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TESTO Se anche Dio si pente...

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/07/2023)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Quante volte ci capita di dire “Quella persona mette zizzania!”, riferito a gente dalla parola facile e dannosa... E il rimedio a certe situazioni è quello di fare a meno della loro compagnia, di eliminarle dalla nostra vita il più possibile. Ma a volte non vi si riesce. A volta si ha a che fare con persone recidive, che non solo non smettono di insinuare pensieri cattivi nella mente e nel cuore delle persone, ma addirittura incrementano sempre di più, con la loro lingua, il seme della discordia. Davvero, in molti casi la soluzione migliore è quella di essere drastici: dare un taglio a questa gente, eliminarla dal nostro contesto sociale, o quantomeno dal gruppo con cui abbiamo a che fare. Altrimenti, non ce ne disfiamo più, come della gramigna, l'erba cattiva che infesta campi e giardini.

E in questo, c'è da dire che Gesù pare non avesse il pollice verde... non si è rivelato un grande giardiniere o agricoltore, se invece di combattere un'erba infestante preferisce lasciarla crescere insieme con il buon grano... Il ragionamento fatto non fa una piega: perché strappare l'erba cattiva, se facendo questo si rischia anche di strappare il buon grano, compromettendo così il raccolto? Sì, d'accordo: ma è altrettanto vero che, se l'erba cattiva continua a crescere, toglie tutte le sostanze alle piante buone, e alla fine, proprio perché infestante, soffoca ogni altra forma di vita al proprio intorno. Forse, meglio perdere un po' di grano buono, ma quantomeno si impedisce alla zizzania di continuare a fare danno. E - uscendo dalla parabola - forse è conveniente fare altrettanto con le persone che sono capaci solo di mettere zizzania all'interno di una comunità: vanno eliminate, altrimenti più restano e più fanno danno, e il rischio è che anche le persone buone si stanchino di stare in un determinato ambiente, e scelgano di farsi da parte e di abbandonare il gruppo.

E invece... il nostro “giardiniere” sceglie di fare diversamente anche in questo caso: ci sono persone che mettono zizzania nel gruppo, che rovinano la pacifica convivenza tra i cristiani nella Chiesa? Porta pazienza e lasciale fare: arriverà il momento opportuno di tirare le somme...

Chissà come mai il Signore sceglie questa strada, la strada della convivenza tra il bene e il male; la strada della pazienza e della sopportazione, piuttosto che la soluzione drastica ai problemi che affliggono l'umanità! Vedendo ciò che accade, vedendo la cattiveria che c'è nel mondo, vedendo tante cose che non vanno per il verso giusto, spesso siamo noi i primi a dire che occorre una soluzione decisa e senza tentennamenti: il Signore dovrebbe davvero intervenire una buona volta per tutte a eliminare il male che ci affligge, a togliere di mezzo malvagi e malvagità, e assicurare un futuro sereno e roseo almeno per le future generazioni. Ma neppure questo rientra nei suoi piani...

Il perché di questa scelta - lo abbiamo già ascoltato - rientra nel modo paziente e misericordioso di Dio di vedere le cose: un modo discutibile, sicuramente, ma anche molto realista. Perché il bene e il male, purtroppo, non sono così marcatamente scindibili come ci piace pensare; perché il bene e il male non appartengono a due categorie ben definite in lotta tra di loro; perché il bene e il male non vivono in due luoghi differenti, ma albergano stretti stretti in una sola realtà abitativa: il nostro cuore. Non esiste la persona cattiva che semina zizzania e la persona buona che semina buon grano: esiste l'uomo, la persona umana, che contemporaneamente semina zizzania e buon grano, che contemporaneamente opera il bene e opera il male, che insieme fa cose buone e cose cattive, che al tempo stesso costruisce e demolisce, fa crescere e distrugge, dà buoni frutti e cattivo raccolto. C'è solo una persona capace di agire e giudicare con equità al di là del bene e del male, ed è il nostro Dio, il Dio della pazienza, il Dio della misericordia, il Dio della speranza, che “ha dato ai suoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, concede il pentimento”, come ci ricorda anche il libro della Sapienza.

Ecco perché Dio non usa mezzi drastici nei confronti del male che c'è nel mondo: forse perché dovrebbe estirpare dal mondo l'umanità intera, come ha già cercato di fare nei giorni del Diluvio, salvo poi giungere a una sorta di pentimento, dicendo “Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto”.

E allora sceglie un altro metodo: quello della pazienza, quello di attendere che le cose, nella vita, vadano per il loro corso, nella continua rincorsa tra il bene e il male, non con una sorta di rassegnazione o di fatalismo, ma nella ferma speranza che ci sia sempre un'opportunità perché il male si trasformi in bene, perché il bene trionfi sul male, perché l'uomo - sempre più incline a compiere il male - si inclini a compiere il bene.

Per fare questo, occorre la stessa pazienza di Dio, capace pure lui di pentirsi e di ridare all'uomo un'opportunità in più per continuare a fare il bene. Se ci riesce lui, che avrebbe tutto il diritto di mandarci a quel paese e di bruciarci immediatamente in una fornace ardente (per usare le parole forti della parabola) perché non possiamo riuscirci noi, facendo tutto quanto sta nelle nostre possibilità perché il male si trasformi in bene e - laddove ciò non è possibile - facendo in modo di seminare sempre e solo il bene intorno a noi?

Se avessimo la stessa pazienza di Dio... se avessimo la sua stessa capacità di pentirci dei propositi di distruzione della zizzania per avviarci verso la costruzione di un mondo fatto solo di bene e di buon grano... non saremmo qui ogni anno, ogni giorno, ogni istante, a lamentarci di vedere solo guerre, violenze, e malvagità in mezzo noi.

Una società del bene non si costruisce eliminando il male, con il rischio di eliminare anche il bene stesso: la si costruisce continuando sempre e solo a seminare il bene. E aspettando pazientemente il tempo della mietitura.

 

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