TESTO Ricominciare da una tenera foglia di ulivo
don Angelo Casati Sulla soglia
IV domenica dopo Pentecoste (Anno A) (25/06/2023)
Vangelo: Lc 17, 26-30.33
«26Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: 27mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà».
«33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».
Anche oggi, con la pagina del diluvio, ci muoviamo, dentro l'orizzonte di miti antichi. Purtroppo la liturgia ha dovuto tagliare il racconto, che si allarga per ben tre capitoli della Genesi. Una scelta per creare un aggancio con le parole di Gesù nel vangelo di Luca. Ma prima di sostare sulle parole di Gesù - e sarà sosta breve - vorrei trovare tracce per una lettura del diluvio che ci allontani da una immagine terrificante di un Dio irato, che per troppo tempo ha dominato. Leggevo il racconto e mi nascevano domande su Dio: un Dio che si pente di aver creato, quasi preso dal proposito di cancellare tutto. E subito dopo lo vedi puntiglioso a volere che nell'arca sia custodito il seme di ogni vivente.
Ma allora che cosa gli batteva nel cuore? E vorrei sostare sugli ultimi giorni di quella stupefacente navigazione. Il sospetto, chiusi nell'arca, poteva essere che le acque avessero cancellato ogni segno di vita. E Noè manda il corvo in ispezione per accertarsi se sia o no tempo di approdo. Ebbene Noè - immagino - rimase tutt'occhi quando alla fine mandò una colomba e la colomba - è scritto - "tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo". L'immagine mi apre il cuore. Mi rimane negli occhi la colomba, ma ancor più quella tenera foglia di ulivo, germogli di vita anche fuori dall'arca, anche dopo un evento che sembrava avere spazzato via tutto, proprio tutto.
Ricominciare da una tenera foglia di ulivo. Ed ecco Dio che si fa un promemoria. Riascoltiamo, è poesia. "Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L'arco sarà sulle nubi, e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra".
E allora vorrei dirvi che forse oggi possiamo osare una rilettura di questo testo biblico che non lo soffochi nella visione disperata di un castigo estremo di Dio, ma apra a suggestioni, riconoscendo un disegno più ampio e vedendo in Noè, l'uomo chiamato a custodire la vita. Lo fa papa Francesco nella sua "Laudato si'", quando, evocando Noè, scrive: "In questi racconti così antichi, ricchi di profondo simbolismo, era già contenuta una convinzione oggi sentita: che tutto è in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri. Anche se "la malvagità degli uomini era grande sulla terra" e Dio "si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra" tuttavia, attraverso Noè, che si conservava ancora integro e giusto, Dio ha deciso di aprire una via di salvezza.
In tal modo ha dato all'umanità la possibilità di un nuovo inizio. Basta un uomo buono perché ci sia speranza!". In questo orizzonte si aprono oggi le riflessioni di alcuni teologi. In particolare vorrei ricordare una teologa portoghese, Teresa Bartolomei: per lei la storia di Noè diventa "un manuale di istruzioni su come correre ai ripari dopo un periodo così lungo di distruzione dell'ambiente e di annientamento del rapporto con la natura provocato dall'agire umano".
Facendo dell'arca "un modello di civiltà alternativo che possa sopravvivere al naufragio della civiltà contemporanea". "Penso - dice - che dobbiamo riconvertire il nostro modo di stare nella terra da un modello parassitario, di consumo indiscriminato delle risorse naturali, a un modello simbiotico, che riconosce l'interdipendenza e la coniuga in una vera alleanza con la terra". E ora - solo ora, perdonatemi - vengo all'aggancio con le parole di Gesù nel vangelo che mi sembrano urgere: chiamano vigilanza.
I tempi di Noè vengono evocati da Gesù come tempi senza pensiero, senza vigilanza, dentro un fluire di cose che annebbiano la coscienza di ciò che sta accadendo. Nei giorni di Gesù stava accadendo il regno di Dio e i farisei, legati come erano alla spettacolarità, chiedevano quando. Egli rispose loro: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: "Eccolo qui", oppure: "Eccolo là". Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!". Sempre accadono cose: possono essere negative, un diluvio; o possono essere positive, la venuta del Figlio dell'uomo.
Il pericolo è quello di rimanere abbagliati da altro. Gesù sembra spingere ad un risveglio, un risveglio di coscienza, di pensiero, di attenzione, di immaginazione. Anche oggi a fronte di modelli che la narrazione dominante, dei media e di quant'altro, va subdolamente imponendo: un modo di pensare e di vivere che, in assenza di consapevolezza, attenta all'etos di un popolo, ne svuota l'anima, in una corsa frenetica che non lascia tempo alla domanda: "Verso dove andiamo?". Il vuoto di pensiero. Dentro ci risuona la parola di Gesù che è monito contro il sonno della coscienza ed è anche profezia sul futuro: "Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva".
Forse potremmo ritradurre: "Chi la vita la terrà stretta, pensando solo a se stesso, la perderà; chi la vita la perderà, donandosi, la manterrà viva". Dunque c'è una possibilità di salvare noi e la terra dal naufragio: se accade il risveglio. "Basta un uomo": scrive papa Francesco. Un uomo come Noè. Di lui è scritto ed è bellissimo: "Era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio".
Basta un uomo. A cominciare da una tenera foglia di ulivo.