TESTO Commento su Luca 21,34-36
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Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (26/11/2005)
Vangelo: Lc 21,34-36
Dalla Parola del giorno
State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso.
Come vivere questa Parola?
La lettura del libro di Daniele, che ci viene proposta quest'oggi, lascia intuire il permanere della "notte" con i suoi fantasmi paurosi. Il male sembra imporsi con la sua inattaccabile consistenza. A un potere ne succede un altro ancor più devastante. La tentazione che si insinua è quella di assuefarsi all'andazzo comune, lasciandosi andare "in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita", narcotici incapaci di tacitare l'intima inquietudine suscitata dall'inesorabile approssimarsi di "quel giorno". No, il cristiano non può vivere da "alienato". Gesù lo invita a "stare ben attento" a non cadere nei lacci di questa subdola istigazione, ben nota anche ai nostri giorni. E, nella "notte" incombente, lo sollecita a "vigilare". Il verbo richiama la veglia di chi è intento a custodire i propri beni ed anche quell'attenzione amorosa a cogliere il più piccolo accenno che indichi l'approssimarsi di una persona o di un evento desiderato e atteso. Sì, "quel giorno" verrà comunque. Ogni istante ne reca l'annuncio, perché in ogni istante qualcosa di noi muore. È inutile esorcizzarlo, rimuovendolo dalla nostra coscienza e immergendoci negli "affanni della vita", come se questa non dovesse finire mai, come se la "notte" non dovesse sfociare nella luminosità del giorno. "State bene attenti", "vegliate", vivete il tempo che vi è dato come una "vigilia" di festa che non ha nulla di inoperoso, anzi, in cui fervono i preparativi per il grande giorno dell'incontro. Il senso della vigilia non ci distrarrà dagli impegni terreni, ma ne farà percepire tutta la provvisorietà, stimolandoci a non perdere mai di vista il giorno che non conosce tramonto.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, verificherò se il mio vivere è un quieto adattarmi alla "notte", assumendone le logiche permissive, o un'operosa attesa del Cristo che viene
Il tuo Spirito, Signore, tenga desta in me l'attesa del tuo ritorno, così che "quel giorno" non mi colga di sorpresa come un ladro, ma sia preparato e anticipato nell'impegno quotidiano di vivere col cuore proteso verso i beni eterni.
La voce della Chiesa dei primi secoli
Sorvegliate la vostra vita. Le vostre lampade non si spengano, e non si sciolgano i vostri fianchi, ma siate pronti. Non sapete l'ora in cui nostro Signore viene (cf. Mt 24,42-44). Riunitevi spesso cercando ciò che conviene alle vostre anime non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede, se non sarete perfetti in ultimo.
Didaché