TESTO Occhi da serpente e cuore da colomba
XI domenica dopo Pentecoste (Anno A) (13/08/2023)
Vangelo: Mt 10, 16-20
Mentre leggo e medito questo brano evangelico, che la liturgia di questa domenica ci presenta, penso in particolare alla paura che si respirava nelle prime comunità cristiane.
Matteo si rivolge essenzialmente a coloro che provenivano dal mondo ebraico e si erano convertiti al cristianesimo.
Inevitabile che fossero sottoposti alle intimidazioni di coloro che cercavano in tutti i traditori.
Alcuni per fuggire dalle pressioni rinnegavano la fede cristiana ed erano i lapsi.
Anche oggi viviamo una persecuzione molto sottile fatta imponendo un pensiero unico e dominante veicolato dai mezzi di comunicazione e diffuso negli ambienti della vita quotidiana.
Anche oggi il rischio di cedere e rinnegare la fede pur di avere una vita comoda.
Ieri come oggi rimane forte l'invito di Gesù a non avere paura mai perché laddove rischiamo la persecuzione c'è lo Spirito Santo che viene in soccorso.
La schiera dei martiri mostra come questi non si sono nascosti dietro il timore, ma hanno vinto la battaglia ricevendo la corona di gloria della vita eterna e la loro testimonianza con il sangue ha irrigato la terra portando frutti. Sostenuti dallo Spirito si sono presentati davanti a tribunali umani per essere accolti in Paradiso.
La prossima GMG si terrà in Corea terra di martiri che oggi sta conoscendo una nuova fioritura della fede.
Il cristiano è chiamato ad una missione che è immersa in una selva abitata anche da lupi per questo ci è chiesto anche di essere dei serpenti con una dolcezza tipica della colomba.
L'astuzia del serpente vuol dire che al cristiano è chiesto in questo contesto una conoscenza approfondita di tutto ciò che lo circonda.
La complessità della selva in cui siamo immersi richiede un'analisi approfondita di dove siamo e di quelli che sono coloro con cui abbiamo a che fare.
Capaci sempre di intercettare i segni dei tempi con tutto quello che comporta che non vuol dire seguire la massa a tutti i costi, ma non significa neanche rigettare completamente ciò che ci viene presentato, ma conoscerlo per poi cercare di comprendere ciò che bisogna tenere e ciò che bisogna rigettare.
Per questo c'è richiesto un cuore di colomba che non si pone in giudizi sprezzanti e inclementi, ma sempre disponibile al perdono e capace di comprendere la presenza del Signore.
Presenza questa che si presenta nella brezza di un vento leggero, come ci dice la prima lettura.
Il rischio è sempre quella di cercarlo nei grandi eventi, ma il Signore si fa presenta nella semplicità delle piccole cose della vita ordinaria.
Dobbiamo essere capaci di scrutarlo certo nei segni sacramentali che sono molto semplici, ma poi nell'incontro con un amico, nell'abbraccio con un parente con cui abbiamo difficoltà a legare, nello scrutare un paesaggio.
Sacramenti, fratelli e creazione sono i luoghi dell'incontro con Dio.
Certo le prime comunità vivevano le difficoltà della persecuzione oggi il cristiano vive anche le difficoltà dei tanti scandali che perseguitano la Chiesa al suo interno.
Il Papa dal rientro dal Portogallo ha parlato della sofferenza nel sentire storie di abusi ad opera di sacerdoti, religiosi e religiose, operatori pastorali come i catechisti.
Tutti vorremmo non sentire più parlare di questa piaga ma la situazione ci richiede anche in questo caso l'astuzia del serpente capace in questi tempi di non urtare la sensibilità dei più piccoli, il cuore di colomba che non faccia di ogni erba un fascio per cui tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, operatori pastorali sono categorie infime e che non ci faccia seguire i giudizi sprezzanti nei confronti di chi sbaglia e aperti nei confronti dei fratelli vittime di queste brutture.
Sulla barca di Pietro sono saliti i pesci cattivi e certamente gli occhi del serpente ci aiuti a riconoscerli chiaramente e a tutelare i più piccoli, il cuore di colomba ci aiuti a vivere nella misericordia e non nell'inclemenza che va di moda di questi tempi, ma che non è del cristiano.