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TESTO La sobrietà per accogliere Cristo che viene come “sole” e non come “ladro”

diac. Vito Calella

I Domenica di Avvento (Anno A) (27/11/2022)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Ci sono due modi diversi di attendere e incontrare Gesù Cristo nella storia della vita di ogni essere umano: o come la luce del sole, che ci riveste del suo Spirito, o come un ladro, che viene ad abbattere la casa dei propri progetti egoistici di vita.
Gesù è come la luce del sole

La parola di Dio per mezzo della profezia del profeta Isaia si conclude oggi con la seguente esortazione: «Venite tutti [...] camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5).

La parola di Dio attraverso l'apostolo Paolo ci avverte che «è ora di svegliarsi dal sonno» (Rm 13,11b). Non possiamo restare nelle tenebre! «La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: [...] Rivestiamoci del Signore Gesù Cristo» (Rm 13,12-13a.14a).

San Paolo aveva scritto la stessa cosa nella sua prima lettera ai Tessalonicesi. In quell'occasione predicava il giorno della venuta del Signore Gesù come un ladro, dicendo la stessa cosa che abbiamo ascoltato oggi nel Vangelo: «Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, perché vi sorprenda quel giorno come un ladro. Siete tutti figli della luce e figli del giorno. Non siamo della notte o dell'oscurità. Non dormiamo dunque come fanno gli altri, ma stiamo vigili e sobri» (1 Ts 5,4-6).

Gesù è il sole di giustizia che è già sorto nella storia dell'umanità.

Fu profeticamente annunciato da Zaccaria, quando benedisse Dio alla nascita del figlio Giovanni: «Il cuore misericordioso del nostro Dio ha mandato dall'alto il sole che sorge per visitarci, per illuminare coloro che stanno tenebre, nell'ombra di morte, e per dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79).

Gesù Cristo è la luce del mondo, è il sole di giustizia del regno del Padre. Egli è già venuto a visitarci, «è la nostra pace» (Ef 2,14a), così annunciata oggi da Isaia: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione, non impareranno più l'arte della guerra» (Is 2,4b).

Ci puó preoccupare che Gesù possa arrivare all'improvviso come un ladro.

Gesù ci dice oggi: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo» (Mt 24,43-44).

Dipende da ciascuno di noi essere pronto ad accogliere Gesù Cristo come sole di giustizia, per essere rivestito della sua luce, o vederelo venire come un ladro, che viene a scassinare la nostra “casa”, alla fine della nostra vita. Siamo invitati a vigilare, valutando la qualità delle scelte compiute nell'esercizio della nostra libertà individuale.

Vigilare significa scegliere in quale “casa” vogliamo investire le nostre energie vitali.

Possiamo scegliere di avere la gioia di «andare alla casa del Signore», come abbiamo pregato con il Salmo 121, facendo parte dell'immensa moltitudine dei popoli del mondo che hanno scelto di «salire sul monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe, perché ci mostri le sue vie e ci insegni a osservare i suoi precetti» (Is 2,3).

Possiamo scegliere di investire tutte le nostre energie nella “casa” dei nostri progetti individuali, professionali, finanziari, confidando maggiormente nella sicurezza del denaro e nella soddisfazione immediata di tutti i nostri desideri egoistici.
Ma cos'è la “casa del Signore”?

La "casa del Signore" è il tempio vivo del nostro corpo e il tempio vivo della Chiesa, in cui abita e opera la potenza divina dello Spirito Santo.

Il profeta Isaia pensava al meraviglioso tempio di Gerusalemme, che per il popolo di Israele era veramente considerato come se fosse la “casa del Signore Dio”. Il tempio di Gerusalemme fu completamente distrutto nel 70 d.C. durante la guerra giudaica e non fu più ricostruito.

Per noi cristiani, illuminati dalla parola di Dio ispirata dall'apostolo Paolo, il nuovo tempio di Gerusalemme, dopo la morte e risurrezione di Gesù, è la nostra corporeità vivente insieme alla nostra comunità cristiana, in comunione con tutte le altre sparse nel mondo.

San Paolo scrive «Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Cor 3,16). «Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!» (1Cor 6,19-20).

Nella Lettera agli Efesini, la nostra comunità cristiana, luogo dove non dovrebbero più esserci muri di inimicizia e separazione tra Giudei e Greci, schiavi o liberi, maschio e femmina (cfr Ef 2,14; Gal 3,26- 28), è paragonata al tempio: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,19-22).

Vegliare significa allora prendersi cura della “casa” della nostra corporeità vivente, affinché il nostro corpo, con le sue mani, i suoi piedi, la sua bocca, il suo cuore, riveli tutta la luce e la potenza dello Spirito Santo, promuovendo relazioni di rispetto e contribuisca a far risplendere la pace del regno del Padre, rafforzata dal nostro SI a perseverare come pietre vive della Chiesa.

La scelta della sobrietà per prendersi cura della casa della nostra corporeità vivente

Riusciamo a vigilare, avendo cura di far prevalere una vita secondo lo Spirito su una vita secondo la carne, facendo la scelta della sobrietà (cfr 1Ts 5,6).

Essere sobri significa credere che sia possibile liberare i nostri cuori e le nostre menti dalla schiavitù dell'avidità dell'accumulare beni materiali e dalla ricerca del piacere sfrenato dei nostri istinti egoistici. Accogliamo l'esortazione dell'apostolo Paolo: «non statevene in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie» (Rm 13,13b). In Gal 5,19-21 ecco un elenco delle opere dell'egoismo umano: «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5,19b-21a).
“Sobrietà” significa “svuotamento”.

È avere la “casa” della nostra mente distaccata da tante preoccupazioni sui nostri beni materiali, sui nostri progetti finanziari e professionali, sui nostri desideri egoistici da soddisfare immediatamente.

“Sobrietà” significa attaccamento preferenziale alla luce di Cristo risuscitao, che è la gratuità dell'amore gratuito del Padre, presente in noi per mezzo dello Spirito Santo. Significa fare del nostro corpo uno strumento di «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé»(Gal 5,22-23a). Chi vive in nome del proprio egoismo riempie la “casa” della sua corporeità vivente di tante false sicurezze, che saranno tutte vanificate al momento della venuta finale di Gesù Cristo, al momento della sua morte fisica. Chi ha perseverato nell'isolamento della sua vita egoistica, come può essere portato a vivere in piena comunione con l'amore di Cristo? Se non si è rivestito di Cristo, lasciandosi illuminare e guidare dallo Spirito Santo, la sua venuta finale sarà vissuta come la venuta di un ladro, che viene ad abbattere tutti i falsi idoli e a lasciare la persona nell'inferno di solitudine che che ri è costruita durante tutta la sua vita.

La scelta della comunità per rafforzarsi insieme, nella sobrietà

Il Salmo 121 ci invita a camminare insieme, in pellegrinaggio, verso la «casa del Signore».

Da soli non possiamo vegliare con sobrietà. Abbiamo bisogno di sostegno reciproco. Sentiamoci grati per la forza della comunione che ci fa Chiesa, per il dono dei nostri fratelli e sorelle che ci aiutano a vivere processi di conversione, perché Cristo risuscitato non vuole venire a noi come un ladro, ma, attraverso il sostegno della nostra comunità cristiana, vuole rivestirci della sua luce perché un giorno possiamo godere della sua stessa comunione con il Padre nello Spirito e della comunione con tutti i santi.

 

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