TESTO Commento su Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15
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Santissima Trinità (Anno C) (12/06/2022)
Vangelo: Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15
«12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Oggi festeggiamo il mistero della Santissima Trinità. Alziamo il nostro cuore, più che gli occhi, verso l'alto, tenendo presenti le parole che Gesù, quando era ancora in terra, ci ha insegnati e che gli apostoli ci hanno tramandato: Il cristiano è impregnato della vita della Trinità nella speranza di partecipare alla festa senza fine.
Quanti sono vissuti con lui non sempre, durante la sua esistenza terrena lo hanno, in verità, compreso. Solo quando è scomparso ai loro occhi, hanno sperimentato, nel loro cuore, la forza del suo Spirito che li ha guidati verità ed essi, gli apostoli, la hanno trasmessa a noi.
Noi, che abbiamo acquisito questa verità, in forza del Battesimo, quando ne parliamo, sentiamo tutta la difficoltà che ne deriva, allorché cerchiamo di spiegare, con le parole, una verità che non riusciamo del tutto a comprendere, e per tanto incappiamo e balbettiamo.
Il libro dei Proverbi ci parla della Sapienza Generata dal Signore “ all'inizio sella sua attività, prima di ogni sua opera...io fui generata” perché assistesse Dio, come “architetto”, al momento della creazione, non solo, ma anche nella organizzazione del mondo creato e “ mi rallegravo davanti a lui ogni istante “ dando il senso al mondo secondo il piano di Dio.
Giacché questa Sapienza pone le sue “ delizie tra i figli dell'uomo” invitiamola a scendere tra noi, nel nostro cuore, perché anche noi possiamo sfiorare il confine del mistero e, lei, prendere il nome che gli compete: Gesù Cristo.
Che il cristiano sia impregnato della vita Trinitaria lo dice anche il Salmo responsoriale allorché proclama che Dio lo ha onorato coronandolo di gloria e di onore, ma non solo, lo ha costituito padrone su tutto il creato. Ciò non è poco, per cui all'uomo non resta che esclamare e contemplare: “ O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!”
Noi non ci rendiamo consapevoli di tutti i doni che la Trinità ha elargito su di noi, come dice l'apostolo delle genti: “ L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Se è come dice San Paolo la trinità non può essere oggetto di una nostra speculazione intellettuale, ma un dato di esperienza, resa possibile dalla fede e dall'amore. È quindi lo Spirito che risveglia nei nostri cuori l'amore di Dio e che ci invita a percorrere la via per abitare, già da ora, la sua casa.
Il nostro intelletto non è in grado di sostenere il peso delle molte cose che Cristo ha ancora da comunicarci, soltanto la profondità del nostro essere, dove lo Spirito ha fissato la propria dimora e lo ha costituito laboratorio del mistero trinitario, ci rende in grado di sostenerne il peso.
All'uomo non rimane altro che sperare, perché la speranza cristiana ha una solida base, quella “ della gloria di Dio”. Infatti “ l'amore riversato sui nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” fa di noi degli esseri pacificati e le sofferenze diventano la prova che non siamo degli sconfitti, ma dei vincitori. E tutto ciò è motivo di vanto pochi consapevoli di averlo ricevuto da Dio.
La parola di Gesù, nel contesto in cui è inserito il brano liturgico odierno ( Gv. 16,12-15 ), fa parte di quella sezione del vangelo giovanneo che gli esegeti etichettano come discorsi d'addio. In essi Gesù si rivela ai suoi chiamandoli amici, promette loro lo Spirito di Verità che sarà la loro guida, affinché accolgano il mistero della sua Passione nell'offrirsi totalmente a loro. Ma sarà lo Spirito Santo a comunicare agli apostoli e ai discepoli ciò che avrà udito da lui, è la sua voce stessa, la manifestazione dell'amore del Padre per l'umanità. Il ruolo dello Spirito Santo è determinante per capire il mistero della vita di Gesù a favore dell'uomo.
Dopo la scomparsa di Gesù, dalla terra, la parola di Dio continua a farsi sentire per mezzo della Chiesa. L'aveva sentita la cristianità del medio evo allorché si parlava di povertà, come beatitudine, che prende vita in Francesco d'Assisi. oggi la povertà ha preso vita nei papi da Giovanni XXIII in giù sino a pappa Francesco, ma anche in tanti altri.
Lo Spirito Santo è anche la comunicazione dell'amore che Gesù Cristo ha dimostrato per l'uomo dando la propria vita per lui sulla croce: solo attraverso la comunicazione dell'amore, da parte dello Spirito Santo è possibile conoscere e realizzare un mondo nuovo, il cui modello si rifà all'amore di Gesù.
Revisione di vita
- Siamo consapevoli che Gesù non è soltanto un esempio del passato, ma anche e soprattutto Il Salvatore presente anche nella nostre storie?
- Siamo veramente certi che Gesù è il Messia da seguire e alla cui opera collaborare?
- Siamo convinti che Dio non è un'astrazione, ma il Padre che si rende visibile in Gesù?
Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari