TESTO Commento su 1ts 5,16-18.21
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III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (11/12/2005)
Brano biblico: 1ts 5,16-18.21
6Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore,
come disse il profeta Isaia».
24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Dalla Parola del giorno
State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie: questa è infatti la volontà di Dio verso di voi [...]. Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.
Come vivere questa Parola?
C'è, in queste parole, non solo un programma di vita estremamente pratico per vivere l'Avvento, ma anche per tratteggiare il ritratto di chi si dice ed è veramente cristiano. Sì, proprio in questo nostro oggi, percorso da tante minacce e violenze inferte all'uomo e allo stesso pianeta, il cristiano è tenuto a testimoniare la gioia. Non certo un atteggiamento imposto, volontaristicamente conquistato, ma come un'acqua trasparente che nasce dal di dentro di un continuo contattare il Signore che abita in un cuore deciso a lasciarlo entrare. Non a caso dopo l'invito ad essere sempre lieto c'è quello a pregare incessantemente. È chiaro: non si tratta d'infilare non so quanti rosari, ma di avere una propria breve preghiera del cuore. Tra un'azione e l'altra, andando e venendo, nei momenti di gioia o di dolore, un rapido rientrare al cuore ritrovandovi la propria preghiera quante cose risolve! Soprattutto, mettendoci sul binario del grazie a Dio per tutto quello che ci accade nella convinzione che tutto è per nostro bene, l'incessante preghiera ci dà tono e letizia intensa che diventa anche buon tratto relazionale e un sereno setacciare il buono dentro tutto quello che, oggi, viviamo.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi interrogo: il mio essere cristiano è un peso che impongo a me e agli altri o è un cielo di gioia in cui quello che penso dico e opero ha consistenza di positività nell'Amore?
Signore Gesù che vieni non a condannare ma a salvare, dammi di vivere questi giorni di Avvento nella Gioia, nel dono, nella ricerca assidua discoprire e valorizzare il bene, ovunque sia.
La voce di un filosofo
Il punto di appoggio di Archimede per questo mondo è una cella di preghiera, dove un vero orante prega in tutta sincerità; ed egli solleverà la terra. Sì, se esistesse questo orante e la sua vera preghiera, quando chiude la porta, è incredibile quello che egli potrebbe fare.
Soren Kierkegaard