TESTO Commento su Luca 2,1-14
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Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2005)
Vangelo: Lc 2,1-14
1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
"Io vi annuncio una grande gioia: oggi vi è nato un Salvatore". L'uomo di oggi, che è poi l'uomo di sempre, l'uomo che è ciascuno di noi, ha bisogno di ricevere una notizia come questa. Una notizia che fa respirare a pieni polmoni e dilata il cuore: la salvezza ti viene donata, gratuitamente, per puro amore. C'è un Salvatore. Dio lo ha mandato anche per te. Questa salvezza non consiste nella soluzione di problemi che angustiano la nostra esistenza, alcuni più leggeri altri molto seri (quanti ogni giorno!), ma in definitiva non essenziali. Questa salvezza consiste nella soluzione del problema che è ciascuno di noi, ogni uomo, con gli interrogativi inquietanti che si porta dentro sul senso della sua vita, sul proprio destino, sulla propria identità (da dove vengo, chi sono veramente, avrò un futuro e come sarà? Vivrò sempre? Sarò felice?).
"Io vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi il Salvatore". Basta che tu lo riconosca e lo accolga: allora questa "grande gioia" diventa la tua esperienza quotidiana. Accoglierlo, però, significa mettere da parte la tua logica, il tuo buon senso, per accettare la logica di Dio. La tua logica ti porterebbe ad aspettere la salvezza da un potente, da un grande culturalmente, economicamente, politicamente, socialmente. La salvezza invece ti viene da un piccolo, da un bambino debole e disarmato. La salvezza è un bambino. Che scandalo! Ma questo è lo stile di Dio. "Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia...". Luca vuole mostrare che tale nascita è un fatto accaduto in un tempo determinato (padrone del mondo era Augusto, era in corso un censimento) e in un luogo determinato (in una contrada sconosciuta della Giudea). Non è una favola il fatto che Dio ci abbia donato il Salvatore e che ci abbia amati fino a tal punto. Ma è un avvenimento della storia, col quale ogni uomo - a cominciare dallo stesso imperatore - ha a che fare. Questa nascita ha avuto luogo probabilmente non nei dintorni di Betlemme, ma dentro il paese, in un'umile casetta di parenti che avevano ospitato Maria e Giuseppe. Una casetta che - come tante allora - faceva corpo con una grotta naturale, una spece di ripostiglio dove spesso si tenevano gli animali domestici. "Non c'era posto" nell'unica "stanza" (invece che intendere "albergo") che dava sulla stalla. Qui Maria ha partorito il suo bambino e lo ha adagiato nella mangiatoia. Ma, ecco, Dio rivela attraverso l'angelo il significato di tale nascita povera e umile. Lo rivela non ai potenti, ma ai pastori, che nella società di allora appartenevano alle classi più emarginate e disprezzate. Lo rivela ai poveri. Chi è realmente questo neonato?
-E' fonte di "gioia grande per tutto il popolo" e per ogni uomo, perché è il "Salvatore", il "Cristo" (cioè il liberatore promesso) e il "Signore". Sono i titoli che gli Apostoli attribuivano a Gesù quando lo annunziavano all'inizio della Chiesa.
- "Gloria a Dio nel più alto dei cieli". In questo bambino si manifesta supremamente la "gloria" di Dio, cioè la sua pienezza traboccante di vita e di misericordia e mai nulla e nessuno ha tanto glorificato Dio come questa nascita. Da essa scaturisce la
- "pace in terra agli uomini che Egli ama". Pace - cioè la perfetta comunione con Dio e tra fratelli - per gli uomini avvolti dall'amore infinito del Signore. Di tale amore il Bambino di Betlemme è la prova e il segno più concreto e tangibile. Una "pace" radicalmente diversa dalla "pace romana" che l'imperatore si vantava di mantenere con la minaccia e la forza delle armi.
Ecco quanto Dio ci rivela sull'identità di questo Bambino e sulla portata della sua nascita. Un lieto evento non relegato in un passato lontano e di cui si fa un ricordo sfocato. Ma, quando la Chiesa lo celebra, tale evento è reso misteriosamente attuale e noi vi siamo coinvolti. Allora la fede ci consente di rivivere e condividere in qualche modo l'esperienza stessa dei pastori e soprattutto di Giuseppe e di Maria. Possiamo cioè restare incantati davanti al mistero di questo Bambino: un neonato è appena un batuffolo di carne che si muove o strilla o dorme. Eppure questo Bambino è tutto, è Dio. Dio che le ha tentate tutte per "catturare" le sue creature e ora si presenta sotto la forma di un bambino. Un essere che di per sé è la creatura più fragile e ha bisogno di tutto e di tutti, è in balia di tutti. Un bimbo, però, che attrae: è difficile resistere al fascino che emana dal volto di un bimbo. Se ogni bimbo è un dono di Dio, questo lo è in modo unico e superlativo. Ognuno può contemplare con lo sguardo della fede il Padre mentre, in uno slancio incontenibile di tenerezza e di gioia, gli regala personalmente Gesù.
Questo bambino è Dio, il Figlio di Dio, che non è venuto tra noi come un turista, come un visitatore frettoloso e di passaggio, ma si è inserito radicalmente nella razza umana, divenendo un membro della famiglia umana, un compagno di viaggio che condivide gioie, fatiche, sofferenze fino all'esperienza della morte. Dio si è fatto talmente uno di noi che una ragazza può dire a Dio: "Tu sei mio figlio!". E Dio può dire a una ragazza: "Tu sei la mia mamma!".
"Il Verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi" (Gv 1,14). Colui che da sempre era con Dio, anzi Dio stesso, diventò "carne", cioè "uomo" nella sua totale precarietà e debolezza. Questi due estremi li ha congiunti l'amore. Attraverso il Figlio divenuto uomo, è la Trinità intera che si rivela e si dona, entrando in relazione d'amore con gli uomini e chiamandoli a prendere parte alla vita della Famiglia divina.
Una presenza che si attua in modo particolarmente intenso nell'Eucaristia. E' qui che "il Salvatore, incarnandosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua a offrirsi all'umanità come sorgente di vita divina" (GVPII).E ancora: "Lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l'inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica? (EdE 55).
Chi contempla e comincia a comprendere il mistero del Natale, che si prolunga nell'Eucaristia, si sente afferrare da un grande stupore, da una immensa gratitudine, da una gioia indicibile: "Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la Vita" (san Leone Magno). E cresce nel cuore una incrollabile fiducia: "Io non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo. Io lo amo, perché Egli non è che amore e misericordia" (santa Teresa di Gesù Bambino). E la scoperta nuova di quanto valga io, tu, ogni uomo, se il Figlio di Dio ha scelto di diventare uomo e di legare ogni uomo a sé, come primogenito di una immensa famiglia di fratelli. Con la conseguenza che l'amore concreto donato a qualunque uomo è realmente donato a Lui.
Il presepe, che viene allestito in ogni chiesa e lodevolmente anche nelle case, visualizza una storia, non una fiaba. La storia dell'eterno Vivente, il Salvatore Gesù, nella sua relazione d'amore con noi e con tutti gli uomini ai quali ci manda ad annunziarlo. "Da duemila anni la Chiesa è la culla dove Maria depone Gesù e lo affida all'adorazione e alla contemplazione di tutti i popoli" (GVPII). Il nostro desiderio è che la nostra comunità e ogni nostra famiglia diventino sempre più "culla", cioè "presepe" vivo dove Maria continua a deporre Gesù, luogo dove Gesù continua a nascere e rinascere per la gioia di tutti gli uomini. Se potrà esserlo, dipende anche da me e da te.
Troverò il tempo per sostare davanti al presepe (sia in chiesa sia in casa mia) cercando di contemplare il mistero che mi richiama.
Cercherò anche di intuire quale regalo Gesù desidera da me per il suo compleanno.
Non mi sarà difficile capire che il primo regalo che si attende è che io accolga il suo regalo, che è poi Lui stesso, in un cuore purificato dal suo perdono e pieno d'amore.
In qualunque situazione, anche triste, ascolterò il lieto annuncio "Oggi per te è nato il Salvatore!" e questa buona notizia ogni persona che ci incontra la senta rivolta a sé vedendola brillare sul nostro volto.