Dio aveva stretto con Israele.
Il precursore vuole indicare a quel popolo la prossimità del Messia.
L'invito è allora quello di preparare quella strada che permette l'incontro tra l'uomo e Dio.
Non esiste attenzione situazione difficile della storia in cui non essere in grado di diffondere il messaggio di pace.
I profeti hanno diffuso i loro messaggi vivendo anche loro momenti difficili dovendo anche scappare pensate a Elia che era minacciato da Gezabele. Isaia nel brano di questa domenica profetizza in mezzo a un popolo che è in difficoltà perché inizia a conoscere l'esilio.
Noi che viviamo nella consapevolezza che Cristo si è fatto veramente carne e nel Natale vogliamo rivivere l'evento di quella promessa realizzata siamo chiamati anche questo anno, come ogni qualvolta ci prepariamo a celebrare la nascita del Re della pace, a vivere rinnovandoci in un cammino di vera conversione.
Questa diventa quindi una parola impegnativa e ci deve coinvolgere.
Quali strategie adottare?
Occorre da un lato alimentare la preghiera perché nulla possiamo senza di Lui.
La forza della Parola di Dio e in particolare dei profeti va sicuramente riscoperta soffermandosi su quei passi che annunciano la venuta del Messia.
Il silenzio davanti al tabernacolo per sedimentare nel proprio cuore queste profezie.
Avvicinarsi al sacramento della Riconciliazione per essere più degni di accostarsi all'Eucaristia.
Riscoprire il Rosario per chiedere aiuto alla Vergine, donna dell'attesa.
Solo attigendo dalla preghiera e quindi dall'intimità con Dio diventiamo uomini e donne di consolazione.
Tutto questo passa attraverso messaggi di pace da un lato e testimonianza di vita dall'altro.
Oggi, come diceva Paolo VI, il mondo ha bisogno di testimoni più che di maestri.
La consolazione passa attraverso il nostro esempio di vita che deve essere coerente con quella interiore allora le parole che noi diffondiamo e siamo chiamati a diffondere diventano veramente parole credibili.
I cristiani sono piccolo gregge come ci dice Gesù, ma non dobbiamo preoccuparci di quanti siamo, ma di come annunciamo.
In questo tempo di Avvento il nostro compito ci viene offerto con una espressione particolare del piccolo Principe: “Se vuoi costruire una nave non radunare uomini per raccogliere legna e distribuire compiti, ma insegna la nostalgia del mare infinito”.
Ecco cosa significa oggi consolare l'umanità che ha perso proprio la nostalgia del mare infinito e cerca risposte nelle dimensioni molto quotidiane.
Questo è possibile creando già su questa terra dei legami vivi e veri.
A volte siamo così concentrati sull'organizzazione delle cose da fare che ne perdiamo il senso. E così ci ritroviamo privi delle energie necessarie per metterci all'opera, perché abbiamo smarrito il motivo per cui vale la pena impegnarsi. Accade soprattutto a noi occidentali, che ci illudiamo sia sufficiente di buone e affermate tecnologie insieme a dotazione economica perché un'impresa ottenga successo. Ci affanniamo a sistemare ogni minimo particolare, con lo sguardo tutto concentrato sul dettaglio. Non siamo più capaci di alzarlo, lo sguardo, di scrutare l'orizzonte e di cercare anzitutto il significato di ciò che ci prepariamo a fare.
Impariamo a risvegliare ogni giorno la nostalgia d'infinito che abita nel nostro cuore, troppo spesso schiacciata dalle cose seconde che finiscono per diventare priorità e allora riusciremo a essere anche noi capaci di essere quella piccola luce, che attingiamo dal Messia, nei tunnel scuri dell'umanità.
Il Battista ci aiuti ad avere lo stesso coraggio che lo ha caratterizzato fino a dare la vita per diffondere la Verità.

 

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