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TESTO Commento su At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14-17; Gv 10,27-30

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (08/05/2022)

Vangelo: At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14-17; Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Le parole del brano del Vangelo riassumono e chiarificano efficacemente tutto l'insieme delle letture di questa domenica: “Le pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono”
L'ascolto della voce di Gesù e la sequela del suo stile di vita è ciò che ci rende credenti e suoi seguaci
Significativo è l'atteggiamento e l'operato dei Giudei ai quali per primi gli apostoli annunciano il Vangelo di Gesù rispettando l'idea del primato in virtù dell'alleanza antica di Dio con i Padri della tradizione, alleanza creduta unica riducendo Dio quasi ad una proprietà gelosa e si direbbe anche in contrasto con l'idea di Dio “infinito” .
La consapevolezza e l'orgoglio di essere la “nazione eletta” li rende chiusi a ogni cambiamento, sordi all'annuncio di Gesù, uomo laico e non tra gli ”eletti servitori del tempio”; uomo libero che non soggiace alla legge acriticamente ma ascolta soprattutto il cuore della gente che incontra in qualunque situazione essi si trovano e vede la loro fede in lui aldilà delle divisioni (israeliti o pagani), aldilà dei confini( samaritani, gente di Tiro e di Sidone), aldilà dello status sociale ( centurione, pubblicano, prostituta...).
Spesso coloro che frequentano più assiduamente il tempio, allora come adesso, seguendo con diligenza la liturgia e le regole tradizionali ma in fondo sentendo Dio lontano e avulso dalla loro vita, rimangono prigionieri della ritualità e rigettano ogni novità che li scuota dal tranquillo tran tran delle pie pratiche.
Spesso costoro vivono in modo schizofrenico la loro religiosità: dentro al tempio con genuflessioni, litanie, gesti rituali; fuori dal tempio come se Dio fosse rimasto la dentro fino al prossimo giorno a lui dedicato e non potesse dirci nulla nella quotidianità.
Gesù conosceva il tempio e i suoi riti ma quasi sempre pregava ovunque si trovasse per attingere forza e camminare ogni giorno ( sabato compreso!) accanto agli uomini in carne ed ossa e guardare e vedere i loro bisogni, le loro fatiche, i loro dolori, per lasciarsi avvicinare da chi con fede ed umiltà chiedeva il suo aiuto e si affidava a Lui come appunto le pecore si affidano al loro pastore e seguono la sua voce tranquille perché sanno che Lui le conosce.
Gli Apostoli ancora legati alla tradizione si rivolgono per primi ai Giudei e soprattutto a quelli che pensavano più pronti ad accogliere l'annuncio ma essi “ricolmi di gelosia” pavidamente “sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città” per perseguitare e cacciare Paolo e Barnaba:
Il privilegio di essere Uomini del Tempio (della Chiesa giusta!?), forse sicuri di essere già salvi per rango o per etichetta, spesso oscura l'animo e provoca il peccato di superbia che chiude il cuore e la mente ad una Parola Nuova, all'Annuncio che viene dai semplici e dagli umili, ci rende incapaci di riconoscere che lo Spirito di Dio può parlare là dove meno ce lo aspettiamo e che tocca a noi avere mente e cuore aperti per davvero essere persone di fede cioè di fiducia in Dio e non in noi stessi.
I pagani liberi dalla tradizione legalista, consci della povertà di essere semplici creature e non “eletti” hanno il cuore più aperto e accettano quella Parola liberatrice, non hanno nulla da perdere, non hanno onore da salvare e sono “umili di cuore” condizione indicata da Gesù come una beatitudine!

I poveri e gli oppressi, coloro che trascorrono la vita “nella grande tribolazione” sentono il bisogno di lavare le loro vesti sporche di miseria, di oppressione, di scherno, di malattia, di giudizio....ma proprio il loro aver patito con cuore aperto li rende immacolati agli occhi di Dio e la loro fiducia in Lui (anche se a volte non ne sono consci) li rende partecipi della salvezza!

Domande di Revisione di Vita
Siamo aperti alla chiamata di Dio “ovunque “o lo cerchiamo solo dove noi crediamo di trovarlo?
Abbiamo fiducia che Gesù, il nostro Pastore, ci conduca in terreni su cui possiamo camminare anche se magari ancora sconosciuti?
Quali sono i nostri stati d'animo di fronte ai “diversi”?

Marinella Gualchi di Torino

 

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