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TESTO Ospitiamo la Luce

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

I Domenica di Avvento (Anno A) (27/11/2022)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Il tempo di Avvento coincide - almeno per noi che viviamo nell'emisfero nord - con il periodo più buio dell'anno, quello in cui il sole, pur essendo più vicino alla terra che in altre stagioni, illumina di meno la porzione del pianeta dove ci troviamo a vivere per un discorso di inclinazioni della rotazione terrestre... non sono mai stato un genio della fisica, ancor meno dell'astronomia, eppure questa cosa mi ha sempre colpito: d'inverno il sole è più vicino alla terra, eppure noi vediamo la sua luce per molte meno ore al giorno. E così rimane fino al giorno di Natale, che celebriamo il 25 dicembre proprio per il fatto che gli antichi romani in quella data festeggiavano il giorno del “Sol Invictus”, il sole vincente, che secondo i loro calcoli astronomici (nemmeno troppo errati, per la verità) da quel giorno riprendeva la sua marcia vittoriosa verso la primavera e l'estate (anche i proverbi dialettali in Italia assegnano al sole, in questo giorno, un piccolo avanzamento, quantificabile con il passo di un gallo, di un cane, o di qualche altro animale di piccola taglia). Da qui, nel IV secolo, la Chiesa nascente inizia ad attribuire un significato cristiano alla festa, identificando il Sol Invictus con Gesù Cristo, sole che nasce dall'alto secondo le parole del Cantico di Zaccaria.

Dicevo che la cosa mi colpisce perché mi fa pensare alla parabola della vita, della nostra vita. Tutti noi viviamo momenti di buio, più o meno profondi, più o meno prolungati e più o meno diffusi. La profondità del buio che viviamo dipende dall'intensità delle tenebre nelle quali siamo immersi. A volte si tratta di un buio leggero, nel quale bene o male qualche piccolo spiraglio di luce riesce ancora a darci dei punti di riferimento per non andare a sbattere o inciampare in qualcosa che ci farebbe inevitabilmente cadere a terra; altre volte, invece, la densità delle tenebre è tale che l'unica cosa saggia da fare è stare fermi finché passi il buio, per evitare danni irreparabili.

Il buio passa, certo, come tutte le cose della vita: quello che purtroppo non sappiamo è “quando” passa... e ci sono veramente dei momenti nella vita nei quali sembra proprio che il buio non finisca mai. Periodi in cui ti sembra di camminare senza sapere dove andare, che sembrano davvero non terminare mai e senza alcuna prospettiva se non quella di andare sempre più verso il buio. Sono momenti di grande disperazione, a volte: e chi ti sta vicino senza a sua volta attraversarli ha un bel da fare a dirti di non mollare e di farti coraggio... se uno non ci è dentro, non può capire.

Anche se non ti tocca direttamente, puoi capire, forse, quando il buio delle tenebre si fa diffuso, ovvero non tocca solamente o principalmente determinate persone, ma immerge intere fette di popolazione, quando non - addirittura - l'umanità intera. E va detto che questo, in generale, è un periodo storico in cui la diffusione delle tenebre è davvero molto estesa. Non solo per via della guerra (anche se sarebbe meglio parlare “delle” guerre) e di tutto ciò che ne consegue a livello economico, ma anche per quel senso di impotenza che si avverte quando si cerca di intravedere che le cose possono essere migliori, o quanto meno possono donare un po' di serenità e di speranza. Neppure un momento universalmente considerato di felicità e di spensieratezza, come lo è l'evento sportivo dei Mondiali di calcio, riesce, questa volta, a dare serenità, anzi: è motivo di tensione, di rabbia sociale che sfocia in giuste e pacifiche proteste, a loro volta represse in una maniera e con modalità che davvero ci fanno ripiombare indietro in anni terribilmente bui della storia dell'umanità, se in uno stadio non si può più nemmeno indossare una maglietta che inneggia alla libertà o apporre una fascia da capitano che parla di amore... ma dove siamo finiti? Nel buio delle tenebre, appunto: se il Petrarca vivesse oggi non avrebbe alcuna difficoltà a identificare questi tempi - come fece nella sua epoca - con i “tempi bui” dell'umanità!

Tenebre profonde, prolungate e diffuse: come ne usciamo? Forse possiamo farlo accogliendo l'invito - rivoltoci nelle ultime righe della prima lettura di oggi - dal profeta Isaia, che ci prende per mano oggi e non ci lascerà più fino all'incontro con il Sole che nasce dall'alto: “Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore”. Le sue parole sono un inno alla speranza, come lo è, del resto, tutto questo Tempo di Avvento.

Guardiamo alla storia: l'umanità ha superato momenti molto più drammatici di questo. Guardiamo all'umanità: anche Dio si è stancato più volte di lei, ma le ha dato sempre uno stimolo per ricominciare da capo, come ci racconta la vicenda di Noè nel diluvio.

Guardiamo, come dicevamo all'inizio, al sole: lo avvertiamo assente per molte ore al giorno, in inverno, eppure è più vicino che mai alla terra, come ci mostrano i romantici e affascinanti tramonti di queste sere, piccoli spiragli di luce che -- pur avvolti dal buio che avanza - ci danno la speranza di pensare a un domani di luce.

Guardiamo alle luci di Natale che accenderemo (magari con doverosa parsimonia, quest'anno) nelle nostre case e tra le vie delle nostre città e dei nostri paesi, e lasciamo che nonostante tutto ci riscaldino il cuore.

Viviamo con intensità questo tempo di grazia nelle nostre chiese, nelle tante forme che ci vengono offerte, in mille luoghi e momenti diversi, senza essere gelosi di chi cerca la luce altrove, purché la cerchi. Ospitiamo la Luce di Dio nel nostro cuore: almeno la sua è gratuita, duratura, e disponibile per tutti.

 

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