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TESTO Conoscere e ascoltare

don Mario Simula   ufficio catechistico diocesi di Sassari

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (08/05/2022)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Paolo e Barnaba sono la voce che grida, nel deserto di Israele duro e ostinato, la Bella Notizia: “Quel Gesù che avete perseguitato, percosso, umiliato e ucciso è Risorto. Voi siete i primi destinatari di questo Vaangelo di gioia e di vittoria”.
La Parola è detta con franchezza, senza compromessi, senza annacquamenti, senza ricerca di benevolenza in mezzo alle persecuzioni. E' la verità. Tutta intera. Non può essere proposta a metà.
Con fiacchezza, per paura di scontentare qualcuno o di farsi ulteriori nemici aggressivi e violenti.
Gli ebrei non vogliono ascoltar, la gelosia li avvelena. Invece di accogliere il dono della Parola, si abbandonano alle parole ingiuriose. Sono chiusi. Al massimo riescono a discutere per portare dalla loro parte la gente semplice che si fida di Dio. Paolo e Barnaba non hanno dubbi. Si apriranno all'immenso mondo dei pagani. “Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani".
E' Dio che, con un suo particolare progetto di amore, ha posto i suoi discepoli come luce nelle nazioni mandati a far correre la salvezza fino agli estremi confini della terra.
La testimonianza è coraggiosa. Il credente nel Risorto non può chiudersi nel suo piccolo mondo umano.
E' mandato dappertutto, ad ogni popolo senza limiti di razza, di luogo, di storia. Il Vangelo è un messaggio per l'uomo, per ogni uomo. Imbavagliarlo significa ridurlo ad una setta, ad un diversivo snob di club di affezionati e intolleranti, ad una ideologia che non dà la Parola a Gesù Risorto.
Gli apostoli vanno dritti lungo i percorsi di Dio. Non badano nemmeno alle persecuzioni che la loro coerenza gli scatena attorno e che coinvolge anche tutti quelli che credono. Anzi, dice il testo degli Atti “i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo”.
E' un'annotazione che richiama un principio. Vuoi essere tra i discepoli che vincono il mondo? Lasciati prendere dal coraggio del cuore. Anche nel momento della prova. Con te cammina lo Spirito Santo che ti fa toccare con mano la gioia e ti apre all'esperienza della sua Presenza dolce e piena di Luce.
Questa pagina ci apre davanti agli occhi domande impellenti e da accogliere con cuore puro e retto: “Sei forte e convinto del Vangelo, a tal punto da non tirarti indietro, cercando l'omologazione dell'opinione pubblica, così da non correre rischi?
Il vero malore interiore del discepolo è la mediocrità che si manifesta barattando ciò che si annuncia con ogni altra scelta interessata e comoda.
Il fuoco di una comunità di fede deve splendere e riscaldare giorno e notte. Deve rosseggiare di sangue se questo è necessario. Porta con sé la Luce dell'Amore Risorto. Non “fa cose” tanto per farle.
Obbedisce sempre a quelle richieste del cuore, che Dio suggerisce.
Credere al Vangelo ci coinvolge come singoli e insieme. Ci converte. Abbatte i muri tra di noi.
La condizione che il Risorto domanda è la purezza della vita. Chi la vive trova Gesù come pastore che si prende cura. Il Pastore che farà scomparire la fame, la sete e l'arsura. Il Pastore buono e bello, Gesù Risorto, che ci conduce alle fonti delle acque della vita.
Dio stesso asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.
Questa Speranza che attraversa il libro della Vita, il rotolo dolce e amaro, e rappresenta una risposta definitiva e gioiosa per i perseguitati.
La voce del pastore diventa una melodia da accogliere e da ascoltare. Questa esperienza deve manifestarsi: Gesù ci conosce e le pecore lo seguono. Senza smarrirsi per altri sentieri che non siano quelli della vita eterna. Nessuno mai potrà strappare il discepolo amante dalle mani di Gesù. E' il Padre che lo chiede al Figlio. Anzi il Padre, nella sua misericordiosa premura con le sue mani forti impedirà che i mercenari prendano il sopravvento.
I credenti saranno, per sempre, una cosa cola con Gesù e con il Padre.
Una comunità di discepoli e ogni singolo discepolo scoprono, la loro esistenza trasformata, di essere sale della terra e luce del mondo. Lampade sempre accese. Esempio sfolgorante di amore.
Tutto il resto ci porta fuori strada. Non ci fa raggiungere il bersaglio. Ci rende sconosciuti a Dio.

Gesù, quale altra vocazione metti nel mio cuore se non quella di ascoltarti, riconoscerti e seguirti?
Hai affidato la nostra vita all'Amore. Questo privilegio non ci mette al sicuro dalle persecuzioni. Avremo sempre attorno a noi coloro che sono induriti nel loro cuore.
Mi rimane una perplessità importante: la convinzione di essere dalla parte dei giusti.
Poche volte sperimento nella mia vita una fede certa, abbandonata alle tue premure di pastore buono, sempre in dialogo con me per indicarmi la strada da percorrere.
Sono alla ricerca di ricette invece che mettermi alla ricerca del Maestro e rimanere ai suoi piedi per trovare luce e risposte.
Faccio molta difficoltà ad esprimerti una fiducia incondizionata, con la parole stesse del Vangelo:
“Credo, Signore, accresci la mia fede, da chi andrò, Signore, se tu solo hai parole vita eterna? Signore, salvami: sto andando a fondo. Toccate, sono proprio io”.
Gesù, ti rendi conto, più di una volta, che sono un incostante, uno che usa con te molte parole e poche ne ascolta di parole uscite dalla tua bocca?
Ci vuole un'altra qualità di discepolo per annunciare il tuo Vangelo scomodo e beatificante. Ci vuole un santo: quello che io non sono!

Don Mario Simula

 

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