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TESTO L'alfabeto dell'amore

don Mario Simula   ufficio catechistico diocesi di Sassari

V Domenica di Pasqua (Anno C) (15/05/2022)

Vangelo: Gv 13,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Amore è una parola abusata. La usa anche il violento che distrugge “per amore”. Distrugge la vita, una storia, un'esperienza durata anni. Mentre porta la morte dichiara all'altro o all'altra: “Sei un amore! Sei il mio amore”. Amore diventa la parola che salva le situazioni più violente e assurde, le giustifica, le copre.
Amore è una parola resa vuota dai fatti. La si usa per esorcizzare i surrogati quotidiani di ogni forma d'amore di coloro che non accettano le conseguenze e gli impegni di ogni affetto e di ogni sentimento: l'amore da strada, l'amore impulsivo e volgare, l'amore grossolano, l'amore che trasforma in oggetto la persona amata.
C'è chi per amore di patria uccide credendosi benefattore, chi per amore di un popolo scatena la guerra, chi sempre per amore rifiuta la vita e ne coglie soltanto gli aspetti egoistici e gretti.
Il Vangelo di Gesù parla di un comandamento nuovo amore da accogliere e da condividere: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Così amatevi anche voi gli uni gli altri. Condividete questo esempio di amore. Fatelo diventare vostro. Non viene dall'uomo, ma da Dio. Donatevi un amore che non appartiene alla terra anche se lo si vive sulla terra. E' l'amore del cielo e del quale vi do una testimonianza unica, accessibile anche a voi”.
Il contesto che fa nascere l'amore secondo Dio, è il gesto sconvolgente di Gesù che, alla vigilia della sua passione e morte, si cinge il grembiule e lava i piedi dei suoi discepoli. Anche quelli di Giuda che, fra poco, percorreranno le vie della perdizione e della disperazione. Anche i piedi di Pietro che non vuole a nessun costo che il Maestro e Signore si pieghi fino a terra, come atto di amore umile e da rivivere.
Gesù rivela a noi l'amore di Dio che crea, rigenera, dà la vita, fa “nuove” tutte le cose.
Questo è il messaggio dell'Apocalisse: “Vidi un cielo nuovo e una terra nuova”. IL massimo dell'amore si manifesta così. Nel nostro tempo nel quale tutto invecchia e si corrompe: la terra e la sua bellezza, l'uomo e la sua vocazione alla pace e alla concordia, le nazioni e la loro vocazione alla collaborazione e al dialogo. L'universo. Dio, col suo amore “fa nuove tutte le cose”. Senza l'Amore che viene da Dio ogni cosa, ogni relazione, ogni affetto diventano brutti. Disumani. Ostili. Una vera prigione nella quale viene rinchiuso chi è maggiormente debole, solo, senza pane e senza acqua, senza sopravvivenza, senza futuro.
Abbandonato a situazioni vergognose che noi stessi, uomini, abbiamo creato e continuiamo a creare ogni giorno.
Gerusalemme, città di Dio, città dell'unione tra i popoli, città di pace, sarà il cuore di una umanità inquieta ma rigenerata, come una sposa adorna per il suo sposo. In essa Dio diventerà il nostro coinquilino: Dio-con-noi. Lui asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi e non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno. Le cose di prima sono passate.
L'uomo discute, si accapiglia per avere ragione, per far valere il suo potere.
Soltanto Dio sarà la pace. Lui soltanto farà nuove tutte le cose.
Noi distruggiamo. Dio rinnova. Noi facciamo terra bruciata. Dio fa della terra un unico pascolo fecondo, pieno di vita e di frutti.
Darà origine, ancora una volta, a quel paradiso creato per l'uomo e per la donna. A meno che noi, nella nostra stoltezza, non ci abbandoniamo alla disobbedienza per essere come Dio, conoscitori del bene e del male. Il nostro fratello Caino non uccida Abele aprendo voragini di odio. O il mondo non voglia prendere il posto di Dio, dando la scalata al cielo, come i costruttori della torre di Babele.
La cosa nuova che Dio porta nel mondo, con la presenza del Figlio Gesù, che ama sino a morire, è la vita dell'incontro, del rispetto, dell'amore all'esistenza, della difesa dei deboli. Dell'accoglienza di chi ci passa accanto urlando la sua disperazione.
C'è un'espressione analoga alla parola amore. E' “girare la faccia dall'altra parte”, ignorando la sofferenza del fratello e della sorella.
E' un'espressione evangelica. Può diventare un modo di dire ipocrita che fa rivoltare il cuore di Dio.
Non voltarsi dall'altra parte significa voler accettare di soffrire per la sofferenza altrui. Sporcarsi le mani nel fango per raccogliere la persona che è caduta. Condividere letto, cibo e dolore.
Il regno di Dio si costruisce passando attraverso la tribolazione e, con tutto l'amore che cresce nel nostro animo, affidando alla grazia di Dio tutto il bene che si compie.
Non si è più mille paesi estranei. Non si è più infinite guerre silenziose che schiacciano i poveri vermi senza voce. Si diventa famiglia di Dio che si ritrova alla stessa mensa per costruire un mondo di incontri, per fare di ogni cosa, a partire dal nostro cuore, il miracolo inedito che Dio ha pensato.

Gesù, come sono noiose e arroganti le discussioni degli uomini che non vogliono guardare in faccia la verità. Noi siamo costruttori di lotte quotidiane e di guerre in tante parti del mondo. L'unica cosa che siamo in grado di fare è discutere, vomitare ogni sorta di argomenti per far “vincere” la nostra idea. Intanto, Gesù, i tuoi fratelli nel mondo soffrono, muoiono, urlano, si disperano.
Gesù, quante volte mi capita di credere che possiedo la verità confezionata e indiscutibile. La dimeno per aria, la faccio correre su ali di morte, la contrabbando come la soluzione migliore. In realtà non voglio scomodarmi, non voglio pagare nessun prezzo.
Quanto poco amo la terra nuova e i cieli nuovi. Mi attira ciò che è vecchio e che è nato dalle mie mani e non dalle mani del Padre che è nei cieli, che cammina accanto a noi sulle strade di questa terra angosciata.
Gesù trasforma la mia persona “nella cosa nuova” che tu sei venuto a portare nel mondo.
Rendi nuove le mie mani perché sappiano accarezzare e confortare e costruire il bene. Rendi nuovi i miei piedi perché sappiano camminare verso i sentieri del dolore e della distruzione. Rendi nuovi i miei occhi perché vedano, non per onore di cronaca, ma per il dolore lancinante che piaga la nostra vita.
Donami soprattutto un cuore nuovo che sia “nuovo” per tutti, sempre. Anche quando la tribolazione lo stritola e lo fa sanguinare.
Rendi nuova la mia mente perché comprenda che esistono tante prove molto più dolorose di quelle che affronto io.
Gesù, fa di me una creatura nuova. Tutta nuova, senza rughe, senza pieghe, senza occhi spenti.
Gesù, io non posso fare molto in questo mondo di sofferenza. Una cosa è alla mia portata: imparare ad amare, come ci ami Tu. Basta questo per fare nuove tutte le cose.

 

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