TESTO Commento su Matteo 11,28-30
don Giampaolo Centofanti Commento al Vangelo
Giovedì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (20/07/2023)
Vangelo: Mt 11,28-30
Nel corso della storia della salvezza come Gesù dice siamo portati sempre più profondamente nella sua vita narrata nei vangeli. Per esempio la Chiesa viene gradualmente liberata da letture moralistiche e così anche le traduzioni dalla lingua originale, il greco antico, si fanno in genere più attente. Gesù non sembra parlare di mitezza e umiltà ma di docilità e creaturalità. Tutto rimesso nel cuore del Padre, portato da lui nello Spirito. Altrimenti
pensiamo che incubo per un giovane di trenta anni essere perfetto in tutto come Dio? Lui cresceva invece in sapienza, età e grazia nello Spirito che scendeva delicatamente su di lui come una colomba. È per questo che ordinariamente piano piano scopriamo la leggerezza della sua sequela. È lui che opera in Dio in noi e dunque non dobbiamo fare tutto subito con le nostre forze inesistenti. In tal caso facciamo magari i bravi per un poco ma poi scoppiamo perché non siamo noi stessi. Invece la strada è essere noi stessi con semplicità e buonsenso e così, cercando di accogliere lo Spirito, esso ci viene sempre più mandato dal Padre e ci fa crescere. Dunque non sensi di colpa, forzature, risposte meccaniche, inutili sbrachi. Importante su questa via anche comprendere che tutti i movimenti interiori istintivi, come rabbie, rancori, nervosismi, giudizi istintivi, pensieri sessuali, vengono da soli e non sono peccati. Il peccato è un rifiuto consapevole e volontario, ben ponderato, della grazia ricevuta. Così sentiamo che Gesù vive dentro di noi, ci porta lui verso una vita sempre più piena di ogni bene.