TESTO Senza Pentecoste non si vince la paura
don Giacomo Falco Brini Predicatelo sui tetti - blog personale
Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (05/06/2022)
Vangelo: Gv 14,15-16.23-26
«15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre»,
23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Un sant'uomo ortodosso ha definito la vita cristiana come la vita nuova che si manifesta nella scoperta continua dello Spirito di Dio in noi (Simeone il nuovo teologo). Mi sembra una sintesi felice, una specie di titolo da dare alla liturgia della parola in questa solenne festa di Pentecoste. Difatti, la 1a lettura ci ricorda l'evento fondante che realizza la promessa di Gesù. Nella loro fiduciosa e obbediente attesa, i discepoli hanno permesso allo Spirito Santo di irrompere nella loro vita, destando uno straripante stupore tra la folla di giudei accorsa dai dintorni (At 2,5-7). L'espressione “furono colmati di Spirito Santo” (At 2,4) poi esprime bene l'esperienza su cui S.Paolo (2a lettura) riflette teologicamente, parlando dell'inabitazione dello Spirito di Dio nell'uomo credente. Per ben 3 volte in 2 versetti l'apostolo rimarca la nuova condizione del credente, perché abitato dallo Spirito Santo (Rm 8,9-11). Le parole di Gesù nel vangelo sigillano questo grande mistero di salvezza: con lo Spirito Santo che ci è stato dato in dono, Gesù e il Padre prendono dimora nel nostro cuore (Gv 14,23). Dio si è come “cronicizzato” nella nostra carne, in un modo tale che ogni uomo che risponde al suo amore diventi come una finestra che si apre sulla vita eterna.
Le parole di Gesù comunicano l'ardente desiderio di Dio: darci il suo Spirito è la sua volontà, la sua gioia, la verità che ci insegna e ci ricorda ogni parola del Signore. Perciò per noi credenti pregare/invocare lo Spirito Santo dovrebbe essere pane quotidiano, dovrebbe essere un'abitudine stabile, come l'aria che respiriamo o l'acqua che beviamo: sarebbe la prova inconfutabile della nostra convinzione che senza di Lui non possiamo fare nulla (Gv 15,5). Ma siamo davvero convinti che sia così? Tanti secoli fa, le persecuzioni costringevano i cristiani a riunirsi nelle catacombe, perché la loro vita “parlava” di Dio e smascherava la menzogna del mondo che li rifiutava. Affidati e sostenuti dallo Spirito, affrontarono torture e morte per il nome di Gesù. Invece oggi vediamo tanti cristiani chiudersi da soli nelle loro case, come fossero catacombe per stare alla larga dagli altri, li vediamo chiudersi alle relazioni con persone che vengono da popoli diversi, chiudersi davanti alle molteplici sfide di cambiamento che giungono dalla realtà che li circonda. Diciamocelo francamente: non la fede, ma la paura sembra regnare incontrastata in noi e attorno a noi. Come uscire da una vita segnata e guidata dalla paura?
Gesù nel vangelo ci dice che con l'invio dello Spirito Santo avverrà che ci ricorderà quanto ci ha detto (Gv 14,26) e che i suoi discepoli lo testimonieranno (Gv 15,26-27). Se migliaia e migliaia di uomini e donne in passato giunsero a testimoniare tra indicibili sofferenze e persino fino a spargere il loro sangue, tutto ciò è un primo, inconfondibile segno della presenza e dell'azione dello Spirito nei credenti. Ma io amo soffermarmi come il nostro caro papa Francesco (cfr. il primo capitolo di Gaudete et exsultate), su segni ancora più piccoli. Qualche tempo fa mi toccò nel profondo leggere la notizia di un uomo, autista di una azienda di trasporto pubblico, che stava alla guida di un autobus con dei bambini che rientravano da scuola. Ebbe un grave malore ma, prima di perdere i sensi, ha rallentato, ha accostato il pullman al bordo della strada, è riuscito a fermarlo e poi è morto mettendo al sicuro i bimbi. Ecco, credo che questi ultimi, brevi secondi che lo hanno separato dalla morte, siano stati un segno dello Spirito Santo e, naturalmente, di un uomo che gli ha permesso di agire. La strada per uscire da una vita dominata dalla paura c'è: obbedire all'azione dello Spirito Santo.
S.Paolo nella seconda lettura ci dice che non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura perché siamo figli e possiamo gridarlo apertamente (Rm 8,15). Ci invita a camminare secondo lo Spirito, perché siamo entrati in un'era nuova sotto il suo dominio (Rm 8,9). Ma questa libera decisione è per sé stessa fonte di un conflitto: noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete (Rm 8,12-13). Perciò anche i loro frutti sono diametralmente opposti (cfr. Gal 5,19-22). Anche se questa dimensione di lotta non sarà mai estinta finché camminiamo sulla terra, possiamo tuttavia esser certi: chi si lascia guidare dallo Spirito appartiene a Gesù Cristo (Rm 8,11), dunque a Colui che ha già vinto il mondo e dona la sua vittoria a chi gli si affida.
Qualcuno si chiederà: come fare per obbedire allo Spirito Santo? Come poter riconoscere la sua voce? Come vivere dello Spirito, cioè, come lasciarsi guidare da Lui? Non ho alcuna pretesa di dare indicazioni puntuali in merito, soprattutto se consideriamo quello che Gesù stesso dice in proposito, come riferisce il vangelo di Giovanni in un colloquio con Nicodemo: il vento soffia dove vuole, e tu ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va (Gv 3,8). Queste “coordinate” ci dicono quanto sia più fondamentale, prima di cercare la risposta a quelle domande, trovare in sé stessi una disponibilità sempre più totale per essere docili alle ispirazioni dello Spirito. Chi vuol seguire il Signore infatti, deve essere disposto a tutto. E qui viene il difficile e il bello. Difficile, perché lo Spirito Santo è l'Amore che ti chiede di perdere il tuo “io” così inclinato ad essere sempre al centro, così interessato a tenere sotto controllo tutto e tutti, e questo non è indolore. Bello, perché lo Spirito è la verità/amore che ti libera da te stesso, dai tuoi capricci, dalle tue false sicurezze, dalla tua voglia di essere quello che non sei. E ti libera per farti un dono più grande, l'unico in grado di dare una gioia vera all'uomo: quello di amare, cioè di fare degli altri e di Dio il centro della vita. Allora vieni ancora oggi, Spirito creatore, e donaci un cuore nuovo!