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TESTO Commento su Luca 23,35-43

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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (25/11/2001)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Dalla Parola del giorno

Salvi se stesso, se è il Cristo di Dio

Come vivere questa Parola?

Nell'ora suprema, come un ritornello, tutti ripetono la stessa cosa: salve te stesso! Tutti: i capi, il malfattore, i soldati, ovvero coloro che giudicano, coloro che sono giudicati, coloro che compiono l'esecuzione. In questa scena, ai piedi della croce, è condensata la storia umana di tutti i tempi: una storia segnata da carnefici ed oppressi, da giudici e da condannati a morte. Il simbolo, il frutto di questa storia è quell'aceto che i soldati porgono a Gesù: vino andato a male, gioia pervertita in scherno e tortura! Se l'aceto è il frutto, la radice di questa vite malvagia è il "salva te stesso": l'espressione più semplice e immediata del peccato originale, l'istinto egoistico di autoconservazione e sopraffazione, fonte di ogni tristezza e di ogni male. Ma in questo mare di dannazione c'è una luce nuova: "Egli non ha fatto nulla di male". C'è uno nella storia che, pur essendo giudice, prende su di sé la condanna, anziché infliggerla ad altri; uno che, pur essendo re, si fa servo degli altri, anziché servirsi degli altri; uno che, pur essendo onnipotente, dona la propria vita, anziché pensare a salvarla; e così salva il mondo.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, terrò lo sguardo fisso su colui che ha dato la sua vita per me: per questo posso finalmente essere libero dalla preoccupazione di salvare me stesso, perché egli mi ha già salvato, una volta per sempre.

La voce di un profeta del secolo scorso

Padre mio, io mi abbandono a Te, fa di me ciò che ti piace. E' per me un'esigenza d'amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani, senza misura, ma con confidenza infinita, perché Tu sei il Padre mio.
Fratel Carlo di Gesù

 

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