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TESTO Con Dio, c'è poco da temere

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/06/2023)

Vangelo: Mt 10,26-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

La paura è un sentimento che pervade da sempre l'animo umano. È una sensazione che esprime insicurezza di fronte a situazioni reali, concrete, oppure verso qualcosa di sconosciuto, di ignoto, che si teme possa avverarsi. L'uomo primitivo aveva paura dei tuoni, dei fulmini, degli animali feroci; a noi oggi fa più paura il futuro, spesso, ovvero l'incertezza di un domani che, stando all'oggi, non si prospetta di certo roseo. Pensiamo anche solo a quante “paure” si sono generate in questi ultimi anni a partire da crisi vissute a livello planetario che ci hanno portato, in molti casi, a farci questa domanda: “Dove andremo a finire?”. Prima la crisi economica, poi la pandemia, poi la guerra nel cuore del nostro continente con tutti i suoi risvolti mondiali, poi i cambiamenti climatici con effetti sempre più catastrofici ormai dentro casa nostra... il senso di insicurezza, di impotenza, di timore per ciò che accade e può tornare ad accadere da un momento all'altro accresce nella stragrande maggioranza di noi il sentimento della paura. Un sentimento che, a mio avviso, colpisce tutti, anche quelli che si mostrano “impavidi cavalieri senza macchia e senza paura” e si dicono forti e imperturbabili di fronte a ogni avversità della vita... avversità che, a quanto pare, fortunatamente per loro non li colpiscono, perché altrimenti non si mostrerebbero così impavidi!

C'è poco da fare: la paura è un sentimento che attanaglia tutti, anche quelle persone che all'apparenza sembrano eroiche e sprezzanti del pericolo. “Raramente guido in strada, perché terrorizzato da quello che può succedermi quando incrocio un altro veicolo, o un pedone, o a causa dello stress del traffico”: una frase che non suonerebbe particolarmente strana, se non fosse stata pronunciata in un'intervista rilasciata nel 2021 da Lewis Hamilton... Forse la paura, a volte, ci aiuta anche a vivere meglio, perché ci rende meno incoscienti in situazioni che richiedono prudenza e accortezza. È quindi naturale avere paura, spesso è inevitabile e istintivo, a volte è addirittura salutare e opportuno.

Eppure, nel Vangelo di oggi, Gesù ci invita non una sola, ma per ben tre volte a “non avere paura”. Ci invita a “non aver paura degli uomini”, a “non avere paura di coloro che uccidono il corpo”, e infine in maniera più generica a “non avere paura” perché di fronte a Dio, la nostra vita, per quanto precaria sia, ha comunque un grande valore.

Partiamo proprio da qui, dal valore che la nostra vita ha di fronte a Dio. Tra i timori che abbiamo c'è quello di percepire che la nostra vita valga un nulla, che sia talmente precaria per cui oggi siamo qui, domani non sapremo nemmeno dove e se ci saremo, e questo crea una profonda incertezza anche rispetto a tutto ciò che facciamo: chi è più sensibile di altri, arriva al punto di temere talmente tanto per un domani incerto da rimanere totalmente immobilizzato, pietrificato, impaurito a fare qualsiasi tipo di scelta per paura di non poterla più portare avanti. Ma Gesù ci ricorda che, per quanto precaria, la nostra vita è nelle mani di Dio, e proprio per questo non abbiamo nulla da temere. Perché agli occhi di Dio, tutto ciò che è vita ha valore, anche due passeri, all'epoca di Gesù ritenuti animali dannosi perché beccavano i semi appena gettati nei solchi: quanto più vale la vita di chi è stato da lui creato a sua immagine e somiglianza! Ecco allora che la dimensione della “riconoscenza” nei confronti di Dio prende il posto del timore per la precarietà della nostra vita: “riconoscere” davanti agli uomini la grandezza di Dio per la nostra vita, significa avere la consapevolezza che il timore di perdere la propria vita è nulla, rispetto a tutto ciò che, nella vita, riceviamo da lui.

Di questo, Gesù ci chiede di essere testimoni, senza paura, senza timore degli uomini - è la prima delle tre affermazioni - e di come possono reagire di fronte alla nostra testimonianza di amore verso Dio. Spesso abbiamo paura a manifestare le nostre idee, le nostre opinioni, il nostro modo di vedere le cose, perché temiamo di essere giudicati male dagli altri, di venire presi di mira per alcune nostre prese di posizione, di dire cose che possono urtare o ferire l'opinione pubblica e il sentire comune. Certo, nessuno è autorizzato a mancare di rispetto e offendere gli altri con le proprie espressioni solo in nome della assoluta parresia, della facoltà di dire tutto ciò che pensiamo: il Signore non ci sta invitando né al pettegolezzo né tantomeno a dire tutto ciò che ci passa per la mente perché liberi di farlo, perché autorizzati a dire dai balconi ciò che altri ci hanno detto in confidenza nel segreto di una stanza. Abbiamo molto bene, sotto gli occhi di tutti, a quali danni portano i modelli di vita da “grande fratello” creati da un uso indiscriminato dei social, per i quali “tutti devono sapere di tutto”: non è ciò che il Signore ci chiede. Gesù vuole da noi che perdiamo il timore a volte “reverenziale” che abbiamo nei confronti di uomini come noi, di persone come noi, di esseri umani come noi, che a volte, invece, consideriamo “superiori” a noi e “migliori” di noi solo perché più potenti, più ricchi e culturalmente più preparati di noi. No, non dobbiamo aver paura degli uomini, perché di fronte a Dio abbiamo tutti la stessa dignità. Possono anche trattarci con disprezzo, usurparci dei nostri diritti, mettere un freno alla nostra libertà, addirittura - dice Gesù - possono avere la capacità di “uccidere il corpo”, ma non hanno alcun potere sull'anima, che è l'espressione più grande della libertà che Dio ci ha donato creandoci.

Si conclude così, il pensiero di Gesù riguardo alla paura, con questo invito a non temere chi uccide il corpo ma non ha il potere di uccidere l'anima: perché l'anima, il pensiero, la libertà, l'amore che Dio ha riversato nei nostri cuori nessuno può ucciderlo o stroncarlo. Prova ne è il fatto che nessun testimone di Cristo, anche qualora venisse ucciso per aver difeso il Vangelo, cade nel dimenticatoio della storia: la sua vita rinasce continuamente nella storia dell'umanità.

Termino, a questo proposito, con le parole di Monsignor Oscar Romero, Arcivescovo di San Salvador, assassinato sull'altare il 24 marzo 1980 durante la celebrazione della messa per aver difeso e lottato per la libertà del suo popolo, e dal 14 ottobre 2018 venerato come santo e martire. Minacciato più volte di morte dalle autorità salvadoregne, qualche giorno prima di morire in un'intervista pronunciò queste parole:

“Spesso hanno minacciato di uccidermi. Come cristiano devo dire che non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza superbia, con la più grande umiltà. Se le minacce giungessero a compimento, fin d'ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione del Salvador. Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, il mio sangue sia seme di libertà e segno che la speranza sarà presto realtà. Morirà un vescovo, ma la Chiesa di Dio, ossia il popolo, non perirà mai”.

 

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