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TESTO Commento su Luca 16,1-13

don Michele Cerutti

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/09/2022)

Vangelo: Lc 16,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,1-13

In quel tempo, 1Gesù diceva ai suoi discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Forma breve (Lc 16, 10-13):

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: 10«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Apro queste mie riflessioni partendo dalla seconda lettura che segue un percorso indipendente dalle altre due.
In tempi cattivi come quelli che stiamo vivendo è doveroso farci risuonare le parole che San Paolo oggi consegna alla nostra attenzione:
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i Re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio.
Quante critiche per chi ci governa a volte non sbagliate, ma nello stesso tempo quante poche preghiere.
C'è quasi un atteggiamento di chi cerca per forza un qualcuno da sacrificare e sottoporre le nostre insoddisfazioni.
Paolo avverte il cristiano alla responsabilità della preghiera per tutti, infatti, afferma che questa deve essere rivolta per tutti gli uomini.
Molto spesso critichiamo i nostri preti e noi preti i superiori e questa lettera ci interpella e ci chiede ma voi pregate per loro?
Nella preghiera riusciamo a comprendere le ragioni l'uno dell'altro e a trovare più le cose che uniscono e non solo quelle che dividono.
La prima lettura e il Vangelo ci interpellano sulla dimensione dell'autenticità del nostro essere uomini e donne che vivono la fede nella relazione con Dio attraverso i fratelli e in particolare quelli che vivono situazioni di marginalità.
Amos il profeta che la liturgia ci propone nella prima lettura prende distanze da quella religiosità fatta di pie pratiche ma poi disattenta nei confronti dei fratelli più poveri.
L'invettiva di questo profeta è contro tutte le ingiustizie del pio osservante israelita.
Questo è il grido che Papa Francesco eleva dall'alto del suo magistero nei confronti di tutti coloro che vivono ai margini della storia.
Non ci si può dire cristiani e sostenere poi il respingimento in massa dei migranti o affermare che bisogna far sparire i Rom o alimentare paure nei confronti di chi è diverso.
L'invettiva di Amos va declinata nell'oggi e la presa di posizione sarebbe nei confronti di coloro che sostengono la necessità di preservare le radici cristiane e poi davanti a coloro che vivono nelle periferie dell'esistenza fare ragionamenti che la storia sembrava aver seppellito per sempre.
Facciamo veramente nostre le parole del salmo responsoriale che esorta il popolo di Dio a benedire il Signore che rialza il povero.
Risentiamo in quelle parole del salterio il sostegno della Vergine Maria che ci indica il progetto di Dio stesso che rovescia i potenti dai troni e rialza i miseri.
Il Vangelo ci mette in guardia dalla cupidigia.
Questi tempi difficili nascono proprio da questa logica del cercare di accumulare a svantaggio dei fratelli.
Quando la ricchezza mondana diventa idolo diventa insanabile il contrasto tra odio e amore.
Bisogna addomesticare quel grande padrone di questo mondo che è il denaro, perché con questa disonesta ricchezza, noi coltiviamo atti che ci portano verso il Regno di Dio.

Ho già raccontato di come sono stato testimone di coloro che in punto di morte hanno elargito grosse eredità a iniziative assistenziali e mi sono risuonate le parole del Vangelo che affermano: “Procuratevi amici con la disonesta ricchezza”.
Se penso alla vita di Madre Teresa di Calcutta criticata perché riceveva offerte anche da coloro che erano corrotti e in difficoltà con la giustizia troviamo in questo brano evangelico la vera intenzione di coloro che elargivano queste somme allo scopo di raggiungere la vita eterna.
Guardiamo con più coraggio alle cose di lassù.

 

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