TESTO Fra Epifania e Pasqua c'è Battesimo
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
Battesimo del Signore (Anno A) (08/01/2023)
Vangelo: Mt 3,13-17
In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Non a torto alcuni commentatori rilevano che la giornata di oggi può essere considerata un prolungamento dell'Epifania e per ciò stesso dell'intero Tempo di Natale che abbiamo appena celebrato. A mio giudizio si tratta di un anello di congiunzione che prolunga il Natale e che da' anche un preludio alla Pasqua perché oggi è il giorno dell'ulteriore manifestazione della salvezza di Dio in Gesù Cristo.
Con l'Epifania abbiamo celebrato infatti la manifestazione del Verbo Incarnato ai Magi e per estensione a tutti i popoli lontani e vicini chiamati alla comunione con il Padre; di prima, nella giornata del Natale, la stessa manifestazione aveva interessato i pastori e adesso, sulle rive del Giordano essa si estende nella forma solenne a tutto il popolo d'Israele, non prima però di avere assunto connotati di umiltà e di sottomissione.
Che Dio si sia fatto uomo è la già la massima rivelazione dell'umiltà con cui Dio viene a farsi nostro pedagogo, anche perché nell'umiltà manifesta palese e indubbia la misericordia di Dio Padre per noi poveri peccatori. Farsi uomo vuol dire infatti “spogliare se stesso assumendo la dimensione di servo” (Fil 2, 6) e vivendo conformemente a tutti gli uomini affinché gli uomini possano divinizzarsi (Atanasio). Nel concedersi al battesimo di Giovanni Gesù rende ancora più palese la manifestazione della predetta umiltà e della misericordia del Padre, nel farsi solidale e prossimo a tutti i peccatori e nel condividere con loro aspettative, ansie e problemi.
Quale Perfezione assoluta e Immacolatezza indefinita, Gesù non avrebbe assolutamente necessità di esporre se stesso alle abluzioni delle acque del Giordano dovrebbe egli stesso impartire allo stesso Giovanni il lavacro esteriore di purificazione; ma la sua decisione, che è conforme alla volontà del Padre, riguarda un intero progetto di amore che dev'essere portato a termine appunto nell'umiltà e nella mansuetudine e abbassandosi fino a fare la fila con i peccatori e alla pari di essi predisporre se stesso ai flutti di acqua fluviale. Quelli che Giovanni sta battezzando oltretutto non sono comuni peccatori a cui siamo abituati al giorno d'oggi, ma pubblici trasgressori come prostitute, ladri e pubblicani e il suo atto di condivisione con loro attesta a che la trasformazione interiore, il cambiamento, la fuga dal peccato è un impegno che radicalmente deve riguardare tutti, anche egli stesso. Vuole insomma realizzare in prima persona quello che Giovanni aveva predicato ad altri astanti peccatori, immergersi anch'egli nell'immensità del sordido per farsene liberare, pur essendo egli senza peccato. Rinnovamento e trasformazione non saranno mai itinerari sufficienti nella nostra vita, occorre rivedere con frequenza il nostro percorso, ravvederci, tornare a noi stessi, anche quando ci sembri che la nostra coscienza non ci rimproveri nulla. La revisione di vita è un fatto continuo e costante al quale nessuno di noi può sottrarsi e Gesù di questo vuole farsi testimone, considerandosi peccare alla pari dei grandi malfattori pubblici.
Tale atto di umiltà rende possibile l'”epifania” di Gesù, che il Padre proclama immediatamente Figlio di Dio mentre lo Spirito Santo fievolmente discende su di lui per avallare questo radicale cambiamento che lo predispone alla missione e all'annuncio. Gesù manifesta così se stesso come Figlio e contemporaneamente rende inequivocabile a tutti il vero Dio, cioè la Trinità delle Persone che agiscono su di lui congiuntamente, ma ciascuna nella propria identità e autonomia e predisponendo lo stesso Signore all'opera di annuncio del Regno di Dio.
In forza di questo stesso Spirito, per volontà del Padre Gesù Figlio di Dio inizierà il suo ministero a Cafarnao dopo aver superato le tentazioni demoniache nel deserto.
Dicevamo che questo evento che riguarda Gesù ci predispone con anticipo alla Pasqua, oltre che legarci al Natale. L'umiltà e la misericordia con cui Dio si è manifestato a Natale e la cui epifania perdura al Giordano davanti al Battista sono le stesse con cui Gesù annienterà se medesimo di fronte ai suoi crocifissori, per poi espiare sulla croce i nostri peccati affermando così l'acme dell'amore e della misericordia per i peccatori che qui adesso si palesa nell'immersione nel Giordano. Con la Resurrezione poi darà a tutti la vita, facendosi egli stesso veicolo di vita eterna.
Ecco perché a detta di Giovanni ci sono tre cose che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il Sangue (1Gv 5, 5 - 9).
Il battesimo operato da Giovanni è pur sempre un rito esteriore che fa seguito alla confessione dei peccati, un lavacro allusivo di pentimento e di conversione, che resta comunque un dato simbolico, anche se propedeutico al battesimo che lo stesso Signore Gesù inviterà ad amministrare dopo la Risurrezione.
Il battesimo di Gesù sarà esso stesso agente di purificazione e di salvezza; in esso agirà Cristo stesso nella persona del ministro in forza dello Spirito Santo, seppure con la materia imprescindibile dell'acqua. Associato all'immagine del fuoco, lo Spirito distrugge per rinnovare, elimina per ricreare, purifica per rigenerare e questo è l'effetto del lavacro battesimale del Cristo in noi,- Esso ci santifica e che ci rigenera a vita nuova, eliminando il sordido del peccato, innestandoci alla Chiesa suo Corpo e rendendo anche noi figli di Dio. Con esso lo stesso Signore però ci invita a restare fedeli per conservare intatta la nuova dignità acquisita.
Durante un viaggio in Terra Santa con Mons. Bruno Forte tantissimi anni or sono, questi alle rive del Giordano realizzò un piccolo rito di infusione sul capo di ciascuno di noi del gruppo, esclamando: “Diventa ciò che sei”. Siamo tutti invitati a trasformarci giorno dopo giorno in ciò che già siamo, cioè a conservare intatta la nostra dignità di Figli di Dio lottando contro il peccato che ne mina la realtà e l'identità. Non possiamo sottrarci all'impegno di vivere costantemente il nostro battesimo per essere tutti apportatori della stessa testimonianza di Spirito, acqua e sangue con cui a sua volta Cristo si è reso testimone dell'amore del Padre.