TESTO Emozione e gesti di bellezza
don Angelo Casati Sulla soglia
don Angelo Casati è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!
II domenica T. Avvento (Anno A) (20/11/2022)
Vangelo: Lc 3,1-18
1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
7Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 9Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».
10Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
C'è qualcosa da sognare e c'è qualcosa da purificare.
L'invito a deporre la veste del lutto e dell'afflizione viene dal profeta Baruc. L'invito segue senza cesure il racconto di un sogno. Basta un sogno? “Ecco, ritornano i figli che hai visto partire, ritornano insieme riuniti, dal sorgere del sole al suo tramonto, alla parola del Santo, esultanti per la gloria di Dio”. Ebbene coloro cui si rivolgeva il profeta avevano negli occhi tutt'altro.
Molte volte ci siamo detti che abbiamo bisogno nella vita di parole che accendano sogni, di canti che suscitino un fremito, di emozioni che trascinino gesti di bellezza. E tu sai da chi vengono le parole che ti fanno sussultare, fremere e sognare. Da Dio, da chi ami, da quanti hanno uno sguardo che va più lontano.
Per troppo tempo abbiamo messo in guardia da sentimenti e da emozioni, privilegiando, in insegnamenti e riti, parole. anche sacrosante, ma svigorite, defraudate della poesia che oggi accendeva le parole del profeta Bauc. Sentite: “Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio”. Dio non è certo per il livellamento della natura, noi adoriamo montagne e valli: sono il canto della diversità. La parola del profeta viene invece a dirci che contro il sogno di Dio è tutto ciò che fa ostacolo ad un andare e a un venire, in umanità. Contro tutto ciò che tradisce la parola passaggio. Siamo discepoli di un Rabbi che non insegnava certo contenimenti, ma spingeva i suoi discepoli ad essere audaci: ”Andate al largo” diceva.
Ora vorrei riproporvi - ma solo riproporvi - due perle preziose custodite nel testo del profeta Baruc. Immagino che anche voi abbiate notato come le parole siano sposate: sarai chiamata da Dio per sempre: “Pace di giustizia” e “Gloria di pietà”. Non regge la pace senza giustizia né la giustizia senza la pace. Non regge la gloria senza la pietà né la pietà senza la gloria.
Le parole del profeta mettono in luce la bellezza del desiderio che ci abita, la forza dell'emozione che ci mette in cammino. Mettersi in cammino. E penso alle folle che accorrevano da Giovanni nel deserto, lontano dai palazzi dei potenti, con cui si apriva oggi il brano di Luca. Certo quell'accorrere era anche abitato da fraintendimenti e Giovanni con parole ruvide li porta alla luce. Ma - mi chiedo - quell'andare nel deserto non era forse anche segno di gente ancora abitata da un'attesa? Non era una folla disillusa, inerte, inclina a dire: “è sempre stato così”. Certo quel desiderio era da purificare. Desiderio di chi e di che cosa?
Sbaglierò, per un eccesso di fiducia, ma a me sembra di cogliere un barlume di luce nella domanda di coloro che accorrono al battesimo del Battista, quasi una disponibilità da parte di ogni categoria, a metterci qualcosa di personale, qualcosa di sé. Perché l'attesa - e voi mi capite - la si può declinare affidando tutto alla potenza di chi arriva, oppure mettendo in gioco se stessi, Ed ecco le folle chiedere: “Che cosa dobbiamo fare?”. E i pubblicani: “Maestro, che cosa dobbiamo fare?”. E alcuni soldati: “E noi, che cosa dobbiamo fare?”.
Dunque quello che sogniamo non è un evento magico, da attendere passivamente. Aveva cercato di farlo intendere il Battista predicando un battesimo non solo di acqua, ma di conversione. La parola “conversione” nel suo etimo greco, evoca spazi nuovi di pensiero, evoca un cambio di mentalità, un cambio di orizzonti in cui iscrivere la vita. Il Battista dice alle folle: “Fate dunque frutti degni della conversione”. Andate incontro al Veniente facendo, ma chiedetevi da quale mentalità venga il vostro fare, se i vostri sono “frutti degni di conversione” o se vengono da un orizzonte vecchio. Chissà se ce lo chiediamo di tanto in tanto: le cose che sto dicendo, facendo, dove hanno un'origine, da dove nascono, quale orizzonte le ispira? “Frutti degni della conversone”. Non si tratta solo di fare qualcosa.
Sognare dunque e purificare. Purificarci dall'attesa di una venuta di un Deus ex machina -viene lui e risolve tutto -. Purificare l'avvento dalla visione di un tempo in cui semplicemente aggiungere qualcosa.
Il Battista non invita a rimanere nel deserto o a cambiare casa o città o lavoro: non fa convocazione nel deserto, Fa convocazione - se così possiamo dire - nel luogo dove ognuno è. Ma invita a starci con un orizzonte diverso, che non sia l'indifferenza, il profitto, lo sfruttamento. Alle folle dice: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. A coloro che riscuotevano tasse: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Ai soldati: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe”. Vi muova, vi spinga un orizzonte diverso, quello del Veniente, lo spirito del Veniente: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Parole imperdibili, queste del Battista e forse anche da purificare. Imperdibili perché ci fanno intenti con gli occhi e il cuore al Signore che ancora quest'anno viene, viene e ci immerge nel suo Spirito: “Vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Posso dire nel fuoco che gli ardeva e gli arde dentro?
CI chiediamo se anche il Battista non sia tra i convocati al battesimo in Spirito, perché la parola “fuoco” sulle sue labbra risuonava dura, incendiaria: “Brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.
Poi Gesù cominciò a passare per strade, raccontava parabole. E un giorno gliene venne una su grano e zizzania. Ai servi della parabola che volevano strappare la zizzania e darle fuoco il padrone disse che la lasciassero crescere sino al giorno della mietitura e che non sarebbe toccato a loro bruciarla.
Forse alcuni di voi ricordano ciò che accadde il giorno in cui a Gesù fu rifiutata ospitalità in un villaggio dei samaritani: “Veduto ciò” è scritto “i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?” Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò” (Lc 9,54-55).
Sognare, purificare.