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TESTO Ospitare i sogni

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

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IV Domenica di Avvento (Anno A) (18/12/2022)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Giusto perché non ci dimentichiamo che la Sacra Scrittura risente dell'ambiente storico e culturale nella quale nasce (ed è anche questa la sua bellezza, perché la rende sempre più “incarnata” nella storia e sempre meno collocata nelle alte sfere dell'empireo), il Vangelo di Matteo, a differenza di quello di Luca al quale solitamente ci riferiamo quando parliamo dell'annuncio di Gesù, ci accoglie oggi sulla soglia della Novena di Natale con una bella dose di maschilismo, e descrive l'annunciazione della nascita di Gesù non a Maria bensì al suo promesso sposo, Giuseppe. Non dimentichiamolo: la donna a quel tempo contava molto poco: ma venire a sapere dal padre prima che dalla madre che c'è un bimbo in arrivo... francamente sembra un po' fuori luogo.

A parte il fatto che il modo di venire a saperlo per lo stesso maschio padre di famiglia, biblicamente parlando non fu certo dei più solenni e gloriosi. Nessun angelo Gabriele (in questi giorni chiamato da Luca a fare gli straordinari, soprattutto quando ha a che fare con quel testone di Zaccaria), bensì un generico “angelo del Signore” che si reca dall'umile carpentiere di Nazareth. Nessun “Ti saluto, pieno di grazia, il Signore è con te” pronunciato mentre Maria si trovava in preghiera sull'inginocchiatoio (come idealizzato dai più famosi pittori, anche se ci auguriamo che non sia avvenuto così), ma solamente un “Giuseppe, figlio di Davide, non temere...”. Insomma, tutto molto poco “intimo” o “dolcemente femminile” come Luca lo ha descritto perché saputo quasi certamente da Maria, e tutto molto “terra terra”, diretto, immediato, duro come una martellata, di quelle che Giuseppe conosceva bene.

Una martellata, sì: perché può ben dire l'angelo del Signore a Giuseppe di “non temere” per quello che sta accadendo nel grembo della sua promessa sposa senza la sua diretta responsabilità... il tormento di certi pensieri, a Giuseppe, non lo leva nessuno dalla testa. Anche Maria restò turbata di fronte a Gabriele che arrivò sparato dal cielo con una notizia di quel tipo: ma alla fine del breve dialogo, riuscì comunque a dire di sì guardando fisso negli occhi colui che glielo annunciava (peraltro, con il precedente di Elisabetta di cui era già al corrente). Giuseppe questa possibilità non l'ebbe, perché tutto avvenne “in sogno”, “nel sonno”. E possiamo ben immaginare che, in quelle notti, il suo sonno non fosse particolarmente rilassato, e i suoi sogni non esattamente idilliaci, anzi... credo avessero più le fattezze di incubi.

Accettare che la tua giovane vita potesse venire stravolta da una notizia così devastante come quella dell'arrivo, nella tua famiglia, di un figlio non tuo; dover pensare a ciò a cui la tua fidanzata sarebbe andata incontro nel caso tu l'avessi ripudiata pubblicamente, ovvero la lapidazione per adulterio; dover accettare, nel caso l'avessi comunque sposata, di finire sulla bocca di tutti, in quel piccolo villaggio che diventa un grande inferno su questi temi, perché a quei tempi “non si faceva nulla” prima di sposarsi; capire cosa sarebbe stato giusto fare nel caso di “ripudio in segreto”, ovvero tramite avvocati fidati, diremmo noi oggi... ma le voci sarebbero girate comunque, la reputazione di Maria sarebbe stata compromessa in ogni caso anche se avesse avuto salva la vita, il bambino sarebbe cresciuto senza un papà... e poi tu, Maria, l'amavi veramente... un caos vero e proprio, altro che incubi!!!

Chissà quante notti insonni, Giuseppe! Notti di quelle che ti alzi con il mal di testa, e poi al lavoro le martellate te le tiri davvero dove non devi tirartele, e chissà quanti improperi verso il cielo!

Il cielo... sì, il cielo... forse era meglio tornare a guardare al cielo, a chiedere risposte al cielo, anche se il cielo sembrava chiuso e cupo. E invece, il cielo risponde, a modo suo, come sa fare lui: nei sogni. Perché a Giuseppe, che nel Vangelo non dice una sola parola, il cielo parla sempre attraverso i sogni, soprattutto nei momenti più drammatici, come questo, o come quando dovette fuggire in Egitto perché Erode stava progettando una strage di bambini...

Il cielo parla nei sogni, perché alla fine, la vita stessa ci parla attraverso i sogni. La vita è fatta di sogni, e le cose più importanti della vita avvengono grazie a dei sogni, soprattutto quelli fatti ad occhi aperti, o anche a quelli che si fanno nel sonno perché durante il giorno, prima di andare a letto, hai pensato e ripensato sulle cose. La vita è fatta di sogni, e nessuno di noi si può permettere di scacciarli dal proprio inconscio, perché essi agiscono indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo l'incombenza di accoglierli, ospitarli, interpretarli, e agire di conseguenza.

Forse, essere sognatori può far passare l'idea di essere degli svampiti, gente con la testa tra le nuvole e con i piedi poco piantati per terra: la vicenda di Giuseppe ci dice l'esatto contrario. Anche lui, come il suo illustre omonimo predecessore, quel Giuseppe che interpretava i sogni del Faraone, attraverso i sogni fu capace di dare una svolta alla propria vita e a quella del suo popolo, perché anch'egli era figlio di quel popolo, “figlio di Davide”, un altro sognatore, uno di quelli che sognava un regno di pace e un tempio per il suo Dio che egli non costruì mai, ma consentì a suo figlio di farlo.

Ora attendiamo un altro figlio di Davide, un altro figlio di un sogno, uno che dei sogni di Dio è diventato, anche grazie a Giuseppe, suo papà adottivo, il frutto più bello.

Uno che ci invita a non smettere mai di sognare, nella vita. Perché è proprio vero che la vita non è un sogno, ma mille sogni insieme. Anche se a volte Dio, con i suoi sogni, si diverte a toglierci qualche ora di sonno...

 

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