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TESTO Commento su Luca 18,1-8

padre Paul Devreux

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/10/2022)

Vangelo: Lc 18,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
Pregare sempre nel senso di rimanere in comunione con il Signore, con il suo modo di agire e di pensare. Per poter sempre dire:” Ho fatto questa scelta, perché penso che Gesù avrebbe agito allo stesso modo in questa situazione”. Ma la necessità di pregare sempre nasce anche dal bisogno di sentirmi sempre figlio di Dio. Vediamo l'esempio che Gesù fa.

«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
La vedova può essere Israele, la Chiesa, ma anche io, quando sento Dio e tutti lontani. Quando non ho più nessuno che mi difende e mi sento solo e disperato.

Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
Questo giudice, che si fa pregare e che alla fine interviene solo per non essere più scocciato, per liberarsi della vedova, è la perfetta immagine del Dio che non c'è, e che tante volte preghiamo, sperando che a forza di sacrifici e offerte, ci esaudirà, con qualche grazia o miracolo. Ma quando poi scopriamo che non ci ha ascoltato, ci arrabbiamo e perdiamo la fede; ma ben venga il perdere la fede in un Dio che non c'è.

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.
Qual è la giustizia che Dio mi fa? Quella di non essere più come la vedova, solo e indifeso. Provo a spiegarmi meglio. Nella Bibbia Dio si presenta come colui che è, che esiste, che parla e opera. Sintetizza tutto questo dicendo a Mosè: “IO SONO”. Anche io posso dire che io sono, ma lo sono soprattutto quando sperimento che io sono importante per qualcuno, che qualcuno tiene alla mia vita; e questo è il dono che mi fa la preghiera. Allenarsi a pregare sempre, ha come risvolto, che quando mi casca il mondo, quando viene meno tutto e tutti, la preghiera mi fa percepire che almeno per Dio, io sono ancora importante.

Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Facciamo in modo e maniera che ci sia almeno la nostra.

Buona domenica.

 

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