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TESTO Tenda dello Spirito ogni donna, ogni uomo

don Angelo Casati  

V domenica T. Pasqua (Anno A) (07/05/2023)

Vangelo: Gv 14,21-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

E' come se nelle letture di oggi si abbracciassero dimensioni del vivere che sembrano agli antipodi: Intimità e sconfinamento; fare indugio nell'anima e andare per strade e per case. E non sarà che, più abiti l'anima, e più sconfini per strade e case? E più sconfini per case e strade, più ti si riempie l'anima? Su ciò che accade nell'anima alludono, sino a commuovere, le parole di Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui".

Le parole aprono scorci su ciò che accade quando ci si ama: ci si sente abitati, come se qualcuno avesse preso dimora in noi. Accade anche nei nostri amori umani. E Gesù lo dice ai discepoli, lo dice in vigilia di andarsene, lo dice di sé e del Padre: "Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". Una presenza di Dio. E noi tenda. La mente corre alla tenda del Convegno e all'arca dell'Alleanza che accompagnavano gli ebrei in una logorante, traversata di deserti, quarant'anni; quella tenda era segno di una presenza di Dio, compagno di cammino e di soste, giorno e notte. Poi venne Gesù, mise la tenda un mezzo a noi, tenda da pastore bello, per strade e lago e case e monti di una terra che noi chiamiamo santa, terra che oggi ci lascia sgomenti per la violenza di cui è fatta segno, terra violata.

Ed ora potremmo forse parlare dell'ultimo approdo della tenda: Dio prende dimora presso di noi, la tenda di Dio siamo noi. La bellezza di essere abitati e - mi verrebbe subito da aggiungere - il rischio di lasciare l'ospite solo, come non ci fosse, di uscire dalla casa dell'interiorità, disabitati; andare come automi, manichini trascinati dal ritmo prepotente delle cose, senza passioni. L'ospite dà passioni. Il brano regala altre suggestioni che lascio alla vostra sensibilità. A colpirmi è una precedenza annotata con vigore da Gesù: la radice, da cui nasce l'osservanza della sua parola, dei suoi comandamenti, è l'amore, prima l'amore: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola".

Mi chiedo se i percorsi della fede non corrano ancora oggi talvolta questo rischio: dare comandamenti prima di aver fatto innamorare, prima di aver dato l'opportunità di innamorarsi di Gesù con il racconto sorprendente del vangelo. La sorpresa, prima dei comandamenti. E ancora una suggestione: Gesù invita ad osservare i "suoi" comandamenti, la "sua" parola. Ebbene a chi di noi si chiedesse quali sono i "suoi" comandamenti - e pongo l'accento sul "suo" - Gesù risponde usando il singolare e fa' chiarezza, inviolabile: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". Capite che cosa ci chiede l'ospite? E c'è un "come" che tiene una vita.

Sì, perché non ci basterà una vita per sorprendere "come" lui ci ha amati. Ci toccherà riprendere dalla prima pagina il vangelo quando siamo all'ultima: e ogni volta scoprire sfumature sorprendenti del suo modo di amare. Accade così che l'ospite ci chieda di uscire: "Amatevi...". Sconfinate. E così faccio approdo al racconto degli Atti degli Apostoli. Purtroppo il brano, per via della sua lunghezza, è stato impietosamente sforbiciato perdendo perle. Accadono visioni sia nella casa di Giaffa dove è in sosta Pietro, sia nella casa di Cesarea dove abita il centurione Cornelio. Quasi a dieci che i suggerimenti dall'alto accadono ovunque, arrivano a tutti credenti, non credenti, diversamente credenti. Anzi il racconto annota che alla visione, che chiede di invitare Pietro, il centurione pagano risponde senza esitazioni. Non così Pietro che si appella a prescrizioni religiose e dichiara che mai entrerà in casa di impuri, mescolandosi a pagani. E nella visione Dio a intimargli di non dare nome di impuro o di profano a nessuno.

E qui mi si apre un interrogativo. Ma non erano stati - lui, Pietro e gli altri discepoli - per tre anni al seguito del Rabbì di Nazaret? Non lo avevano visto entrare nella casa di Zaccheo, il pubblicano? Non lo avevano sentito dichiarare "grande" la fede di un altro centurione che chiedeva guarigione per il suo servo? Non aveva forse detto che in tutto Israele non aveva mai trovato una fede simile a quella della donna sirofenicia, che gli aveva rcordato che non si negano briciole di pane ai cagnolini, ai pagani? Ed ora? Anche Pietro aveva dimenticato. Ma entrando nella casa di Cesarea si ricordò delle parole della visione, disse. "Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo".

Poi gli toccò una scoperta stupefacente: i pagani, non solo non erano profani e immondi; erano abitati dallo Spirito. E' scritto: "Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo". Guai a ingabbiare lo Spirito. E' successo e ancora oggi può succedere...

Qualche anno fa, Papa Francesco ringraziava con queste parole il card. Tolentino Mendonça che aveva tenuto un corso di Esercizi spirituali in Vaticano: "Grazie per averci ricordato che la Chiesa non è una gabbia per lo Spirito Santo, che lo Spirito vola anche fuori e lavora fuori. E con le citazioni e le cose che Lei ci ha detto ci ha fatto vedere come lavora nei non credenti, nei "pagani", nelle persone di altre confessioni religiose: è universale, è lo Spirito di Dio, che è per tutti. Anche oggi ci sono dei "Cornelio", dei "centurioni", dei "guardiani del carcere di Pietro" che vivono una ricerca interiore o anche sanno distinguere quando c'è qualcosa che chiama. Grazie per questa chiamata ad aprirci senza paure, senza rigidità, per essere morbidi nello Spirito e non mummificati nelle nostre strutture che ci chiudono".

Tenda dello Spirito ogni donna, ogni uomo.

 

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