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TESTO Salvezza, dono per tutti

don Michele Cerutti

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/08/2023)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 15,21-28

In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Il rapporto con il Signore non ha niente a che vedere con il rapporto che si ha con il distributore automatico di una bevanda per cui metto i soldi ed esce un caffè caldo con un po' o senza zucchero.
A volte la fede l'abbiamo specchiata al mondo proprio così. Il rapporto con Dio è diventato un do ut des. Io prego e il Signore mi deve dare.
I ceri alle varie statue della Madonna o dei Santi rientrano in parte in questa logica. Metto una offerta accendo un cero e come per magia mi deve venire fuori la mia richiesta. Se non viene fuori allora me la prendo con Dio. Questa è la vera bestemmia che a volte eleviamo a Dio molto più grave dei titoli che a volte si sentono in giro nei confronti del Signore.
Quando lavoravo a Milano prima di entrare in Seminario venivo colpito come sotto esame le Chiese attigue all'Università statale fossero illuminate all'interno da cerini.
Una poi delle mode che non concepisco e mi rimangono dure da comprendere è il mettere corone di rosari alle statue fino a farne delle matrioske riempite. Alcuni se non sentono il nome del defunto alla Messa non la considerano valida perché ritengono che il loro caro non riesca a entrare in paradiso.
La fede, quando si vive come talismano o amuleto, rischia di diventare una grande superstizione.
Questo aneddoto di Gesù con la donna cananea vuole essere pedagogico ai suoi discepoli proprio per evitare questo aspetto.
Anche gli apostoli ormai abituati a vedere Gesù compiere miracoli di ogni genere avevano fatto ormai una sorta di polizza assicurativa alle loro difficoltà.
Gesù alza l'asticella ed esorta la cananea a considerare la sua figura di più di quella dei tanti medici che ha consultato e quindi vuole purificare la sua richiesta.
La donna non si è tirata indietro e anzi ha superato la prova brillantemente.
Questo a dimostrazione che quando si alza il tiro di una proposta di fede le persone si mettono in gioco molto più di quanto a volte noi habitué possiamo pensare.
La fede, quindi, è di tutti non è di una categoria particolare oppure di un'altra.
Una cananea non pura ebrea dimostra una grande fede.
Nella prima lettura verifichiamo proprio che nella concezione ebraica vi era l'idea diffusa che la salvezza era riservata a coloro che erano del popolo eletto per il resto del mondo non era possibile. A contatto con i Babilonesi che li avevano deportati, ma avevano riservato un trattamento buono mettendoli anche in posti di prestigio, gli ebrei stessi comprendono che la salvezza non è solo per loro, ma per tutti coloro che fanno la volontà di Dio.
Gesù smonta questa idea di esclusività e la rende concreta provocando la donna e i discepoli per condurre tutti all'idea che tutti sono chiamati a essere salvi.
Per i discepoli anche questo richiede un cammino Pietro arriverà a riconoscere negli Atti dopo l'incontro con Cornelio che in Dio non ci sono differenze.
Oggi anche Paolo ci viene in aiuto affermando che la misericordia di Dio è per tutti.
Nel brano del Vangelo comprendiamo anche veramente, come ha detto Papa Francesco a Lisbona ai giovani, solo la grazia di Dio è gratuita.
Cari fratelli e sorelle e noi come viviamo la fede?
La purifichiamo da quella sorta di superstizione in cui a volte rischiamo di relegarla?
Ci rendiamo conto che è per tutti la salvezza e non prerogativa di un clan?
Apriamo veramente il cuore e diamo alla nostra fede la dimensione della cattolicità che vuol dire universalità. Chiediamo ancora una volta come i discepoli: Aumenta la nostra fede!

 

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