TESTO Commento su At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35
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V Domenica di Pasqua (Anno C) (15/05/2022)
Vangelo: At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35
31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Questa domenica vediamo una Chiesa sempre in cammino “Euntes in mundum universum”.
Don Primo Mazzolari così scriveva: “I suoi discepoli lo volevano circoscrivere alla Palestina con la scusa che egli era ebreo e se lo ritrovarono in Antiochia, in Alessandria, in Atene, in Roma prima ancora che gli apostoli vi mettessero piede. Gli volevano dare cittadinanza romana ed egli era di la, con i barbari. Gli fabbricarono stupende basiliche di travertino, ed egli aveva già accettato ospitalità sotto la capanna del monaco sulle rive della Mosa, del Reno, del Danubio. Gli avevano fissato come mare il Mediterraneo ed egli passava l'Atlantico con Colombo. Il feudalesimo gli offriva il castello, ed egli faceva casa con i servi della gleba. I re lo nominavano ciambellano o cappellano di corte, ed gli si faceva galeotto con il San Vincenza De' Paoli. Dopo averlo deriso la borghesia è andata in cerca di lui, e la povera gente credette e continua a credere che sia rimasto là con loro che non le vogliono bene, mentre cammina portando le sue pene e le sue speranze. Cristo cammina, nella sua Chiesa, ed è sempre attraverso i secoli e in ogni ora della storia - in ogni forma di cultura - Natale per un cristiano.
E allora mentre la chiesa cammina le strade della storia Cristo si limita a dare i due grandi comandamenti dell'amore ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore con tutto il corpo con tutta la tua anima con tutto e secondo ama il tuo prossimo come te stesso che forse sarà il più difficile da mettere in pratica. Ma la novità, per questo comandamento di Gesù, è assolutamente nuova per la forma, per il modo con il quale è espresso. Partiamo con un certo Cristo che non viene a stravolgere la legge, ma a completare la legge, in una visione nuova, un altro angolo di lettura del comandamento. Gli ebrei si rifugiavano, e si rifugiano, nel formalismo, nell'assorbimento dei precetti secondo la più stretta forma al fine di non sbagliare. Lui no.
In secondo luogo, dobbiamo sottolineare che il comandamento di Gesù è nuovo soprattutto per il contenuto. Gesù non rinnega quella che la struttura del bellissimo, ma vecchio comandamento che prevedeva l'amore in toto per Dio, ma che ci aggiunge la completezza in due sedi separate, una parte la leggeremo nel Deuteronomio, l'altra, ci mette un po' in crisi, cioè ama il tuo prossimo come te stesso, o meglio ama il prossimo come te stesso, quindi anche qui il prossimo non è dentro la mia cerchia tranquilla familiare, o poco più, ma è il prossimo e soprattutto chi è il prossimo per avere la capacità di amarlo come se stesso.
Ed siamo alla terza evidenza delle novità conseguite in questo comandamento, tenendo gli occhi verso il cammino della Pasqua “Tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete Amore gli uni per gli altri”. Più noi rimaniamo attaccati a Cristo, più noi conosceremo Cristo, ma nello stesso momento riusciremo a capire meglio il prossimo e amarlo come Cristo ci ha insegnato. Non si tratta più di un comandamento dall'esterno che ci impone l'impossibile, ma ben sì di una esperienza dell'amore donata dall'interno, un amore che per sua natura deve essere ulteriormente partecipato ad altri (Deus Caritas est 17.18).
In poche parole, il vecchio comandamento dell'amore esigeva di amare il prossimo come se stessi, il nuovo comandamento esige di amare come io Cristo vi ho amati. C'è un solo comandamento di amore: di Dio in sé e nelle sue creature, e delle creature in Dio. Il prossimo è come il sacramento sociale dell'amore di Dio. La chiesa nasce dall'amore, cresce nell'amore, non può che camminare nell'amore. la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo ed un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era tra loro in comune (Atti 4,32)
DOMANDA
Come singolo, come coppia, come famiglia, come comunità, come so essere forza visiva dei gesti d'amore che aiutano il prossimo?
Claudio Righi