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TESTO Ecco io vengo, Signore, per fare la tua volonta' (230)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/01/2006)

Vangelo: Gv 1,35-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,35-42

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (1 Sam 3, 3b - 10.19) racconta la chiamata di Samuele: un ragazzo che serve nel tempio, donato a Dio dalla mamma Anna, come ringraziamento per averla liberata dalla sterilità. Samuele si sente chiamare in piena notte, e pensa che si tratti del sacerdote Eli, che dopo alcuni tentativi di spiegazione comprende alla fine l'origine della chiamata, indirizza il ragazzo a riconoscere la voce del Signore e insegna a rispondere alla proposta divina.

Il vangelo (Gv 1,35-42) presenta un'altra storia di vocazione: Giovanni Battista indica a due suoi discepoli la presenza e il ruolo di Gesù. È lui l'agnello che dona la sua vita per la salvezza di ogni uomo. Andrea e Giovanni lasciano il Battista e cominciano a seguire Gesù, diventando di fatto suoi discepoli. Poi Andrea coinvolge in questa nuova avventura anche il fratello Simone, a cui Gesù darà il nome di Pietro.

Salmo 39
Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto
e vittima per la colpa.

Allora ho detto: «Ecco, io vengo.

Sul rotolo del libro di me è scritto,
che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,

la tua legge è nel profondo del mio cuore».

Ho annunziato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra,

Signore, tu lo sai.

Il salmo potrebbe essere eco prima delle parole di Anna, la mamma di Samuele e poi del ragazzo stesso, quando comprende la chiamata di Dio.

Infatti per prima Anna ha sperato, ha risposto la sua speranza nel Signore; si è rivolta a lui per avere un figlio. Dio ha dato ascolto alla sua invocazione. Sulla bocca di Anna si è spento il grido di invocazione per far spazio al canto di lode a Dio, colui che è fedele alle sue promesse.

Samuele potrebbe dire che nel progetto di Dio era scritta la sua storia: nato come dono di Dio, a sua volta è donato al Signore. La Parola di Dio è conservata nel cuore perché tesoro prezioso, un tesoro da condividere, seme da spargere nel cuore di tutti, la grande assemblea in cui si raccontano i gesti d'amore di Dio.

Un commento per ragazzi

Le prime pagine del catechismo "Io sono con voi" aiutano a ripensare ad un'esperienza comune e bella: le persone che ci amano ci conoscono e chiamano per nome. Tra queste scopriamo che c'è anche Dio. Insieme con il papà e la mamma, i fratelli, i nonni, anche il Signore ci conosce e chiama.

Tutti voi ragazzi l'avete letto sul catechismo; ciò che serve, a voi, ma anche a noi grandi, è ritrovare nella vita quotidiana la verità di queste semplici e fondamentali parole. Ci risulta facile ricordare i nomi con cui le persone ci chiamano; anche quelli familiari, che vengono usati solo dai nostri genitori o fratelli, i nomi che non usiamo a scuola. Nomi che esprimono tanta tenerezza e un legame molto profondo e unico.

Anche Gesù chiama: Giovanni coinvolge i suoi amici e discepoli in un'avventura sempre più grande: fa conoscere loro "l'Agnello di Dio" e poi li affida a questo nuovo amico.

Tanto nella vicenda di Samuele, quanto in quella di Andrea e dell'altro discepolo, giocano un ruolo importante alcune persone che hanno il compito di favorire l'incontro con il Signore: si tratta del sacerdote Eli, e di Giovanni Battista. Forse assomigliano a loro i nostri genitori, i catechisti, il dono e la suora che seguono le attività del gruppo e animano la parrocchia, il capo scout e l'educatore dell'Acr. Noi li conosciamo e ci viene spontaneo rivolgerci a loro, un po' come ha fatto Samuele quando si era sentito chiamare di notte. Il loro compito è aiutarci a riconoscere la voce di Dio e a imparare a rispondere alle sue proposte, per diventare anche noi amici di Dio.

Sono persone a cui rivolgersi con fiducia e confidenza; anche loro si mettono continuamente in ascolto del Signore. Avviene così anche a chi insegna uno strumento; si tiene in esercizio per suonarlo sempre meglio e per riuscire ad educare i suoi allievi con quella freschezza e vivacità che li conquista. Ecco svelato il mistero: dove vanno i genitori quando partecipano alla catechesi adulti, ai gruppi sposi o alla formazione legata al cammino dei figli. Ecco perché anche loro pregano, e non si limitano ad insegnare a noi le preghiere. Eco perché non solo ci accompagnano in chiesa alla domenica, ma animano la messa e sono attivi in parrocchia.

La storia però non è finita. Fermiamoci su Andrea, il fratello di Simone. Cosa fa dopo aver incontrato Gesù? Lo dice a suo fratello! Esatto!

Capito il discorso? Certo: noi anche se siamo solo dei ragazzi, se siamo ancora "in formazione" (che poi scopriremo non finisce mai), possiamo divulgare la bella notizia, possiamo annunciare il vangelo. Siamo anche noi in grado di dire ad altri che Gesù è nostro amico e ci fa piacere che Dio ci chiami per nome e noi possiamo rispondere chiamandolo "Padre". Possiamo condurre da Gesù qualche nostro amico. A cominciare da quelli che vengono al gruppo e animano con noi la messa. Poi scopriamo che in classe, in palestra, nella squadra ci sono ragazzi che ancora non sanno che Gesù è anche loro amico!

Un suggerimento per la preghiera

Signore, abbiamo scoperto che "nella Chiesa, nella liturgia e nei fratelli" tu continui a chiamare gli uomini a stare con te per renderli felici. Anche noi come Samuele e Andrea ti stiamo ad ascoltare: "fa' che non lasciamo cadere a vuoto nessuna delle tue parole" che con tanto amore ci offri. Insegnaci invece a "riconoscere il tuo progetto di salvezza", perché anche noi ragazzi possiamo "divenire apostoli e discepoli del tuo regno".

Libri di don Remigio Menegatti

 

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