TESTO Va bene tutto, però...
don Alberto Brignoli Amici di Pongo
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VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/02/2023)
Vangelo: Mt 5,38-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
È vero che domenica scorsa il Vangelo ci aveva detto che “si può dare di più”, che non bisogna conformarsi con una morale minimalista - sia pur perfetta, impeccabile - come quella che scribi e farisei portavano avanti osservando alla lettera i precetti della Legge di Mosè: però adesso pare che il nostro Maestro stia “calcando un po' la mano”... un po' troppo... Va bene il discorso sul “non uccidere”, nel quale ci esortava a “dare di più” incominciando dal rispetto verso le persone; va bene il discorso sulla sincerità di parole e di comportamenti con l'invito a “dare di più” senza bisogno di giurare o spergiurare: ma da qui ad arrivare a dire “Amate i vostri nemici”, e prima ancora “Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra”, ce ne passa... Anche perché - visto che si parlava di rispetto - il rispetto deve essere reciproco: io mi impegno a portare rispetto verso tutti, però è auspicabile (e non mi sembra di chiedere l'impossibile) che pure gli altri portino rispetto a me. Credo che la reciprocità e l'uguaglianza nei rapporti interpersonali dovrebbe costituire il “minimo” sulla scorta del quale poter costruire e “dare di più”: o sbaglio?
Beh, ad ascoltare il Vangelo di oggi sembra proprio che io sbagli a pensarla così: per cui, se uno mi manca di rispetto, io devo fare la figura dello “scemo del villaggio” e subire senza reagire... Non solo: mi è chiesto addirittura di voler bene a chi mi vuole male, a chi vuole il “mio” male, a un mio nemico! Quello mi fa del male, quello mi maltratta, quello mi odia, e io devo amarlo? Siamo alla follia! Anche perché il “di più” che Gesù ci chiede evitando di reagire al male con il male, vuole superare una legge (quella chiamata “del taglione”) che, per quanto basata sul principio della legittimità della vendetta, aveva una funzione sociale importantissima: ovvero, quella di porre quantomeno un limite, ben preciso, alle vendette private, che spesso degeneravano in faide, con un'escalation che difficilmente era controllabile e che portava con molta facilità a conflitti e a guerre.
Con Gesù, neppure la legge del taglione è sufficiente: occorre andare oltre, e giungere al perdono, all'abbandono del proposito (sia pur legittimo) di vendetta, alla sottomissione al volere dell'altro anche quando costa, fino all'amore (sì, esatto... all'amore!) verso i propri nemici. Facciamo già fatica ad amare gli amici e quelli che ci amano... è proprio così necessario amare anche quelli che ci odiano? E questo, per poterci dire “perfetti come il Padre nostro celeste”? A me questo non suona esattamente come ricerca della perfezione, ma come follia... La follia di una fede basata sull'annientamento di se stessi, sull'abnegazione dell'io, sull'abbandono della logica della reciprocità in ogni cosa, sulla negazione di ogni minimo buon senso comune.
Non mi sto inventando nulla, e non sto sparando a zero contro la mia - anzi, contro la nostra - fede cristiana: sto citando quasi letteralmente alcune affermazioni di un grande umanista cristiano, Erasmo da Rotterdam, che nel 1511 scriveva “L'elogio della follia” parlando proprio della follia del cristianesimo. E lui stesso lo faceva a partire dalle affermazioni dell'apostolo Paolo che proprio poche settimane fa ci parlava della “follia della croce” nella prima delle sue due lettere ai Corinti. Umanamente parlando, umanamente pensando e umanamente agendo, il messaggio del Vangelo è una follia: e oggi ne abbiamo la dimostrazione, ed è inutile girarci intorno dicendo che bisogna interpretare la frase, che va capito il contesto, che bisogna vedere cosa si intende per “amare i nemici”, che bisogna vedere chi sono i nemici, che i primi nemici nostri siamo noi stessi e bla bla bla...
Qui di storie non ce ne sono: per entrare nella logica del Vangelo e dell'amore ai nemici occorre abbandonare quella che noi riteniamo una logica, ossia quella puramente umana, per entrare in un altro ordine logico, quello di Dio, e nello specifico del Dio di Gesù Cristo.
Il quale ha una logica talmente folle che per mostrare all'uomo la sua onnipotenza si manifesta al mondo nelle sembianze di un bambino; per procurare del vino a un banchetto di nozze che ne rimane sprovvisto utilizza sei barili di acqua; per curare gli occhi di un cieco dalla nascita glieli riempie di fango; per mostrare all'uomo che egli vince la morte, si lascia appendere a un croce.
E ci stupiamo del fatto che ci dica che per costruire una civiltà nuova, giusta, pacifica dobbiamo abbandonare la logica della vendetta e abbracciare la logica del perdono, anche se avremmo tutto il diritto a difendere il nostro onore e il nostro rispetto? E ci stupiamo del fatto che per essere suoi seguaci ci chiede di amare anche quelli che ci odiano?
No, con il Dio di Gesù Cristo è inutile stupirci. Se vogliamo credere in lui e seguirlo, c'è una sola cosa da fare: abbracciare la sua folle logica, la logica della croce. Senza se e senza ma.
Non siamo obbligati a farlo, perché Dio non obbliga nessuno, mai: ma la sua logica è questa. Prendere o lasciare.