TESTO Non sono io il Cristo
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (11/12/2005)
Vangelo: Gv 1,6-8.19-28
6Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore,
come disse il profeta Isaia».
24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
"Non sono io il Cristo". È la dichiarazione del precursore che lo caratterizza meglio: egli non indica se stesso, non rimanda a se stesso, ma ad un altro. Non pensa: "arriva un concorrente, uno che mi sottrae discepoli e mi ruba la scena". Questo atteggiamento di umiltà deve caratterizzare anche ogni cristiano, laico o prete: "Non sono io il Cristo".
Noi possiamo preparare le vie del Signore, non possiamo né dobbiamo sostituirci a lui. Questo vale sia nel rapporto con gli altri, sia in rapporto a noi stessi.
Di fronte agli altri: non possiamo attirare i loro sguardi su di noi, quasi fossimo noi il Salvatore. Non dobbiamo farli fermare a noi; con il Battista diciamo: "non guardare a me, guarda al Signore!"
Di fronte a noi stessi: per vincere il male e corrispondere alle esigenze del Vangelo non possiamo affidarci alle nostre forze, alle risorse umane.
Solo Gesù è la vera luce: noi possiamo dirigere verso di lui lo sguardo dei nostri fratelli, e il nostro stesso sguardo.
Solo Gesù ha parole di vita: noi possiamo aiutare i fratelli ad aprire le orecchie, e aprire le nostre.
Solo Gesù battezza nel fuoco dello Spirito: noi possiamo preparare i nostri fratelli e noi stessi con l'acqua del richiamo alla conversione.
Solo Gesù ha il potere di guarire e liberare: noi possiamo chiamare i nostri fratelli a riconoscere le proprie ferite e la propria schiavitù, e riconoscerci per parte nostra feriti e dominati dall'egoismo.
Quante volte, invece, si cede di fatto alla tentazione di considerare noi stessi la luce, cercando di metterci in evidenza, inseguendo il successo personale, confondendo il testimone della luce con la luce, davanti alla quale tutto il resto deve scomparire, proprio come ci insegna Giovanni il Battista.
Il cristiano evita ogni culto della personalità, propria o altrui, si tratti pure di un santo. Ricordiamo le divisioni della comunità di Corinto al tempo di san Paolo, dovute proprio al fatto che i cristiani dicevano: "io sono di Paolo; io di Pietro; io di Apollo". Il culto della personalità non può che produrre divisioni. Di fronte a questo, Paolo ricorda a tutti che Pietro, Paolo, Apollo, o chiunque altro sono semplicemente strumenti, servi: quello che conta è Gesù Cristo.
Se vogliamo sostituire a Gesù noi stessi o qualsiasi altra persona, presto o tardi costateremo il fallimento: i nostri sforzi, sia pure generosi, non salvano il mondo, anzi, non sono sufficienti nemmeno per cambiare in profondità noi stessi.
Se al contrario lasciamo agire Gesù, ci accorgeremo con gioia che Egli è davvero Salvatore. Questo non significa disimpegno, inerzia, pigrizia, ma comunione con Gesù. Occorre impegnarsi nella pace, liberati dall'ansia, rimanendo al posto che il Signore ci ha assegnato senza oltrepassarne i limiti, in ispirito di lode, gratuità, sovrabbondanza, sempre ripetendo, col Battista: "Non sono io il Cristo".
All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci liberi da ogni protagonismo, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:
In comunione con l'umiltà di Giovanni il Battista, preghiamo come Gesù ci ha insegnato: