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TESTO I care

don Michele Cerutti

Penultima domenica dopo Epifania (anno A) (12/02/2023)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Un giorno una prostituta andò in Chiesa per confessarsi. In lacrime si inginocchiò davanti alla croce, mentre il vecchio padre Anatolij ascoltava la sua confessione. Di lontano un novizio riconobbe la donna e, quando ella ebbe finito, si avvicinò e disse: "Sai che quella è una prostituta?". "Ma di chi parli figliolo?" "Come di chi!? Di quella donna!". Il vecchio monaco si intristì e rispose: "Che Dio perdoni la tua bestemmia, figlio mio! Come osi chiamare prostituta colei che lo Spirito ha appena santificato!? Ella era una santa caduta, ma ora si è rialzata e non sarà il tuo giudizio a corrompere quanto la grazia ha sanato. Quando Dio perdona, il peccato non è più e se qui un tempo entrò una prostituta, oggi ti dico che ella gode della gloria delle vergini. Come il pane e il vino diventano Corpo e Sangue del Signore per opera dello Spirito, per quello stesso mistero nella confessione i peccatori diventano santi. E tu non oseresti mai chiamare meretrice una santa!".
Questo aneddoto ci rimanda alla responsabilità del cristiano ad avere quegli occhi che accolgono il fratello e non lo pongono nel giudizio.
Il brano evangelico fotografa una situazione che è capitata con Gesù, ma episodi di condanna nei confronti di una sorella o di un fratello nell'errore li abbiamo constatati nella nostra vita e magari ne siamo stati fautori.
Espressioni che serpeggiano nelle comunità:
-Quella ha divorziato e legge le letture
-Quella ha abortito e non si vergogna
-Quello convive e prende la comunione.
L'elenco potrebbe proseguire, ma già queste sono la misura di come si può trasformare una comunità in un tribunale.
Dio è misericordia il cristiano è chiamato a essere misericordioso da non confondersi con un ingenuo buonismo.
Gesù ci dice il brano del Vangelo consegna a questa donna una esortazione impegnativa: Va e non peccare più.
Non le dice vai avanti così, ma ora ti è stata donata la misericordia adesso cambia stile. La modalità è di accoglienza da un lato e di aiuto dall'altro.
Quello che dobbiamo fare è evitare di puntare il dito, ma aiutare il fratello nell'errore con la carità nella verità.
Quello che è più miserevole nel comportamento dei rivali di Gesù è quello di aver messo in mezzo questa donna per mettere alla prova il Maestro.
Non erano interessati a salvare la persona, ma a utilizzarla per muoverla contro.
I nostri giudizi rientrano in questa logica per fini altri e utilitaristici.
Dio invece vuole correggere per un fine più alto: la nostra salvezza.
Alla luce di tutto questo discorso comprendiamo bene la parola clemenza che caratterizza questa domenica.
La clemenza è benevola tendenza a riprendere, né indifferenza, ma neanche eccesso di punizione.
Due modalità opposte che hanno un unico scopo uccidere il fratello.
Il cristiano vive invece con il motto che andava in voga qualche anno fa: I CARE.
Il fratello sta a cuore al discepolo e se sta a cuore perché non lo lascia da solo e non l'opprime.
Ci viene in aiuto don Bosco quando parlando della correzione dei ragazzi affermava (e questo va bene per gli adulti):
“Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell'animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l'avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.
In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall'altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita”.
Al termine del brano evangelico i Padri ci dicono rimasero la misera e la Misericordia.
A noi non resta altro che, riuscire noi stessi e aiutare gli altri a restare proprio con la Misericordia e questo è possibile non sottraendosi all'incontro con Gesù nei sacramenti facendo esperienza dell'amore di Dio.
Solo se viviamo comprendendo di essere amati permettiamo agli altri di essere abbracciati e non giudicati.

 

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