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TESTO Chiamati a segnalare Dio nella vita di tutti i giorni

don Michele Cerutti

III domenica T. Pasqua (Anno A) (23/04/2023)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,29-34

29Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Brani, quelli che la liturgia della Parola ci presenta, che si pongono in questa domenica a metà tra quella precedente definita in Albis depositis e quella prossima che sarà definita del buon e bel Pastore a cui si unirà la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
I catecumeni, che avevano ricevuto a Pasqua il battesimo, nella domenica successiva deponevano le vesti che avevano portato per tutta l'Ottava e iniziava per loro il cammino della quotidianità ovvero l'essere cristiani nel mondo.
Questa liturgia vuole oggi farci ricordare il nostro battesimo e la responsabilità che questo comporta.
Siamo invitati come cristiani a segnalare nella vita di chi ci sta intorno Gesù, il Maestro che siamo chiamati a seguire proprio in forza di questo sacramento che ci accomuna: il battesimo.
Siamo esortati a essere cristiani nel contesto in cui viviamo chiamati in forza della nostra vocazione.
Per capire il Vangelo di Giovanni dobbiamo rifarci ai primi versetti della Lettera che porta il suo nome:
Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.
Giovanni vuole riportare in maniera esaustiva la sua testimonianza perché non può tacere le meraviglie che ha toccato con mano.
Anche noi cristiani dopo aver sperimentato la grandezza e la profondità dell'amore di Dio siamo chiamati a essere annunziatori gioiosi di tutto ciò che il Signore stesso ci ha donato.
Per farlo occorre riandare a quel momento forte che è il nostro Battesimo donatoci dai nostri genitori quando eravamo molto piccoli e che ci ha resi figli nel Figlio Gesù Cristo, membri della sua Chiesa.
Domenica prossima contempleremo il Figlio di Dio come buon Pastore, in questa ci viene indicato come Agnello che toglie i peccati del mondo.
Ci viene indicato nella sua mitezza e nella sua mansuetudine.
Il Battesimo ci deve condurre a emularne l'esempio in quella dolcezza che ha caratterizzato l'esistenza di Gesù e che abbiamo potuto verificare seguendolo sulla via della Croce in tutto il periodo quaresimale e che ha mantenuto anche nella Risurrezione.
Egli porta ancora su di sé il peccato del mondo e ce lo dice nell'icona che abbiamo contemplato domenica scorsa quando si presenta ai discepoli con le ferite della Passione.
“Ecco l'Agnello di Dio” ci dice Giovanni il Battista e noi lo possiamo anche noi indicare.
Come fare? Prima di tutto facendo esperienza di Lui perché in primis dobbiamo conoscerlo noi per poi saperlo indicare.
Come fare esperienza di Lui? Facendoci trovare da Lui stesso. “Temo il Signore che passa” è una frase di Agostino di Ippona che dovrebbe essere impressa nel nostro cuore perché Gesù può passarci di fronte, ma presi da tante cose ci sfugge.
Il Signore passa nella Parola di Dio che ci viene donata in abbondanza, nei sacramenti via ordinaria per la nostra salvezza, nei fratelli che vivono vicino a noi e che incontriamo.
Il nostro impegno è riuscire a scorgerlo in queste presenze.
Una volta incontrato va poi indicato.
Certo viviamo momenti difficili caratterizzati da tempi incerti.
Il Battista, tuttavia, quando indica Gesù vive in tempi altrettanto difficili e di lì a poco verrà messo in prigione.
Noi oggi viviamo anche in mezzo a tanti scandali e indicare al mondo il Signore incarnato, morto e risorto diventa difficile.
Non dobbiamo avere timore. Il Battista quando lo indica è testimone di una grande teofania.
Il supplemento lo mette sempre Dio perché abbiamo l'assistenza della Trinità che non ci lascia mai soli.
Inizia da adesso in poi il momento della condivisione per eccellenza del dono della fede.
Andrea lo segue e lo interroga dove abiti gli chiede.
L'amore prosegue in maniera inesorabile perché questo apostolo invita altri riuscendo anche a smuovere cuori duri come quello di Natanaele: “Può venire qualcosa di buono da Nazareth”.
Eppure da quella segnalazione semplice si forma il primo nucleo degli apostoli con le loro diversità.
Uomini semplici con caratteri diversi ed esperienze differenti che si pongono in cammino ognuno con le proprie difficoltà.
Abbiamo sempre l'idea di una Chiesa dei perfetti, ma mai l'idea di una Chiesa chiamata a camminare verso la perfezione.
Gli scandali che vi sono non possono disimpegnarci in questo cammino di indicare Gesù.
Come indicarlo? Con la nostra testimonianza di vita.

Oggi il mondo ha bisogno di testimoni.
La schiera di santi che la Chiesa venera, ma anche quelli nascosti, o come definisce bene Papa Francesco, quelli della porta accanto, ci offrono lezioni importanti fatto non di parole, ma di concretezza.
Essi si sono fatti prossimi di una umanità sofferente non in maniera astratta.
Si sono resi capaci di indicarlo ai giovani in difficoltà, come don Bosco, don Guanella o in mezzo ai malati come Camillo de Lellis, Agostina Pierantoni, Giuseppe Moscati o tra i poveri abbandonati come Marcello Candia e Madre Teresa di Calcutta, tra i condannati a morte come Giuseppe Cafasso e Jacques Fesch, tra i compagni di scuola come Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, tra i potenti come Tommaso Moro e John Fischer.
Nessuno di questi testimoni ha vissuto con facilità il compito affidato, ma nessuno di questi si è sottratto.
Tutti si sono sentiti abbracciati dall'amore di Dio che continua a dirci: Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo.
Garanzia che ci è stata data nel contesto dell'Ultima Cena, contesto di tradimento e dove il supplemento dell'amore di Dio si è reso visibile perché come dice Paolo: dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia.
Mentre ci prepariamo a vivere la domenica del buon e bel Pastore sforziamoci proprio a indicare l'Agnello mansueto che porta su di sé il peccato del mondo.

 

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