TESTO Parola del Padre donata da far splendere nel mondo senza far distinzioni
V domenica T. Pasqua (Anno A) (07/05/2023)
Vangelo: Gv 14,21-24
«21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».
Tre espressioni colpiscono nella liturgia odierna:
-LA PAROLA E' DEL PADRE
-DOVETE SPLENDERE COME ASTRI NEL MONDO
-MI RENDO CONTO CHE DIO NON FA PREFERENZE DI PERSONE.
Gesù trasmette la Parola del Padre e richiama alla responsabilità forte che abbiamo di trasmetterla con lo stesso stile di chi l'ha portata nel mondo.
Il contesto attuale fa difficoltà ad accettare perché questa Parola è impegnativa e deve emergere di fronte alle tante che ci vengono proposte.
Per renderla vera siamo chiamati quindi come dice Paolo essere noi stessi prima di tutto splendenti come astri nel mondo.
Questo invito viene formulato alla comunità di Filippi da Paolo che si trova nel periodo della prigione.
Quello che vive l'apostolo delle genti è un periodo complesso, tuttavia, non perde occasione per evangelizzare.
Pietro e Paolo ci indicano in questa liturgia la responsabilità di sostenere la fantasia dello Spirito.
Mi soffermo sulla prima lettura tenendo conto che in Matteo nel capitolo 25 viene riportato un grande insegnamento di Gesù che afferma: “Ero straniero e mi avete ospitato”.
Occorre pensare che sicuramente le prime comunità cristiane vivevano in maniera contrastante questa consegna fatta dal Cristo stesso.
La dimostrazione è il brano che la liturgia della Parola ci offre nella prima lettura.
C'è Pietro che davanti alla famiglia di Cornelio, centurione pagano afferma: Mi rendo conto che Dio non fa preferenze di persone. Un incontro questo che consente di verificare un qualcosa che il principe degli Apostoli sapeva, ma che ora sperimenta.
Tuttavia, questo suo convincimento troverà alcune critiche da parte di coloro che sono ancorati alle prescrizioni antiche del giudaismo e sarà chiamato a rispondere di questo.
La difficoltà di Pietro di giustificare il fatto che sia entrato in casa di Cornelio è la dimostrazione di come sia difficile vivere nella consapevolezza che agli occhi di Dio tutti sono preziosi.
Tuttavia gli apostoli lo hanno compreso a contatto con Gesù.
L'amore di Gesù per i suoi discepoli è così forte che non fa preferenze: per lui non esiste qualcuno migliore di qualcun altro, non esiste chi debba ricevere più attenzioni e chi meno, per un motivo molto semplice. Lui, che è il più grande, è quello che si è fatto più piccolo, si è fatto servitore di tutti. Questo è quello che può far diventare grande: lo sguardo di Dio! Non guarda dall'alto in basso, come noi quando mettiamo tutto e tutti a confronto, ma dal basso verso l'alto. Perché Gesù non ha in mente di servirsi di noi, o di farsi servire da noi: Gesù vuole servire noi.
Egli, infatti, ha potuto offrire la sua vita per ogni uomo, proprio per il fatto di averla prima donata e consegnata a quelle povere e semplici persone con cui aveva intessuto un rapporto di amicizia, aprendo loro il suo cuore, confidando loro il segreto del cuore di Dio: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi» (15,15).
Tre espressioni quindi che ci debbono lasciare spazio ad interrogativi che possono spingerci a una riflessione nel corso della settimana che si apre:
- La Parola che il Signore mi offre, ben sapendo che mi è stata donata, come la posso donare a mia volta nella vita feriale?
- La mia vita rispecchia questa Parola e attrae a Dio oppure è caratterizzata da una luce flebile?
- Mi rendo conto che Dio non fa preferenze di persone? Come vivo quindi il mio rapporto con chi non crede o ha difficoltà a vivere la vita di fede? Ne so rispettare i tempi e i momenti di maturazione nel rapporto con Dio o mi accosto a loro con i miei cliché e schemi?
Vi lascio con queste riflessioni da elaborare per vivere con pienezza la fede donata che abbiamo la responsabilità di far splendere in mezzo alle difficoltà del mondo e per renderci conto che Dio non fa preferenze di persone.