TESTO Consolare perché convertiti alla missione del Figlio e dello Spirito Santo
II Domenica di Avvento (Anno B) (10/12/2023)
Vangelo: Mc 1,1-8
1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
2Come sta scritto nel profeta Isaia:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
3Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
«Consolate! Consolate il mio popolo!» (Is 40,1a).
La prima lettura è l'inizio del “Libro della consolazione” (Is 40-55), attestato al centro del libro del profeta Isaia. Questa parte fu stata scritta da un profeta sconosciuto, chiamato “Secondo Isaia” dagli studiosi della Bibbia. Probabilmente compì la sua missione profetica a Babilonia, tra gli esuli ebrei, nella fase finale dell'esilio, tra il 550 e il 539 a.C..
Molti di quegli esuli erano frustrati e disorientati, perché ancora non capivano perché Dio avesse permesso il dramma della distruzione di Gerusalemme, del suo tempio e una nuova stagione di schiavitù in terra straniera. Erano i poveri e umili del popolo, che soffrivano a causa del lavoro schiavo, ma resistevano senza perdere la fede in Dio e la speranza di tornare nella terra di Israele e di Giuda.
Altri ebrei, invece, con le loro capacità imprenditoriali, riuscirono di sistemarsi e ad inculturarsi, si xonsegnarono a quel contesto mirabile della città di Babilonia e non pensavano più di tornare in patria né si interessavano di credere in Dio. Erano attratti dall'idolatria dei beni materiali di questo mondo e dagli interessi dell'egoismo umano.
Per il profeta era una sfida aiutare i poveri sofferenti a passare dalla disperazione alla speranza, a credere nella pace pur vivendo in un contesto di guerra; avere una visione positiva e ottimista senza cadere nella depressione di una visione pessimistica della vita. Era difficile far credere che fosse possibile vedere rispettate la dignità umana e la giustizia, nonostante tanti abusi, violenze e mancanza di rispetto.
Era altrettanto una sfida riuscire a intenerire i cuori di coloro che non credevano più in Dio e confidavano nel potere economico degli affari e nell'amicizia con i potenti di Babilonia.
Oggi la situazione è la stessa.
Noi cristiani siamo chiamati a consolare i poveri e a far pensare criticamente coloro che detengono il potere economico e quello del “sapere”, per mantenere viva la speranza che sia possibile credere in un futuro migliore dove «verità e amore si incontreranno, giustizia e pace si abbracceranno. la fedeltà germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo» (Sal 84,11-12).
Consolare perché convertiti alla missione del Figlio e dello Spirito Santo
Possiamo consolare i poveri sofferenti attenuando le loro pene e i ricchi induriti dalle loro illusorie sicurezze perché siamo già stati consolati dalla meravigliosa esperienza della conversione e vogliamo testimoniare la gioia di conoscere e amare Gesù e di imparare a lasciarci guidare dalla gratuità dell'amore di Dio, vivendo secondo lo Spirito Santo.
La nostra esperienza di conversione è stata la nostra libera risposta all'iniziativa primaria di Dio Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo, che non ci ha mai abbandonato sia nel caso che fossimo immersi nella disperazione della nostra povertà, sia che fossimo illusi dalla possibilità della nostra autorealizzazione, intenti a bastare a noi stessi, attaccati alle sicurezze dei beni di questo mondo e alla difesa dei nostri interessi, con il nostro cuore indifferente verso gli altri e indurito nei confronti di Dio.
All'inizio del “Libro della consolazione” abbiamo accolto «la buona notizia» (Is 40,9b), cioè il “vangelo” della venuta di Dio stesso, creatore, redentore e santificatore nella storia dell'umanità.
Se la sua venuta è paragonata inizialmente a un re potente e vittorioso con il suo esercito, in realtà la sua potenza divina si rivelerà nell'immagine simbolica della tenerezza del buon pastore: «Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri» (Is 40,10-11).
Oggi abbiamo ascoltato anche l'inizio del vangelo di Marco. La parola «inizio» può significare “nuova fase della vita” così come la parola «vangelo» significa “buona notizia”.
Siamo qui oggi perché già conosciamo e amiamo «Gesù»; già riconosciamo che è «il Cristo», è il messia pieno di Spirito Santo; come Pietro, abbiamo già confessato la nostra fede dicendogli: «Tu sei il Cristo» (Mc 8,29).
Per noi Gesù, il Cristo, è veramente il «Figlio di Dio», che ci ha liberato dalla povertà radicale della nostra condizione umana e ci ha riscattati dalla nostra condizione di peccatori, donando liberamente la sua vita nella morte in croce, fiducioso nella fedeltà della sua comunione con il Padre. Ci siamo già identificati con quel centurione romano che era ai piedi della croce e abbiamo già fatto la nostra professione di fede: «Davvero quest'uomo è il Figlio di Dio!» (Mc 15,39).
La profezia del secondo Isaia si è compiuta con la missione del Figlio, l'Amato del Padre: Gesù Cristo.
La sua venuta fu preparata dal profeta Giovanni Battista. Per questo l'evangelista Marco cita esplicitamente l'inizio del “Libro della consolazione”: «Come sta scritto nel profeta Isaia: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mc 1,2-3).
Ricordando questo grande profeta, parente di Gesù, che preparò il popolo di Israele ad accogliere l'atteso messia, vogliamo oggi ringraziare Dio per tutte quelle persone da Lui inviate per raddrizzare il cammino della nostra vita e che ci hanno aiutato a vivere la meravigliosa esperienza delle nostre conversioni, celebrate con i sacramenti dell'iniziazione cristiana, soprattutto con la nostra fedeltà nella comunione eucaristica.
Nel giorno della celebrazione del Battesimo e della Cresima, abbiamo riconosciuto con gratitudine il dono dello Spirito Santo che Cristo risuscitato ha donato a ciascuno di noi.
Fortificati dalla comunione eucaristica, vogliamo consolare gli altri, sentendoci “fratelli tutti in uscita”, perché crediamo che Dio Padre, per mezzo di Cristo, «ci ha battezzati non solo con acqua, ma con lo Spirito Santo» (Mc 1 ,8). Crediamo nella forza trasformante e liberatrice dello Spirito Santo, che ci mantiene in un costante atteggiamento di conversione e può renderci strumenti della divina provvidenza affinché altre persone possano vivere l'esperienza di conoscere e amare Gesù Cristo e imparare a vivere una vita secondo lo Spirito Santo.
La seconda lettura, tratta dalla seconda lettera di Pietro, ci fa meditare sull'immensa pazienza divina verso le persone indurite, non disposte a sperimentare un'autentica conversione: «davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi» (2Pt 3,8-9).
Lo Spirito Santo è già presente nel cuore di ogni essere umano, geme, aspetta, aspetta che la persona le dia libertà di azione. Nella lettera ai Romani l'apostolo scrive: «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27).
Facciamo la nostra parte per consolare i più poveri e sofferenti e per accompagnare con pazienza le persone dal cuore più indurito, affinché insieme a loro possiamo avere la gioia di vedere vere conversioni a Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, e contemplare la bellezza di lasciarsi guidare dall'azione dello Spirito Santo.
Il linguaggio apocalittico e spaventoso della seconda lettera di Pietro serve ad allertare la nostra coscienza sulla fine certa della nostra vita terrena e della storia di questo meraviglioso pianeta.
La nostra morte fisica potrebbe arrivare come un ladro e il giorno della fine della nostra vita terrena sarà anche il giorno del giudizio sulla qualità della nostra vita, perché davanti al nostro Creatore, Redentore e Santificatore ciascuno di noi sarà grato per il bene che avrà potuto realizzare con il tuo corpo, donandosi a Cristo e all'azione dello Spirito Santo.
Ma avverrà anche il giorno del giudizio universale dell'umanità, quando finirà la storia di questo mondo. Ci consola la speranza che, uniti a Cristo nello Spirito Santo, la nostra vita continuerà dopo la morte fisica e dopo la storia dell'umanità. Dopo il giorno della parusia finale, ci saranno «cieli nuovi e terra nuova, dove abiterà la giustizia» (2Pt 3,13).