TESTO La Festa e la sapienza
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
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XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/11/2023)
Vangelo: Mt 25,1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «1Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
La festa di nozze è allusiva alla gioia di cui il banchetto è espressione. Sottolinea infatti la bellezza dell'incontro con Dio, della comunione con lui e della mutua relazione che si instaura con lui e fra di noi. Soprattutto perché Dio stesso è il fautore del banchetto e lo sposo per il quale si realizza questo è Gesù suo Figlio. Questi a sua volta tratta la sua Chiesa come sposa, realizzando con essa una relazione amichevole e spontanea, di grande amicizia e sintonia. Gesù è lo sposo dalla festa perenne che non ha fine, perché per mezzo di lui noi tutti entriamo a far parte del banchetto della vita e della salvezza preparato per noi da suo Padre. Fuor di metafora, attraverso Cristo noi abbiamo accesso a Dio Padre in forza dello Spirito e questo è motivo di gioia e di esultanza.
La festa comincia nell'oggi del nostro tempo, continua nella nostra storia e avrà compimento nell'eternità, quando Dio ci accoglierà con sé faccia a faccia.
Ma questo banchetto della vita e della salvezza comporta anche la sapienza. Il dono che nella prima lettura viene identificato come divino, cioè di straordinaria scaturigine non umana, che però viene volentieri incontro all'uomo e che da questi si lascia trovare. Chi desidera la sapienza, può trovarla perché essa stessa ci raggiunge. Giacomo invita a chiedere sempre a Dio questo bellissimo dono, senza indugiare e senza dubitare che Egli possa darcelo, quindi senza esitare in questa richiesta (Gc 1, 5 - 6) e in effetti Dio concede la sapienza nei doni che il suo Spirito conferisce.
Che cos'è la sapienza? Nel linguaggio della Bibbia non è il sapere intellettuale di cui parliamo noi. Il vero sapiente è il saggio, la persona prudente e discreta che cerca di agire su ogni cosa con estrema attenzione, cercando le soluzioni più adeguate oggettivamente ai problemi, procurando la via e il procedimento adatto per raggiungere i suoi scopi e prefiggendosi anche obiettivi e ideali non troppo presuntuosi. In una parola la sapienza è la capacità di ragionare e agire secondo quanto Dio suggerisce di volta in volta, di procedere secondo le sue vie e di non deviare dai suoi sentieri. Vivere secondo Dio equivale a realizzare sempre l'uomo e per questo la sapienza è il dono più importante che possiamo ricevere. Nel Nuovo Testamento essa si identifica con lo stesso Gesù Figlio di Dio, che è Sapienza di Dio (1 Cor 1, 24) laddove svanisce l'illusione di sapere da parte dell'uomo. Cristo, nostro sposo e sapienza divina incarnata ci conduce secondo criteri di giustizia, di rettitudine e di saggezza perché possiamo guadagnare sempre la vita nell'incontro con Dio Padre. Nella vita presente e poi nella dimensione di gloria eterna nella quale tutti ci attende.
Ecco perché è inconcepibile e controproducente comportarsi come queste vergini stolte, che dovendo aspettare l'arrivo dello sposo non provvedono a procurarsi olio a sufficienza. Probabilmente consideravano solo la bellezza della festa, la gioia e l'allegria del momento, senza però ponderare quello che essa stessa comportava, ossia la prudenza e l'attenzione.
Le vergini stolte sono metafora delle nostre divagazioni su benefici illusori e ben differenti da quelli che ci dischiudono l'ingresso alla vera vita. Rappresentano le continue distrazioni e le disattenzioni che ci distolgono dall'obiettivo della predetta comunione con il Signore, dalla realizzazione dell'unico ideale, con la conseguenza di smarrire quello che in realtà è a portata di mano. Per vivere la gioia del banchetto occorre invece predisporci alla maniera delle sagge, che invece fanno uso del dono della sapienza che hanno ricevuto e non si perdono in divagazioni e in frivolezze. Sanno che la gioia comporta anche prudenza, attenzione e predisposizione. Se negano di aiutare le sprovvedute vergini stolte, non lo fanno per egoismo o per refrattarietà, ma semplicemente “perché non venga a mancare (l'olio) a noi e a voi.” Se cioè vi dessimo del nostro olio, non risolveremmo il vostro problema e anche noi ne rimarremmo senza. Anche in questo diniego adoperano il grande dono del discernimento e del buon intendimento secondo Dio.
Vivere la comunione con Dio, realizzare l'incontro, la via, la verità e la vita è quasi come una come una doccia dopo la fatica: è bella, rilassante, corroborante, ma comporta che si presti attenzione alle maniglie del rubinetto. Potrebbe emettere acqua troppo calda o troppo fredda e nel dosarla giusta si perderebbe tempo. "L'uomo saggio previene", diceva Shiller. Occorre stare in guardia, vigilare su noi stessi e se si sta in posizione eretta stare attenti a non cadere (1Cor 10, 12). Le occasioni di devianza sono sempre in agguato e soprattutto le tentazioni dell'antico avversario sono insidiose; solo gli indolenti e i pigri però possono cedervi, coloro cioè a cui fa' comodo non ricorrere al buon senso e alla saggezza, ma pensare e agire secondo posizioni di comodo.
Come nel caso dell'invitato a nozze che il re accoglie volentieri ma poi caccia dalla sala perché non indossa l'abito nuziale, occorre ponderare piaceri e doveri e responsabilità nel vivere secondo Dio e vivere non senza il ricorso alla sapienza, il cui vertice è il suo Figlio Gesù.