TESTO Commento su Luca 17,11-19
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/10/2022)
Vangelo: Lc 17,11-19
11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Mi rendo sempre più conto che la storia della salvezza conduce tutti noi a comprendere il grande filo rosso a cui tutti siamo legati.
All'estremità di questo filo c'è l'espressione di Nathan il Siro che, dopo alcune resistenze a compiere l'immersione nel fiume Giordano per guarire dalla sua malattia, potrà esclamare: “Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele”.
Dall'altra estremità invece Pietro, negli Atti, afferma, dopo la guarigione di Cornelio: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”.
In mezzo vi sta il samaritano che, vistosi guarito dalla lebbra, nel brano vangelo odierno, ringrazia Gesù mostrandosi modello per tutti noi e indicato da Gesù stesso come esempio.
Forte del fatto che Dio non fa preferenze di persone e che tutti sono chiamati a riconoscere che non c'è Dio su tutta la terra che in Israele, Gesù in maniera indifferente attraversa la Giudea, ma anche la Samaria, rivale di Israele.
“Ho altre pecore che non sono di questo ovile”. Questa espressione non è uno slogan dei tanti maestri, ma è azione concreta del Messia.
Egli sa che anche in terre inospitali come la Samaria si possono trovare uomini e donne con cuori aperti e generosi.
Le difficoltà non mancano certo. Lo sappiamo appena entrato in alcuni villaggi di quella regione c'è la chiusura degli abitanti e Giacomo e Giovanni chiedono che Gesù invii loro il fuoco e li bruci tutti, ma la risposta di rimprovero non si fa attendere.
Una samaritana al pozzo di Sichem attirerà a Gesù stesso gli abitanti di un villaggio e il Signore in una parabola indicherà in un appartenente della Samaria un modello di servizio e di cura da seguire.
A noi, uomini e donne di questo tempo c'è chiesto il coraggio di guardare anche in coloro che possono sembrare lontani dalla fede degli esempi per vivere nella consapevolezza che in ogni persona è presente Dio.
Gesù ci invita a uscire dai nostri schemi e ci interpella.
Riusciamo veramente a scorgere negli altri l'immagine del Creatore?
Ripenso alla mia vita, ma io penso sia capitato a tutti, e mi accorgo che alcune persone lontane dal mio modo di pensare e di vedere le cose mi hanno aiutato a rispondere con più generosità a Dio più ancora di quello che mi hanno offerto anni di formazione alla vita religiosa e presbiterale.
Questi sono stati coloro che mi hanno aiutato a scoprire che in ciascuno di noi Dio agisce e sa quando far maturare i suoi momenti.
Gesù ci aiuta a vincere i nostri stereotipi e a interpellarci seriamente su come vivere i rapporti con gli altri anche lontani.
Vivendo rinchiusi nei nostri schemi corriamo il rischio degli altri nove guariti che invece di ringraziare scappano perché danno tutto per scontato.
Siamo tutti un po' gli habitué della grazia e i favori divini ci scivolano via.
Certo come i lebbrosi anche noi siamo mendicanti degli aiuti divini e dobbiamo implorare l'aiuto di Dio.
I lebbrosi, secondo le prescrizioni, dovevano vivere isolati e gridare la loro situazione per evitare che altri si avvicinassero.
Noi dobbiamo elevare la nostra preghiera.
Nello stesso tempo dobbiamo ringraziare Dio per tutto quello che ha fatto per noi.
Questa sia la settimana in cui rileggere la nostra vita e scorgere la sua presenza e ringraziarlo.
Un esercizio che fa bene ci aiuta a crescere nella gratitudine con Dio e inevitabilmente tra di noi. Se comprendiamo che ognuno di noi è creato a immagine e somiglianza del Creatore diventa anche più semplice essere riconoscenti l'uno con l'altro.