TESTO Lo Spirito e la verità
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
VI Domenica di Pasqua (Anno C) (22/05/2022)
Vangelo: Gv 14,23-29
23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Anche se mancano due settimane alla Solennità che gli renderà ogni onore e ogni merito, lo Spirito Santo è il protagonista indiscusso di questa Domenica. Ciò soprattutto per due motivi: 1) Esso è lo Spirito di Gesù, che lo stesso Signore cioè conferirà il giorno di Pentecoste, che Gesù stesso effonde sui suoi discepoli la sera stessa del giorno della Resurrezione per abilitarli alla remissione dei peccati (Gv 20), lo Spirito in forza del quale Gesù risorto invia i suoi apostoli a predicare e a battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e lo stesso Spirito che Gesù aveva “consegnato” al momento di spirare in croce. Lo Spirito insomma che aveva accompagnato Gesù nella vita pubblica man mano che procedevano le sue opere di misericordia e i suoi insegnamenti, lo stesso che era disceso su di lui sotto forma di colomba per istituirlo Figlio di Dio subito dopo il battesimo di Giovanni, lo Spirito che condurrà Gesù nel deserto per essere tentato ma per avere successo sul maligno. Lo Spirito Santo insomma che indirizza Gesù, ma anche quello di cui Gesù sarà apportatore e dispensatore. Fra Gesù è lo Spirito vi è una relazione di dipendenza, ma anche di protagonismo; Gesù allo Spirito è sottomesso e asservito, ma dello Spirito si serve come una risorsa per manifestare a tutti la sua presenza, soprattutto dopo la sua ascensione al cielo.
2) Esso è lo Spirito indubbiamente Persona, Soggetto alla pari del Padre e del Figlio, capace di sussurrare, di suggerire, esortare, ma anche di potenzialità decisionali. Gesù ne parla come di Colui che “prenderà del mio e ve lo darà”; che cioè illustrerà ai suoi discepoli la verità che adesso loro non sono in grado di afferrare. Sarà proprio lo Spirito Santo ad attualizzare la presenza di Gesù, a rinvigorirne l'efficacia, a qualificarne la missione; ma soprattutto sarà lo Spirito che fugherà ogni dubbio nei discepoli intorno all'autenticità della Parola di Gesù, che illuminerà tutti su quello che Gesù risorto, vivo e invisibile, intende suggerire. E' lo Spirito Persona, che taluni (es i Testimoni di Geova) negano come tale, ma che inequivocabilmente è protagonista attivo di consolazione e di istruzione, che suggerisce, guida e orienta, dimostrando così la sua soggettività e personalità evidente. Solo lo Spirito Santo in effetti ha potuto guidare la Chiesa verso la verità man mano che la sua opera proseguiva per mandato dello stesso Cristo. Solo lo Spirito poteva rendere possibile la sopravvivenza nel tempo di una Chiesa più volte lesa e offesa dalla lussuria e dall'immoralità, suscitando in essa uomini di vera trasparenza evangelica che ne restituissero l'attendibilità. Solo Lui poteva distogliere il magistero dagli errori e dalle aberrazioni, suscitando amore verso la verità oggettiva; solo lo Spirito poteva motivare la Comunità Ecclesiale nel dialogo e nell'interazione, scongiurando il persistere delle inimicizie con le altre fedi religiose. Solo lo Spirito poteva istruirci sulla verità in ordine di etica e di dottrina. Lo Spirito di Gesù, la Persona che unisce il Padre e il Figlio in un solo amore, nel corso dei secoli si è distinto come il vero fautore della Chiesa, perché al di là delle aberrazioni e delle devianze degli uomini, ha saputo riproporre fino ad oggi la figura del vero Gesù Cristo, illuminandoci sulla sua Parola di verità.
Nella prima lettura, che in definitiva ci parla del primo Concilio della Chiesa Cattolica, lo si vede intervenire su una consistente diatriba intorno alle usanze dei primi cristiani di matrice giudaica di ricorrere alla circoncisione e di voler imporre tale usanza anche ai fratelli di provenienza pagana. Nei primi anni del cristianesimo, infatti, anche i seguaci di Gesù praticavano la legge di Mosè e praticavano la circoncisione, ritenendola indispensabile per la salvezza; si sentivano così in dovere di imporre codesta usanza ai neofiti di altra derivanza ed estrazione sociale. Possibile tuttavia costringere dei fratelli a una pratica alla quale non sono per nulla avvezzi, mettendo in discussione la loro fede nel Signore Gesù Cristo? Il solo fatto che non vogliano praticare la circoncisione è sufficiente per osteggiarli come refrattari e non credenti? E' giustificato accanirsi con i primi cristiani non circoncisi e renderli oggetto di pregiudizio e di illazione? Sono questioni che richiedono attenzione e buon senso, che richiamano all'attenzione e all'obiettività e che chiamano in causa la verità, quella che rende liberi (Gv 8, 8) e che non deve sottoporre a norma alcuna. Solamente lo Spirito Santo è in grado di risolvere questa controversia, non senza la partecipazione di Giuda e Sila e prima ancora di Paolo e Barnaba.
Paolo spiega poi che adesso non è la circoncisione che conta e nemmeno la non circoncisione, ma essere nuove creature (Gal 5, 6). Il cristianesimo non si risolve in una sola area cultuale ma l'unico vangelo si incarna in tutte le dimensioni e in tutte le culture, facendole proprie e incidendo su di esse. Non è possibile imporre una sola forma o un solo schema precostituito a tutte le mentalità e alle varie culture esistenti.
La Chiesa deve essere "cattolica" cioè universale, in grado di estendersi verso tutti i popoli e di accogliere la varietà dei doni, dei carismi, delle mentalità e delle culture come un fatto dello Spirito Santo. La vera legge è quella della libertà, caratterizzata dall'amore e ambedue le risorse superano l'esteriorità. Ecco che allora lo Spirito suggerisce in questa adunanza di non turbare eccessivamente i nuovi arrivati dal paganesimo, ma raccomandare loro solo ciò che è veramente indispensabile.
Episodio questo quanto mai attuale se si considera lo sciovinismo e la tassatività di chi, all'interno della comunità, pretende di saperne più degli altri e di poter dettare norme perché più anziano e veterano. Divisioni, contese, diatribe, vessazioni di alcuni a danno di altri, prevaricazioni e altro ancora sono non di rado all'ordine del giorno nelle singole comunità cristiane, le quali vivono l'urgenza della conversione e della docilità allo Spirito Santo e ai suoi doni, perché possiamo individuare la verità che per intero ci guida verso la salvezza.