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TESTO Io sono la porta delle pecore

don Roberto Seregni   Home Page

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (30/04/2023)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

In questa bellissima pagina del quarto Vangelo, troviamo una sintesi affascinante della vita cristiana. Proviamo a riflettere sui personaggi che Giovanni ci presenta.

Primo: il pastore. É descritto con cinque caratteristiche: entra per la porta, chiama per nome le pecore, le conduce fuori, cammina davanti a loro e dà vita in abbondanza. È davvero bello pensare a un Dio così, un Dio che ci conosce uno a uno, che ci vuole liberi e veri, che ci accompagna e cammina con noi per regalarci bellezza e felicità. Ognuno di noi ha dentro di sé un'immagine di Dio, di un Dio buono o perfino, di un Dio vicino o lontano, di un Dio che si preoccupa dell'uomo o che solo vuole essere lodato o incensato. Ecco: il Vangelo ci chiama costantemente a evangelizzare l'immagine di Dio che abita nel nostro cuore, a purificare il nostro immaginario religioso alla luce della parola di Gesù.

Secondo: le pecore. Sono descritte con tre caratteristiche: riconoscono e ascoltano la voce del pastore e lo seguono. È una definizione molto bella di come dovrebbe essere un discepolo. Gesù ci vuole così: allenati a riconoscere la sua Parola. Può sembrare banale, ma è davvero fondamentale saper riconoscere la voce del Pastore tra le mille assordanti grida che ci stordiscono. È un cammino di discernimento, è un allenamento constante che richiede tenacia, attenzione e disponibilità. Lui ci chiama a seguire i suoi passi, a camminare con Lui. Sempre.

Ultimo: il ladro che ruba, immola e distrugge. Il nemico, lo sappiamo, è sempre all'opera: ruba la parola seminata nei nostri cuori, fa di tutto per allontanarci dal pastore, ci stordisci con la paura e ci rintrona con tutte le tentazioni possibili ed immaginabili.

In pochi versetti troviamo una sintesi bellissima dell'esperienza cristiana, ma l'immagine che sta al centro del nostro brano è quella della porta.

Le pecore stanno nel recinto di notte, ma quando sorge il sole devono uscire. Aria fresca e luce brillante. Gesù ha detto “Io sono la luce del mondo” (Gv 8, 12), lui è il sole che brilla nell'oscurità della notte. Lui è la porta attraverso la quale possiamo uscire dalle tenebre della schiavitú verso la luce della vita. Lui è la porta tra cielo e terra, la porta innalzata sul calvario con il legno della croce. La sua resurrezione ci ha aperto il cammino della vita.

Lui è la porta.
Non bussare.
Quella porta è sempre aperta.
Lui ti sta aspettando.
Da sempre e per sempre.

 

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