TESTO Che ansia, Marta!
don Alberto Brignoli Amici di Pongo
XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/07/2022)
Vangelo: Lc 10,38-42
In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
È un dato di fatto da molto tempo, ormai: tra i farmaci più usati (e abusati) in Italia e nel mondo nord-occidentale in generale ci sono gli ansiolitici. Uno stile di vita frenetico e stressante, una società che non aiuta a vivere con serenità e a guardare con prospettive future la vita presente, una mancanza di legami a livello affettivo che crea solitudine (soprattutto nelle persone anziane), un mondo virtuale nel quale ci si rifugia sempre di più per paura di affrontare quello reale... sono tutti ingredienti che formano una miscela capace di scatenare uno degli stati d'animo più diffusi e più “citati” dalla letteratura piscologica ma anche dal parlare comune: l'ansia. Ogni cosa, oramai, mette ansia e la si vive con ansia: dalle situazioni più complesse e difficili da districare, agli attimi che precedono eventi piena di gioia e di felicità, sembra che non siamo più capaci di vivere le cose che facciamo con il dovuto distacco e la dovuta pazienza, per cui ci facciamo travolgere dall'ansia. E anche quando cerchi di essere il meno ansioso possibile, succede che vieni travolto dall'ondata di chi, appunto, “ti mette ansia” e diventa contagioso al punto che anche tu entri in uno stato di agitazione che mai avresti pensato di provare.
Consoliamoci, però: anche ai tempi di Gesù c'era chi viveva nell'ansia e metteva ansia! E non essendoci, a quei tempi, la possibilità di assumere farmaci ansiolitici, a farne le spese possiamo immaginare che fossero coloro che vivevano a fianco della persona ansiosa. Sarebbe stato interessante chiedere a Maria e a suo fratello Lazzaro quanto non fosse semplice avere in casa una persona agitata e ansiosa come Marta, la loro sorella che ci piace pensare come la sorella maggiore, non foss'altro per il nome che portava, dal significato che è tutto un programma, “padrona di casa”. E l'atteggiamento della padrona di casa, ansiosa e ansiogena, Marta ce l'aveva proprio: innanzitutto, è lei in prima persona che “ospita” Gesù; un gesto, quello dell'ospitalità, riservato, nella mentalità giudaica, al maschio della famiglia (come vediamo in Abramo, nella prima lettura). Poi, Luca la descrive come “distolta” per i molti servizi: un termine che non indica solamente il fatto che si stesse dando molto da fare per accogliere al meglio l'ospite illustre, ma che i “molti servizi” (cosa volesse dire “molti” non ne abbiamo idea, visto che Gesù entra da solo nella sua casa e nel villaggio) la rendono addirittura “distolta” dalla realtà, come assente da tutto ciò che la circonda, come se fosse “entrata nel pallone” e quindi incapace, alla fine, di ragionare lucidamente sulle cose da fare.
E in effetti, pur essendo la padrona di casa, dimentica una cosa fondamentale dell'ospitalità, vale a dire il “tatto”, la cortesia nei confronti dell'ospite: forse abituata a comandare e a ripartire incarichi e ordini a tutti, senza minimamente pensare che sua sorella stava anche solo facendo gli onori di casa stando ad ascoltare il Maestro, non solo rimprovera Maria per la sua presunta pigrizia, ma rimprovera addirittura Gesù, dandogli quasi dell'insensibile nei confronti di lei, donna di casa, e invitandolo senza mezzi termini (con un verbo all'imperativo che sa tanto di comando) a staccarsi da sua sorella esortandola a fare il suo dovere di donna. E non dimentichiamo che alle donne, a quell'epoca, non era consentito ricevere un uomo in casa per porsi ai suoi piedi ad ascoltare la sua parola: era un ufficio riservato agli uomini, perché il discepolato di un rabbino - come lo era Gesù - non poteva di certo essere femminile. E già qui, Gesù dimostra la natura rivoluzionaria del suo messaggio e dell'annuncio del Regno, cosa che deve aver affascinato profondamente Maria al punto da “distoglierla” pure lei dall'aiutare sua sorella: da sempre, Gesù, tra i suoi discepoli, aveva delle donne che lo seguivano e lo accompagnavano, ed è proprio Luca a ricordarlo ai suoi lettori pochi capitoli prima di questo episodio.
Ma c'è un'altra cosa che Gesù vuol fare comprendere a Marta e che certamente è da leggere come un fatto assolutamente nuovo nell'annuncio del Regno: l'ospitalità è sacra, senza dubbio, come ricorda anche l'autore della lettera agli Ebrei, “Non dimenticate l'ospitalità: alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli”. E anche qui, di nuovo, è evidente al riferimento all'Abramo della prima lettura. Eppure, di una sola cosa c'è bisogno, nei confronti di Dio e dei fratelli: ascoltare, che in relazione a Dio è senza dubbio la parte migliore, perché da lui abbiamo solo da imparare, e ciò che da lui riceviamo è incommensurabilmente più grande di tutto ciò che noi, pur con la nostra generosissima ospitalità, possiamo offrire e donare a lui. Ma anche in relazione ai fratelli, l'ascolto è la prima forma di accoglienza, spesso molto più importante delle molte cose che possiamo fare per gli altri. Perché non è detto che gli altri vengano a cercarci per ottenere o ricevere doni materiali e aiuti concreti da parte nostra: spesso, hanno bisogno - anch'essi come Gesù - di una cosa sola, ovvero essere ascoltati, anche quando e qualora si trovassero in uno stato di totale necessità e indigenza. E tra l'altro, ascoltare richiede tempo, pazienza, disponibilità: nulla di meglio per aiutarci a guarire da quell'ansia esistenziale che ormai ci pervade tutti.
Vivremmo tutti quanti meglio, se sapessimo anche noi fermarci, ogni tanto, ad ascoltare le voci che ci parlano: le voci di chi ha bisogno di buttare fuori qualcosa che li fa soffrire; le voci di chi cerca qualcuno che lo ascolti perché nessuno lo fa; le voci di chi, semplicemente, cerca qualcuno perché solo.
Tra tutte queste voci, ce n'è una che, alla fine, è davvero la parte migliore, quella che non ci sarà tolta: è la Voce di colui che è la Parola, e che quando entra nella nostra vita in profondità, è capace di sconfiggere anche la più ansiosa delle situazioni di fronte alle quali, spesso, questo mondo si dimostra sordo e insensibile.