TESTO Benedetti i piedi, vanno profumati
don Angelo Casati Sulla soglia
Domenica delle Palme (02/04/2023)
Vangelo: Gv 11,55-12,11
55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.
1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
9Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Che sia vicina la Pasqua lo senti dal profumo di nardo, ed è come se oggi sorpresa e avvolta dal profumo fosse questa chiesa, questa nostra casa comune. Bellissima la notazione: “E tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo”. Il profumo versato per uno, per l'amico, diventa profumo per tutta la casa. Era cena nella casa di Betania, una cena per Lazzaro, un redivivo. Invitato anche Gesù con i discepoli. Aria di festa. Tutti adagiati su tappeti, profumo di cose buone, cibi di festa. Marta certamente ci aveva messo del suo, tutta la sua arte e la sua passione: “Marta” è scritto “serviva e Lazzaro era uno dei commensali”.
Ed ecco che accade ciò che non era previsto, ciò che non era nel rituale di una cena, nemmeno di una cena come quella. Ma quando a una cena c'è Gesù, o una donna come Maria di Betania, non sai che cosa può accedere. Di certo non l'ovvietà, non la noia. E chissà? Chissà se qualcuno si sarà accorto degli occhi complici di Maria e di come fosse scivolata via in silenzio. Forse a sorprendere tutti fu dapprima l'aroma di un profumo; poi la videro ungere i piedi del suo amico e maestro, e asciugarli con i suoi capelli. E qui il racconto subisce dirottamento: a prendere i nostri occhi non è più la cena, ma l'unzione; non sono i cibi, ma il profumo; non Lazzaro, il festeggiato, ma Gesù e Maria. Starei per dire che protagonista diventa il profumo, il profumo di nardo in una misura fuori ogni ragionevolezza: sprecare in profumo ciò che uno guadagnerebbe con il lavoro duro di un anno è contro ogni ragionevolezza.
Ma va' a dirlo che non ci sono solo i passi della ragione, che ci sono anche i passi del cuore! Non è forse vero che il nome del profumo, ”nardo”, evoca l'amore, evoca i passi dell'innamorata del Cantico dei cantici? Non sta forse scritto nel Cantico: “Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo”? (Ct 1, 12) E accade nella cena - chi se lo sarebbe aspettato in una cena di festa? - l'incomprensione e la comprensione. Sorgono critiche dai discepoli - “discepoli”, al plurale, annotano gli altri evangelisti - in particolare Giuda. Vince per loro la categoria del denaro. E' preminente. Sono di quelli capaci di sporcare con le loro critiche anche la bellezza dei gesti, chiudono il cielo su gesti di attenzione, di amore. Ci è facile pensare come si sarà fatto silenzio nella sala, e palpabile una attesa. La donna, Maria, ferita. E tutti a immaginare che cosa avrebbe detto, in quel silenzio da brivido, il Maestro.
Dobbiamo fare attenzione: sono le parole di Gesù; e il racconto della cena di Betania si chiude con queste parole; poi ha inizio il cammino verso la Pasqua. E proprio da queste parole ha inizio anche il nostro cammino. Si fa silenzio nella sala, ed ecco le parole: ”Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”. Quasi comandasse di non darle fastidio. Quasi dicesse: “Ma voi proprio non capite niente, niente dell'alfabeto dell'amore; e niente dell'alfabeto della profezia”. Come se da subito Gesù annoverasse la sua amica tra profeti e profetesse. Lei in anticipo. Così ritraduce le parole di Gesù un biblista a noi caro: “Permettile di poter conservare questo gesto per il giorno della mia sepoltura” (Gianantonio Borgonovo). Lei in anticipo di giorni.
Spesso le donne sono in anticipo. Lei, Maria di Betania, in anticipo nell'obbedienza ad un mandato che Gesù avrebbe lasciato ai suoi discepoli nell'ultima sua cena, quando, dopo essersi chinato lui a lavare i piedi dei discepoli, avrebbe detto: “Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi... Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica”. Lei in anticipo sul gesto e sulle parole di Gesù che chiamano a lavare i piedi. Lei beata: “Siete beati...”. Ma lei, Maria, l'acqua l'aveva sostituita con trecento grammi di profumo di nardo. E poi l'aveva fatto a mezzo del pranzo, fuori dal rituale. Chi era l'ospite per osare tanto? Chi fosse Gesù per lei lo disse usando come modalità l'esagerazione: esagerato il profumo per uno esagerato, per uno che, come allude la parola “esagerato”, è ”fuori dagli argini, “fuori” nell'amare, uno che va celebrato così, con l'esagerazione.
Per lei era un ospite speciale: con il nardo voleva dire che non lo aveva ospitato solo in casa. Lei in anticipo anche a leggere la stanchezza di Gesù, in anticipo a sollevare la pesantezza di giorni ormai vicini, lei prima, molto prima, del Cireneo sul dosso del Calvario: perché il peso, prima che fosse sulle spalle, era nel cuore di quel suo amico. Un affaccio in anticipo sulla sepoltura con l'olio profumato. E Gesù glielo riconosce e lo riconosce davanti a tutti. Era come se lei, profumandogli i piedi e accarezzandoli con i capelli, volesse in qualche modo sorreggere i suoi piedi nel tratto più duro del suo camino. Accompagnare la fede di Gesù, profumarla, una fede messa duramente alla prova, ma vittoriosa, come la fede del servo sofferente, di cui ci è stato raccontato oggi nella prima lettura: “Vedrà la luce”. I piedi, come segno dell'incontenibile camminare di Gesù.
Raramente sostiamo a pensare che per tutta la vita furono quei piedi a portarlo. Una vita a camminare, per noi. Sino ai piedi fermati, crocifissi. Pensavano di averlo fermato per sempre. Ma poi, avvolti come di luce la sera di Pasqua, quando Gesù entrò nella casa dove i discepoli erano riuniti. Mostrò loro le mani e i piedi. Sì, i piedi, che Maria aveva profumato e asciugato con i suoi capelli. Dove portano i piedi? A svelarlo sarà il cammino dei prossimi giorni. Ma Maria di Betania, con un anticipo tenero, ce lo ha da oggi raccontato.
Con il suo profumo di nardo.