TESTO La difficile verità
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/08/2022)
Vangelo: Lc 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Cosa succederebbe nel mondo se improvvisamente, anche nelle più piccole occasioni, si decidesse di omettere la bugia per dire ogni volta la verità? Semplicemente scoppierebbe il caos e le liti si moltiplicherebbero nella nostra società e perfino nelle nostre famiglie. Di solito “a caval donato non si guarda in bocca”, ma se fossimo tutti abituati a dire la verità, in tante occasioni, piuttosto che ringraziare per un regalo ricevuto potremmo offendere la persona che ce lo ha donato, dicendo apertamente che ci ha procurato una cosa stupida e melense. Tali infatti a volte sono i pensieri che di solito nascondiamo.
Se tutti dicessero apertamente la verità, verrebbero alla luce i tradimenti anche coniugali, i raggiri, gli inganni e altre nequizie che di solito si coprono con la menzogna, le quali susciterebbero sdegno e apprensione. Perfino i sentimenti personali, di cui prima si faceva mistero, verrebbero svelati con la conseguenza di spiacevoli discussioni.
Tutto questo perché in effetti nessuno è abituato alla verità ad ogni costo. Siamo proclivi tante volte a nascondere le cose agli altri, a tacere ciascuno almeno un difetto che ci caratterizza o un errore che abbiamo commesso; a occultare almeno un caso di abusivismo o di irregolarità o comunque una forma di manchevolezza anche minima. Siamo abituati a non considerare la bugia e la falsità come peccato verso Dio e verso il prossimo (salvo giustificate eccezioni) e ogni pretesto spesso è buono per mancare di sincerità e di schiettezza.
Eppure, identificando la verità con Dio che è il Vero per eccellenza, dovremmo esserne coraggiosi testimoni in ogni circostanza, prendendo le distanze dalla consuetudine di questo secolo. Giovanni Paolo II invitava al coraggio della verità che, unica, può farci liberi (Gv 8. 18) e a non aver paura di subire ostacoli o persecuzioni ogni volta che ci trovassimo a denunciare ciò che è obiettivamente giusto e reale, soprattutto in ordine alla morale e alla fede e del resto dire il falso è in certo qual modo fare appropriazione indebita del vero.
E' pur vero però che la verità fa anche male e procura fastidi. Come dice un autore, essa è paragonabile al sole: è piacevole finché non brucia. Ecco che allora l'onestà e la sincerità procurano guai a chi le sostiene con forza e nella misura in cui ci si impegna a vivere e a proferire ciò che giusto si viene perseguitati e vessati. Il profeta Geremia (I lettura) sarebbe anche tentato di non parlare più nel nome del Signore a causa delle pene e delle delusioni che tale missione gli procura; subisce infatti illazioni, cattiverie e persecuzioni fino ad essere gettato in fondo a una cisterna per amore della coerenza alla Parola del Signore, ma avverte “qualcosa” che lo sospinge a non tacere e a perseverare nell'annuncio. Capisce insomma che nonostante tutto deve insistere nella verità, senza condizionamenti e senza riserve perché questo gli procurerà comunque il vantaggio dell'assistenza di Dio e dell'utilità al prossimo. Michea di Imla viene osteggiato e fatto imprigionare dal re d'Israele e dal re Giosafat perché predice solo sventure, eppure sono proprio i due monarchi a pretendere che dica loro tutta la verità, sebbene lui intenda riferire cose false appunto per non deludere (1 Re 22, 14 - 28). Anche a Gesù, che è egli stesso la via, la verità e la vita (Gv 14, 6), costa parecchio rendersi testimone del Padre e farsi accogliere come Messia e Salvatore soprattutto quando seguirlo comporta abbracciare la croce inesorabilmente e con costanza. Gesù si manifesterà come immagine del Dio invisibile e quindi come Verità assoluta nell'amore al momento della morte in croce, dove raccoglierà in unità tutti gli uomini dispersi ponendo se stesso come verità fatta uomo per essere incarnata da tutti, ma fin quando non riceverà questo “battesimo” del supplizio dovrà assistere alle contraddizioni e alle divisioni che la sua stessa presenza provocherà perfino all'interno delle famiglie. Come lui stesso diceva è inevitabile che “chi non è con me è contro di me”(Lc 11, 23) e ciò vale anche per coloro che si pongono al suo seguito e per quanti lo rifiutano: la conseguenza sarà uno scontro senza esclusione di colpi fra chi sostiene e chi combatte la buona notizia del Signore. Anche all'interno delle singole famiglie c'è da aspettarsi una simile conflittualità. Non voluta certamente da Gesù, ma che si configura come conseguenza inevitabile per l'antitesi fra chi accoglie la verità e chi la rigetta.
Le ripercussioni di questi scontri nel nome di Gesù sono state purtroppo all'origine di ingiustificati e obbrobriosi conflitti fra cristiani e mussulmani nelle guerre di religione e nelle crociate, e ancora oggi sono alla base di scontri fra cattolici e protestanti. Il messaggio di Gesù e la sua figura comportano inevitabili divisioni e aberranti conflittualità che il Signore in verità vorrebbe evitare, ma che pur tuttavia si mostrano ineluttabili. Del resto il vecchio Simeone lo aveva previsto, al momento della comparsa di Gesù bambino nel tempio: "sarà segno di contraddizione"E questo sempre a motivo del fatto che il prezzo della verità è troppo elevato, soprattutto per chi ama crogiolarsi nel comodismo che la menzogna assicura.
Gli esegeti tuttavia sono molto più ottimisti in merito alla sconsolante affermazione di Gesù. Nelle parole "Madre contro figlia e figlia contro madre, padre contro figlio e figlio contro padre", peraltro proferite anche da Michea, non ci si riferisce agli scontri familiari, ma alla lotta dirompente fra il vecchio e il nuovo: Gesù annuncia la conflittualità che il suo messaggio e la sua Parola stanno per apportare nel passaggio fra quanto appartiene alla vecchia sfera e quanto dovrà concernere la vita rinnovata. L'uomo, in ogni situazione ambientale dovrà lottare parecchio per fuggire l'uomo vecchio intriso di vizi, passionalità e ambizioni e assumere connotati nuovi, ma questo comporterà combattimenti spirituali ad oltranza.
Siamo tuttavia convinti che in ogni caso vivere, promuovere e essere apportatori della verità sia un espediente di missione del tutto irrinunciabile, sul quale non si può non insistere nonostante le avversità e la negativa che comporta. Dio Via verità e vita garantisce sempre vantaggi proporzionati alle fatiche.