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TESTO Commento su Giovanni 20,1-9

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Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (09/04/2023)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Marco Simeone

Oggi è Pasqua!

Ad un certo modo ogni giorno lo è, altrimenti non sarebbe efficace quello che viviamo oggi, ma certamente oggi siamo nell'epicentro di questa rivoluzione, in quel terremoto che sconquasserà il Golgota e libererà molti morti santi (cfr. Mt 27,51-53), ma andiamo con ordine.

Partiamo dal vangelo (GV 20-19): Maria Maddalena si alza presto e va al sepolcro per completare i riti funebri, come segno d'amore verso Colui che l'aveva liberata da 7 demoni; ma anche lei è obnubilata dal dolore! Esce fuori quando ancora vi erano le tenebre -che ovviamente Giovanni sottolinea per dire che si è fermata solo al piano umano, e che non è entrata ancora nella fede- vede la morte ma non crede alla resurrezione che era stata annunciata.

La pietra che chiude il sepolcro è stata tolta una volta per sempre (participio perfetto), quello che per lei era un ostacolo insormontabile ora qualcuno più grande di lei l'ha tolta perché non fosse più rimessa al suo posto.

Corre da Pietro e gli altri e gli porta una notizia incompleta anche se vera: la pietra è stata tolta e il corpo di Gesù, ragionevolmente, non c'è più! Pietro e Giovanni corrono: Giovanni più veloce, perché più giovane, arriva prima di chi è appesantito dal dubbio e dal rimorso, si ferma all'ingresso, vede le bende ma non va oltre la soglia per aspettare Pietro. Pietro entrerà e contemplerà per riconoscere: le bende, che avvolgevano il sudario e quindi il corpo di Gesù, adagiate (il verbo è quello che descrive un bambino che viene adagiato nella culla e non piegato ovviamente) e la mentoniera ancora avvolta al suo posto (in un posto, quello proprio e non un altro). Riconosce le bende ma non comprende il fatto.
Giovanni vede, capisce e crede.
Questo è il racconto evangelico ma cosa ci dice?

L'evento resurrezione accade nella notte, cioè nella più totale incomprensione e/o rifiuto (cfr. le tenebre non lo accolsero/prevalsero del prologo), i veri testimoni sono il sepolcro, la roccia e le bende insanguinate. Altri vangeli ricorderanno la presenza delle guardie ma Giovanni non ci si sofferma. La stessa Maddalena si muove al buio (fretta e incomprensione): l'annuncio della resurrezione ci viene incontro nel nostro buio, quando non crediamo, quando non ci abbiamo capito nulla, quando quello che accade eccede le nostre capacità. Lei si mette comunque in cammino, questo è l'invito per ciascuno di noi.

La morte è la pietra che ci imprigiona, ci schiaccia e che nessuno può togliere: basti pensare a quanti fratelli stanno "incastrati" in lutti che non hanno digerito, o in situazioni che sono come la pietra che li schiaccia come lo è ogni dipendenza (gioco, droghe, alcol...), è la pietra che ci imprigiona senza speranza.

Maria Maddalena arriva, magari con il cruccio di come avrebbe dovuto fare per smuovere la pietra e la trova "tolta": quasi come se una mano enorme l'avesse presa e buttata da un'altra parte, ormai "disattivata".

Ma non capisce perché se non c'è la fede anche se ci sbattiamo contro non ce ne rendiamo conto: così chiusi in noi stessi e nei nostri dolori da non vedere altro. Chiama i rinforzi: Pietro è il "capo" anche se ancora scosso per il suo rinnegamento e l'unico buono, l'unico che era stato sotto la croce: Giovanni. Questa coppia in fondo descrive ognuno di noi: la parte del discepolo sano e quella ferita dalla propria debolezza. Arrivano prima il giovane, il discepolo che non si deve portare appresso la zavorra dei suoi sensi di colpa, il peso di essere il primo per guadagnarsi l'attenzione degli altri, il peso di chi vorrebbe non sbagliare mai. Per entrare nel sepolcro si deve chinare la testa: perché era fatto così, per noi è piegare la testa (il proprio orgoglio, le nostre "personalissime" idee che non sono altro che la riedizione della pappa che ogni giorno ingurgitiamo dai media, la voglia di avere ragione e chi più ne ha più ne metta): l'umiltà è la via per accogliere il mistero che ci viene riversato in grembo. Per terra ci sono bende insanguinate e niente più: certo strane perché svuotate ma non rotte o tagliate come farebbero gli umani per liberare un corpo. La mentoniera, quella che serviva per avvolgere la testa per tenere la bocca chiusa, ancora ripiegata, ritorta, come per avvolgere una testa che lì non c'è più. Pietro vede, riconosce i pezzi ma non riesce a ricomporre il puzzle: gli manca lo schema, l'immagine di partenza. Così siamo noi davanti alla vita: se tutto va come desideriamo ci sentiamo al sicuro, a posto; come c'è un cambiamento lo scambiamo per un deragliamento, le sicurezze vanno in pezzi e Dio è sempre il bambino dispettoso che ci fa lo sgambetto. Siamo circondati da bende insanguinate che non sappiamo ricomporre: guarda la tua vita, sei capace di benedire la tua storia o per te è solo un campo minato che qui e là ti è scoppiato contro? Giovanni capisce e crede perché capisce che "bisognava" che Gesù risorgesse dai morti, che entrasse da agnello innocente nella morte, caricato dei peccati di tutta l'umanità, per manifestare la potenza del Padre che lo salva e gli dona la vita eterna. Ma anche che ci ha amato e non ci lascia soli in balia di noi stessi, dei nostri peccati e debolezze. Gesù ha vissuto affidato al Padre e amandoci senza se e senza ma: la resurrezione è l'annuncio che aveva ragione Lui! Chi vuole difendere la propria vita la perderà e chi la dona la conserva per la vita eterna.

Noi siamo sia Pietro che Giovanni: se esco dall'ascolto di Gesù e della sua Parola sono Pietro e non metterò mai a posto i pezzi del puzzle che è la mia vita, avrò tutto davanti agli occhi ma mi perdo il meglio. Giovanni siamo noi quando da discepoli lasciamo parlare Gesù, gli lasciamo il timone della nostra vita.

La resurrezione è il capolavoro di Dio Padre che Gesù ci è venuto a regalare: ad ogni morte (fisica o spirituale) questa è la risposta.

Oggi per noi inizia una vita nuova: quelle bende insanguinate sono l'inizio della resurrezione, se ci abituiamo a riconoscerla allora scopriamo di essere figli della resurrezione. Questa è la novità che cambia il mondo.

Il Signore sta facendo una cosa nuova che sta germogliando proprio davanti ai nostri occhi.
Auguri di una vita da risorto anche a te.

 

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