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TESTO Commento su At 5,12-16; Sal 117; Ap 1,9-11.12-13.17-19; Gv 20,19-31

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II Domenica di Pasqua (Anno C) (24/04/2022)

Vangelo: At 5,12-16; Sal 117; Ap 1,9-11.12-13.17-19; Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-31

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Questa domenica celebriamo la Divina Misericordia, festa istituita da san Giovanni Paolo II nel 2000, tema che troviamo presente in tutte le letture, oltre al mistero della resurrezione reso visibile e da testimoniare come un progetto di vita nuova.
Questa testimonianza ci è descritta nel libro degli Atti dove gli Apostoli, grazie allo Spirito, non sono più rinchiusi, timorosi, nel cenacolo ma testimoniano al tempio: una Chiesa che stava crescendo all'ombra della misericordia divina che operava, attraverso di loro, miracoli di guarigione.
Altro segno della misericordia lo troviamo nel Salmo 117, là dove il salmista recita: “dicano quelli che temono il Signore «il suo amore è per sempre»”. Un amore incondizionato e fedele che non verrà mai meno.
Nella seconda lettura, tratto dal libro dell'Apocalisse, san Giovanni viene chiamato, in visione, ad essere testimone degli eventi salvifici operati da Gesù e a comunicarli alle comunità, Chiese, presenti e attive nel territorio medio orientale.
Nel brano del Vangelo si intersecano diversi temi e quello della misericordia viene esemplificato non solo da Gesù ma anche dalla stessa comunità degli apostoli.
È uno dei momenti più belli di questa pagina: una comunità che patisce il peso di certe assenze e perciò non si rassegna, anzi, il segno dell'incontro con il Risorto sarà proprio mettersi sulle tracce di Tommaso. Gli apostoli attuano quella che possiamo definire l'etica della ricerca e dell'incontro. Pur nella crisi vissuta da Tommaso, gli altri hanno ancora mantenuto un legame tra di loro e con lui e gli portano la loro esperienza: «Abbiamo visto il Signore!». Si parla solo di ciò che si è contemplato, di ciò che si è toccato con mano; non un invito a tornare, ma a ricredersi. Tommaso sceglie di muovere i suoi passi grazie alla mediazione operata dai suoi fratelli. Non tocca a noi restituire senso all'esistenza altrui: a noi spetta il compito di favorire incontri. Quanti, forse, sono rimasti dimenticati perché nessuno è andato a cercarli, a condividere un tratto di strada insieme!
Altro segno di vita nuova che troviamo in questo brano è l'annuncio del perdono (“Pace a voi!“ dice Gesù ai discepoli che l'avevano abbandonato nel momento della prova) e l'invito a fare la stessa cosa verso il prossimo: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi“. Questo non è solo il potere del prete ad assolvere i peccati nella confessione, ma, come condizione di vita nuova, è un invito a tutti i credenti ad avere il coraggio di perdonare i peccati, cioè le offese ricevute. Possiamo allora tradurre le parole di Gesù con la formula “Se troverete la forza di perdonare, il peccato e il male saranno tolti di mezzo a voi, saranno cancellati. Ma se non sarete capaci di perdonare, il peccato continuerà a essere presente in mezzo a voi, a dominare, a compromettere la vostra convivenza, con la sua forza disgregatrice” (padre Piero Buschini).
Un terzo tema esplicitato in questo brano è che la fede è sempre un superamento del dubbio e qui rientra in campo Tommaso. Tommaso è il simbolo di tutti noi che non abbiamo avuto la fortuna di vedere fisicamente il Signore. E' il prototipo dei cristiani tentati nella fede: i nostri dubbi non sono necessariamente il segno della sua povertà, ma al contrario la salvano dalla superficialità, cioè da quella fede che si accontenta di ripetere formule imparate a memoria. I dubbi forse ci costringono a capire che le vie di Dio non coincidono con i nostri sogni, ma si rivelano solo nella straordinaria esistenza umana di Gesù.
L'esperienza vissuta da Tommaso può essere definita "felice incredulità", che però ha generato la fede più solida. Non dobbiamo avere paura, dunque, ma trovare il coraggio di andare fino in fondo ai nostri dubbi, per far emergere le cose che toccano il cuore della nostra fede, tenendo ferma la certezza che emerge dal vangelo di oggi, che noi siamo chiamati alla beatitudine, cioè alla gioia, della fede: “beati coloro che, pur non avendo visto, crederanno” (padre Piero Buschini).
Pace a voi!” queste parole di Gesù ci suonano oggi quanto mai difficili da pronunciare, quando sotto i nostri occhi, popoli, che si dichiarano cristiani, usano armi e strumenti di guerra inimmaginabili. La pace è il non fermarsi di fronte alla diversità, il cercare sempre e comunque un punto di incontro, il non creare situazioni critiche che possono, prima o poi esplodere in conflitti. Questo vale non solo nei grandi sistemi politici mondiali, ma anche nel nostro piccolo, in famiglia, nel campo del lavoro, in comunità...
Ecco allora che interviene lo strumento della misericordia che ci chiede di passare attraverso la relazione: non esiste una esperienza individuale della fede, perché è impossibile amare Dio senza amare il prossimo, quindi dobbiamo imparare a vedere negli altri non solo il volto ma anche le piaghe di Cristo, che incontrandoci ci dice, come a Tommaso, “pace a te, vedi e credi!”.
La Pace che Gesù ci dona è il frutto della Pasqua che abbiamo appena vissuto nella sua morte e resurrezione, di quella morte che è amore, perdono per i persecutori e nemici e totale abbandono alla volontà del Padre. Soltanto il perdono e la misericordia potranno portarci alla pace, soltanto la disponibilità a "perdere" la vita per chi amiamo ci darà la possibilità di ritrovare la vita nuova che è quella del Risorto apparso ai suoi quella stessa sera della domenica.

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Il valore della comunità, anche se imperfetta e limitata, offre l'essenziale per l'incontro e l'accoglienza, quello del camminare insieme. Cosa facciamo perché le nostre comunità sappiano riportare Tommaso e aiutarlo nei suoi dubbi?
- “Se vuoi la pace prepara la pace”: come ci aiutiamo come coppia, famiglia e comunità a realizzare questo percorso?

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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