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TESTO Quando si fa sera...

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

III Domenica di Pasqua (Anno A) (23/04/2023)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

La sera è uno dei momenti più particolari e più magici del giorno... pur non essendo più giorno. È anche vero, però, che non è ancora la notte: la sera, infatti, è già più buia del giorno, eppure non è ancora buia come la notte. E poi la sera è particolare anche perché in brevi lassi di tempo (in inverno, bastano pochi minuti, d'estate servono alcune ore), soprattutto quando il cielo è libero da nuvole, si assiste a una varietà di colori che attirano verso occidente il nostro sguardo, e ci portano ad accompagnare il sole fino al tramonto, per poi godere dell'ultima, magica luce prima della notte, dal nome così particolare che evoca suoni da focolare domestico e insieme voci di morte: il “crepuscolo”, crepitio di un fuoco che riscalda la sera, e al tempo stesso “crepa” che fende la parete dei nostri giorni portando il giorno, appunto, a “crepare” fra le braccia della notte. La quale, non fa altro che prenderlo in custodia per alcune ore, lo fa riposare, e lo consegna di lì a poco all'aurora, che lo sveglia - a volte dolcemente, a volte in maniera brusca - per consegnarlo lavato, pettinato e vestito, al mattino, il quale ha l'ingrato compito di avviare il giorno alla sua occupazione quotidiana e proprio per questo non è l'ora più amata del giorno... soprattutto di lunedì...

Il tramonto, invece, rimane una delle ore più belle del giorno. In questo periodo, poi, che ci fa passare dall'inverno all'estate, la luce del tramonto è ancora più bella: vedi le ombre che si avvicinano, nitide, lunghe, estese, ma il cielo è ancora chiaro, sopra di te, e la notte non fa più così paura come in inverno. Il giorno, con le sue luci ma anche con le sue tristezze, se ne va, e lascia il posto alla notte.

Ed è per questo che la sera è un momento magico e particolare: perché è il momento in cui il giorno fa la selezione tra colleghi antipatici e amici che tirano su il morale anche solo con una birra; perché porta in sé la dolcezza del ritorno a casa, ma anche il timore di essere da soli ad affrontare la notte; perché porta con sé una serratura che si chiude per salvare da tutto e da tutti la tenerezza di un abbraccio, ma che chiude in casa per tutta la notte anche il dramma, per tante persone, della solitudine; perché fa accendere le luci soffuse di una casa dove, nella semplicità, si spezza e si condivide il pane sul doppio altare - quello della tavola prima e quello dell'amore poi - ma spinge anche ad accendere più luci e più voci possibili affinché, stando da soli, la notte non faccia così paura.

Sì, la notte fa paura quando non si condivide nulla: non perché non si ha nulla, ma perché non si ha nessuno con cui condividere. E tutto questo fa tremendamente male: si spera di poter chiudere presto gli occhi. Addirittura, a volte, ci si augura di non aprirli mai più, quando si è disillusi, quando si sperava in qualcosa che non è avvenuto, quando si cammina e ci si ferma a parlare con chiunque capiti, anche con gli sconosciuti, pur di non tornare subito in quella casa che prima era condivisione e amore, e adesso è solitudine e paura.

Il segreto per vivere la sera, il tramonto e il crepuscolo come momenti magici, sta tutto lì: nell'amore condiviso che fa aprire gli occhi e che ridona speranza. Finché non c'è qualcuno che ti apre gli occhi sulla bellezza di ciò che - nonostante tutto - ti accade, la sera sarà sempre e solo un momento di paura. E allora, al primo che passa sulla tua strada, anche se sconosciuto, purché sia capace di fare un pezzetto di strada con te e di ascoltarti, sei disposto anche a rischiare, invitandolo a entrare in casa tua: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”.

Tutti e tre, Cleopa, il suo amico e il viandante sconosciuto (che poi, a Cleopa, sconosciuto non era proprio, se è vero che sua moglie, Maria di Cleopa, era la sorella della Madre di quel viandante... che brutta cosa, la tristezza che rende ciechi!), a modo loro, hanno proclamato l'annuncio di Pasqua: Gesù, profeta grande in parole ed opere, mandato da Dio per portare nel mondo il suo Regno, è stato crocifisso e sepolto. Ora la tomba è vuota, e a noi è stato annunciato che egli vive.

Purtroppo, però, finché non condividi il pane della speranza e dell'amore, la tomba di Gesù sarà sempre una tomba inesorabilmente vuota; ma quando il tuo cammino senza speranza incontra, sul fare della sera, una parola di consolazione che ti infiamma il cuore e che spezza e condivide con te il pane della mensa e dell'amore, allora il tuo dolore condiviso diviene speranza, e poi certezza. Ti si riaprono gli occhi, e quella che hai visto non è più una tomba vuota e priva di un cadavere, ma è l'altare su cui si è adagiata la vittima sacrificale che Dio ha risuscitato dai morti.

La sera, il tramonto, il crepuscolo e la notte resteranno quelli di sempre, con i loro tempi, la loro successione, i loro colori e il loro misterioso fascino di dolcezza e, insieme, di dolore: ma mentre il dolore che chiudi a chiave nel tuo cuore ti porta alla disperazione, il dolore condiviso con chi il tuo cuore lo infiamma di amore, ti porta alla speranza.

Anche noi oggi, Signore, ti ripetiamo, come tuo zio Cleopa, talmente addolorato da non riconoscerti, “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. E tu, prendi quella sera che spesso, con le sue tenebre, ci fa tanta paura, e trasformala nella luce di un meraviglioso tramonto!

 

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