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TESTO Nel banchetto la gioia dell' incontro

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/10/2023)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Nelle Domeniche precedenti si parlava del lavoro nella vigna del Signore, che non va rifiutato e quando va eseguito, non importa in quale momento o in quale occasione, consegue profitti considerevoli e benefici proporzionati alla fedeltà. La vigna è il popolo di Dio nel quale si lavora per la costruzione del suo Regno, ciascuno facendo la sua parte.

Sulla scia delle argomentazioni passate, il tema del Regno ricorre anche adesso, sotto i connotati di gioia e di positività. Collaborare nella sua edificazione, cimentarsi nella realizzazione e nella costruzione dell'obiettivo che Dio stesso si propone per la nostra vita e per la nostra salvezza, seppure richiede costanza, impegno, sacrificio e abnegazione, comporta sempre soddisfazione e gioia, perché in tutto questo vi è la comunione favorevole del Signore, che ci si offre senza riserve. Dio non ci lascia soli nel lavoro di costruzione e di consolidamento della sua Casa, cioè del suo Regno. Ci accompagna costantemente, ispirandoci con i doni del suo Spirito, alimentando in noi la creatività, lo zelo, l'inventiva e sostenendoci nelle immancabili difficoltà. Nelle indecisioni e nelle tentazioni alla resa, siamo orientati al meglio, fortificati e spronati a guardare avanti. “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, aveva assicurato Gesù, dopo aver incaricato gli apostoli di fare discepoli tutti gli uomini, di battezzare, di istruire e di confermare nella verità (Mt 28, 16 - 20) e con questa affermazione tranquillizzava i suoi messaggeri che sarebbero stati assistiti nella sua opera, che sarebbe stato egli stesso a realizzarla nelle loro stesse azioni e in ogni loro iniziativa. Cosicché nessuno può ignorare la comunione che il Signore realizza con noi ancor prima di affidarci qualsiasi opera. Codesta comunione, familiarità, vicinanza, ci aiuta a credere in noi stessi e fonda le ragioni della gioia. Il Regno di Dio, nella sua realtà attuale certa ma ancora in via di consolidamento definitivo, è quindi luogo di letizia e di gioia. Nella metafora del convivio nuziale il Regno è Dio stesso che fa festa con tutti noi.

Il re che lo offre è anche il Padre dello Sposo che è Cristo stesso, il quale si offre alla Chiesa sua sposa, realizza un'interazione di gioia perenne con essa. In forza dello Spirito Santo conferma e rende duratura questa stessa gioia, in modo che il banchetto sia una festa continua. Il banchetto di nozze è sempre stato allusivo di festa e di spensieratezza nella Bibbia. Esso è il luogo dell'incontro festoso dell'uomo con Dio, di pacificazione fra l'uomo e il Signore e fra i gli uomini fra di loro. Isaia nella Prima Lettura ci ragguaglia della volontà di Dio Padre di voler riunire tutti i popoli in un lauto banchetto di gustosissime vivande, eliminando tutto ciò che finora ha reso impossibile la realizzazione di questa convivialità, cioè la tristezza e l'apprensione. Gioia, allegria, contentezza sono costitutivi del pranzo a cui il Signore invita tutti senza esclusione.

Alla festa di nozze sono invitati infatti coloro che si sono sempre mostrati fedeli a Dio, ma anche tutti gli uomini ne sono destinatari, perché la salvezza e per ciò stesso l'intimità festosa con il Padrone assume connotati di universalità e di raduno.

Possibile che non si prenda parte a un banchetto di nozze organizzato da un monarca? Possibile mostrarsi indifferenti, refrattari a un tale invito o anche solo subordinare questo agli altri interessi di natura secondaria? Considerando la rilevanza che assume un pasto in un'occasione di festa, è inverosimile che si rifiuti un invito ad esserne commensali. Soprattutto poi se questo invito è rivolto da parte di un re che lo ha organizzato per suo figlio. Non sarebbe conforme a logica o a buon senso opporvi un rifiuto.

Eppure Gesù ci informa che c'è chi ricusa di sedersi alla tavola del re, avanzando delle scuse a volte ridicole e insensate. Alla gioia dell'incontro con il Signore, parecchi si autoescludono, si preferisce interpretare in altri luoghi le ragioni della gioia, magari nel successo economico, nel potere, nella gloria mondana e nelle felicità passeggere. Peggio ancora nei conflitti armati, che nell'istante esatto in cui stiamo scrivendo imperversano in parecchi punti del Medio Oriente e dell'Europa decimando centinaia di vittime, perfino bambini barbaramente uccisi! Scafisti e speculatori del mare traggono elevato profitto economico sulla pelle di tanta gente che a loro si affida per fuggire forse da imminenti pericoli, ma per trovare la morte a bordo di deboli barconi che si rovesciano al largo delle nostre coste. E che rovesciano tutto il veleno e il marciume che alberga nella nostra spietata umanità.

Possibile che ancora, nonostante l'esperienza dell'inutilità di certe soluzioni orripilanti, si procacci ancora la propria realizzazione, il benestare e la pacificazione nell'odio e nella ritorsione che generano morte, distruzione, instabilità e continue tensioni con il flagello inaudito di intere popolazioni innocenti? Possibile che non si sia concepito ancora che l'incontro con Dio è una ragione di festa, di gioia, di esultanza; che nulla toglie alle nostre aspettative e alle nostre aspirazioni, mentre siamo propensi a cercare la nostra soddisfazione nel successo effimero e negli pseudo valori come la droga, il sesso e il guadagno facile? Dopo oltre duemila anni il cristianesimo non è riuscito a coinvolgere a sufficienza, ad affascinare e a sedurre verso lo Sposo. Forse nelle nostre chiese abbiamo dato troppe nozioni e normative, senza palesare la bellezza e il fascino dell'incontro con Dio; senza dare prova concreta che in Dio e nel suo Figlio Gesù Cristo risiede la gioia dell'incontro e dell'invito a nozze.

Ma soprattutto il cristianesimo è stato (ed è tuttora) inficiato di non pochi elementi che hanno fatto ingresso “privi dell'abito nuziale” o peggio ancora dilaniandolo de distruggendolo una volta entrati a festa. La supposta fedeltà e devozioni di determinati cristiani non è stata comprovata cioè dall'eleganza delle opere e della trasparenza della rettitudine morale e non pochi al banchetto della gioia con Dio consumano e mangiano solo per soddisfare se stessi.

Vi è stato chi, invitato al banchetto della gioia, ne ha fatto abuso con il pessimo esempio, la mancata coerenza, con la menzogna e la millanteria. Elevando cioè se stesso e facendo della gioia una risorsa puramente egoistica.

Pietro invita i suoi discepoli cristiani ad essere irreprensibili nella loro condotta, perché i pagani e non credenti non abbiano nulla da riprovare a loro (1Pt 2, 12 - 13); è quanto mai urgente che la coerenza e la buona condotta più che convincere non disorientino e non apportino contro testimonianza alla logica del Regno. Tutti siamo invitati alla gioia del banchetto, ossia dell'incontro e della familiarità con il Signore. Tutti però siamo invitati altresì a mantenere inalterata la nostra efficienza morale e la nostra integerrima condotta di speculare appartenenza a codesto Regno, affinché a partire da noi il mondo intero possa sentirsi edificato e risollevato.

 

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