TESTO Non per forza bisogna piacere al mondo
XII domenica dopo Pentecoste (Anno A) (20/08/2023)
Vangelo: Mt 11,16-24
Il popolo di Israele è un popolo dalla dura cervice che non ascolta i profeti e anzi li disprezza, ma il Signore rimane fedele e trova sempre modo per correggere.
Ai tempi di Gesù i suoi contemporanei sono incapaci di ricevere il messaggio e molto spesso impediscono a questo di penetrare.
Paolo esorta a vivere la fede non come etichetta.
Addentriamoci nel Vangelo dove c'è una presa di posizione chiara oggi da parte del Signore.
Egli intende reagire davanti all'incoerenza della generazione che lo circonda, che sembra essere come quei bambini che hanno l'intenzione di far divertire, tuttavia, si ribellano quando la gente non si muove secondo la musica che suonano e accettano solo coloro che hanno le stesse idee.
Una incoerenza questa che condanna. Quante critiche Gesù ha ricevuto: “E' posseduto dal demonio” per alcuni, per altri “è fuori di sé”, per altri ancora “è un samaritano non è da Dio”.
Tutti pretesti questi per non accettare il messaggio di Dio.
Bisogna chiedersi alla luce di tutto ciò se viviamo con coerenza la fede.
Non bisogna seguire le mode per trovare la popolarità tutti i costi. Oggi è sicuramente difficile seguire la mentalità comune in contrasto con il Vangelo per non vivere la persecuzione.
D'altra parte quando i cristiani non vivono la realtà persecutoria vuol dire che qualcosa non va bene perché questa dimensione è ontologica, insita nel DNA del discepolo di Gesù.
Il cristiano non è l'uomo che riceve gli applausi in maniera facile.
In un contesto di vero appiattimento come quello che viviamo e che forse l'uomo ha sempre vissuto il battezzato che vive la fede ha il compito forte di far suscitare la tensione per l'infinito. Oggi manca proprio questa musica del cuore e per questo abbiamo difficoltà a vivere il presente perché abitati da un'ansia forte del futuro.
Tutto ci scivola ogni proposta non l'accettiamo o abbiamo difficoltà ad accettarla e troviamo vie e scappatoie per essere apprezzati e non esclusi.
Ci conforta sapere che la Chiesa prosegue con la testimonianza di tanti che in diverse parti del mondo testimoniano l'essere cristiani nonostante tutto.
Nel nostro continente europeo non minacciato in maniera cruenta come in altri continenti la testimonianza sta nel non accondiscendere a compromessi su questioni morali spinose come può essere ad esempio la maternità surrogata, il fine vita, l'aborto e quando questi temi emergono in discussioni tra colleghi o amici c'è chi dimostra chiarezza nelle proprie posizioni.
Essere cristiani carissimi non è semplice, ma occorre essere in grado di essere radicati in maniera chiara per non annacquare la propria identità.
Oggi davanti a una grande produzione magisteriale abbiamo il compito di tenerci aggiornati per riuscire a suonare in maniera intonata la musica che, come cristiani, siamo chiamati a suonare per essere risposta al frastuono del mondo.