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TESTO Asimmetria del regno dei cieli

don Giacomo Falco Brini   Predicatelo sui tetti - blog personale

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/07/2023)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Siamo ancora nel discorso parabolico di Matteo. Al v.34 si annota che Gesù parlava in parabole perché si compisse un'altra profezia (Sal 78): aprirò la mia bocca in parabole e proclamerò cose nascoste negli arcani dei tempi. Naturalmente, ricordando la domanda dei discepoli di domenica scorsa e la risposta di Gesù, le cose nascoste possono rivelarsi solo se si ha un cuore aperto, pronto a riconoscere la propria piccolezza e il suo bisogno di guarigione. Diversamente, si rientra in quei “loro” a cui non è dato accedere ai misteri di Dio. Guardiamo le 3 parabole che Gesù racconta oggi, parabole che illustrano alcune qualità del suo regno. Prima di tutto, notiamo l'incipit di ogni parabola con l'espressione il regno dei cieli, un modo di dire proprio di Matteo rispondente alla preoccupazione giudaica di sostituire il Nome divino con una metafora. Al di là dell'artificio letterario, colpisce che Gesù ci parli di cose celesti con argomenti terrestri. Come dire: con Gesù oramai non dobbiamo più cercare Dio sopra di noi, ma tra di noi, qui ed ora.

Prima parabola: il problema del male. Gesù semina, ma anche il diavolo ha la sua semina. Perché il male? Che rapporto dobbiamo avere con esso? Come mai il diavolo semina mentre gli uomini dormono? Le domande possono essere tante, ma il fulcro del racconto sta nella proposta dei servi rifiutata dal padrone. Questi dispone diversamente che cosa fare della zizzania, o meglio, cosa non fare. Gli uomini propongono di mieterla, Dio invece dice di lasciarla crescere perché c'è il rischio di buttar via anche il grano. All'uomo generalmente piace darsi l'incarico di mietitore del male. Dio invece lo incarica di fare e custodire il bene e di accettare la presenza del male. Una linea divina che non è facile... accettare! Il tempo non ci è dato per mietere il male, ma per collaborare con Dio alla sua opera di salvezza, la cui principale caratteristica è quella di saper tirar fuori il bene persino dal male. Paolo direbbe: laddove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia. Dunque il discepolo stia attento più al bene da far crescere e custodire che al male da combattere, e si guardi dal volere anticipare ciò che il Signore ha riservato per sé alla fine dei tempi. Il bene non dipende da una repressione del male. Semmai è un miracolo divino che può nascere anche da un male riciclato.

Seconda e terza parabola: se nella prima parabola si comprende che il regno di Dio non si afferma con la repressione del male, nelle parabole successive vediamo che il suo mistero è caratterizzato da un'estrema piccolezza, combinata con la potenza di una inesorabile crescita. Come dire: è inevitabile che cresca il male, il quale procede con una sua logica. Ma anche il bene, il regno di Dio, con caratteristiche diametralmente opposte, cresce e avanza verso il suo futuro. Il male verso un'autodistruzione, ovvero senza un futuro. Il bene invece verso una grandezza e una stabile fecondità, in cui la vita accoglie altra vita e si moltiplica, però senza dimenticare mai che qui in terra è lievito. Cioè il regno di Dio sulla terra avrà sempre la caratteristica di qualcosa di piccolo e insignificante rispetto alla realtà umana che viviamo. Non si presenterà mai sotto un segno trionfante sul male, equivoco in cui cade tanta chiesa di ieri e di oggi, dimenticando che il suo Re, a causa dei potenti politici e religiosi di turno, è finito confitto e sconfitto su una Croce! Come generalmente si dice, il bene non fa mai chiasso come il male, sembra sempre perdente davanti ad esso.

Quale sintesi può esprimere l'unità profonda delle 3 parabole? Gesù è il perdono di Dio che trionfa sul male in modalità molto, ma molto diversa da come vorremmo e immaginiamo. Le sue parole seminate nel cuore degli uomini, aprono una possibilità di salvezza ad ogni esperienza umana di male, per quanto grande. Gesù è il chicco di senape preso e gettato sotto terra, il più piccolo dei semi che diventerà il più grande sull'albero della Croce. Gesù è il lievito divino, preso e nascosto nella immensa pasta del mondo, che porterà tutta l'umanità a divenire pane nuovo e azzimo. Noi, la chiesa, chiamati a camminare per comprendere e rivivere la grandezza del Maestro Divino nella sua piccolezza e nell'apparente insuccesso della sua morte in Croce: una morte di maledizione che si cambia in benedizione. L'arcano del regno di Dio che nelle parabole Gesù ci racconta, ci porta a trovare sulla Croce la sua spiegazione e la chiave di comprensione. Il regno di Dio, in se stesso, è asimmetrico: contiene un evidente contrasto tra insignificanza attuale e gloria futura, tra temporanea sconfitta e successo futuro assicurato, ma anche una continuità vitale e misteriosa, come quella che lega il seme alla pianta e il lievito alla pasta.

 

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